Stage 37 - Non voglio più essere sola
Le giornate assurde iniziavano sempre così: apriva gli occhi e si ritrovava per terra con le gambe all’aria e la coperta scivolata dall’altra parte; guardandosi allo specchio notava bernoccoli apparire all’improvviso e occhiaie che a momenti le arrivavano fino al mento; scendendo le scale capitava che dimenticasse di evitare l’ultimo gradino, pericolante, ma puntualmente ci metteva sopra un piede e si ritrovava con la faccia a terra; quando assaggiava la colazione quasi non sputava tutto, accorgendosi di aver scambiato il sale e lo zucchero.
L’albina si accasciò al tavolo, stremata nonostante si fosse svegliata da soli venti minuti, quando notò un biglietto bianco con una scritta in inchiostro nero che spiccava sul candido sfondo.
Lo lesse, sbadigliando: era di Marisa, la informava che sarebbe stata fuori fino a sera.
Lo sospettava, capitava che Marisa si assentasse per tutta una giornata quando si alzava di mattina presto e lei non si era svegliata quando sua moglie era uscita di casa.
Svogliatamente si issò dalla sedia e si diresse in bagno, dandosi una veloce lavata e pettinandosi come si deve. Si vestì, infilandosi l’abitino rosa e avvolse il laccio del Melodic Prism al fiocco, incastrandolo al centro come faceva di solito.
Scese nuovamente verso il salotto, maledicendo il gradino che l’aveva fatta inciampare e si gettò sul divano, sbuffando. Non aveva idea di cosa fare quel giorno e diede un rapido sguardo in giro alla ricerca di qualcosa che la potesse intrattenere per cui si issò, diretta ad uno scaffale pieno di libri di storie. Diede loro un veloce sguardo: li aveva ormai letti tutti e non aveva voglia di rileggerli.
Quando si voltò notò di sfuggita il calendario e si rese conto di che giorno fosse: era il suo compleanno.
-Ossantocielo!- esclamò, incredula, se ne era completamente dimenticata nonostante nella sua vita non era mai successo che si dimenticasse del suo compleanno. Doveva essere davvero molto impegnata e presa da quella sua nuova vita che dopotutto era decisamente più movimentata della sua precedente, dove lavorava come cameriera fino a sera e poi andava a dormire, sette giorni su sette.
Incrociò le braccia, pensierosa. Marisa era uscita e si sarebbe persa il giorno più importante della sua mogliettina, il che le dava alquanto fastidio ma come poteva biasimarla? Non glielo aveva detto in quegli ultimi giorni e non seppe neppure ricordarsi se l’anno prima glielo avesse accennato.
Decisa ad uscire per passare quel bel giorno con i suoi amici, prese la sua scopa e chiuse la porta, alzandosi in volo e decidendo di recarsi al villaggio.
Ricordò che la settimana prima era stata lì con Marisa per parlare ai suoi genitori del Melodic Prism e le avevano rivelato cose incredibili sul suo passato: la donna angelica, la pietra, il fatto che non era nata albina. Tuttavia, il sapere che presto avrebbe avuto un fratellino o una sorellina la rendeva molto felice e aveva spesso fantasticato sul come poteva essere di aspetto e di carattere.
Canticchiando e fantasticando, arrivò al villaggio dove si diresse senza indugi dal fornaio, saltellando a causa della sua gioia. La sua vita era davvero cambiata in meglio e non desiderava nulla di più che quello che aveva già: sua moglie, la donna che più amava di tutti, la magia, gli amici, la musica.
-C’è Hana?- chiese al fornaio, un uomo sulla quarantina con i capelli scuri e un paio di baffi che rendevano stranamente il suo viso più simpatico. L’uomo indossava un camice bianco per non sporcarsi e stava sfornando delle pagnotte calde, quando si sentì chiamare si voltò verso la ragazzina.
-Oh, Mitsuki-chan! Mi dispiace ma Hana non c’è, è uscita presto.- spiegò l’uomo, ponendo il pane sul tavolo. L’albina sospirò, delusa.
-Non sapete proprio nulla? Magari dove è andata, non so…- chiese speranzosa al padre dell’amica.
-Mi dispiace, non ne ho idea!- l’uomo scosse il capo e tornò ad impastare.
L’albina si avviò verso l’orfanotrofio, conscia del fatto che non andava spesso a trovare Natsu e aveva paura che per lei apparisse come un ripiego. Si era più volta promessa di chiamarla più spesso ma alla fine non capitava molto al villaggio se non per incontrare i suoi genitori o Hana stessa, alla quale faceva più affidamento poiché era la sua amica d’infanzia.
Arrivò di fronte l’enorme portone di pietra, chiedendosi se fosse o meno il caso di bussare. Sospirò e scosse il capo, convincendosi che fosse la cosa migliore: dopotutto non voleva passare quella giornata così importante da sola e voleva radunare i suoi amici per una festicciola improvvisata.
-Yukishiro-san! C’è Natsu?- chiese, esibendo un radioso sorriso.
Ma la proprietaria dell'edificio scosse il capo, non mancando di sorridere come faceva sempre: con dolcezza ed educazione.
-Mi dispiace ma è uscita presto, stamattina.- il sorriso dell'albina sfumò all'istante e si sentì improvvisamente stupida.
-...Forse è uscita con Hana?-
-Non saprei, non ha detto nulla.- spiegò la donna -Hai bisogno di altro? Posso esserti d'aiuto?-
-No, no... la ringrazio...-
Sia Natsu che Hana erano uscite presto, l'albina non sapeva se erano solite a vedersi in quel modo e si rese conto troppo tardi che poteva chiederlo alla donna.
Era quasi sicura che fosse uscita con Hana e si chiese dove potevano essere andate, sapeva che Hana avrebbe dovuto ricordarsi del suo compleanno, se ne ricordava sempre ogni volta e festeggiavano assieme. Aveva anche pensato che magari le volevano fare una sorpresa ma quando tornò a casa non vi trovò ancora nessuno e si rassegnò all'idea che le amiche fossero state prese da qualche impegno improvviso e che Hana non doveva averci pensato.
Non era il caso di rimanere seduta a non far nulla, si diede ulteriore coraggio e decise di andar a fare visita a Mayumi per vedere come stava. Afferrò la scopa e si diresse senza indugi alla Koumakan, salutando la guardia cinese e sfrecciando nella biblioteca.
-Patchouli-san, Patchouli-san!- urlò alla maga lilla che sedeva al centro, dove era solita a stare sempre. -Patchouli-san, buon giorno! Sono venuta a trovare Mayumi!- affermò, avvicinandosi alla maga della conoscenza la quale alzò lo sguardo e la osservò curiosa.
-Non è qui, è andata al tempio.- spiegò lei, tornando al suo tomo.
Mitsuki, delusa di non aver trovato nemmeno Mayumi, si decise ad andare al tempio per incontrarla lì, magari avrebbe potuto passare la giornata con lei e Reimu e chissà, forse c'era anche Suika con loro.
Salutò Patchouli e si diresse verso l'ingresso della tenuta Scarlet dove incrociò nuovamente Meiling. La cinesina dai capelli rossi e dall'abito verdastro era a guardia della villa da parecchi anni. Non sapeva molto di lei tranne che spesso si addormentava sul lavoro e che Sakuya era il suo “capo”.
Senza pensarci su si sedette accanto al cancello, Meiling la osservò stranita e sembrò non sapere cosa dire.
-Sei sempre qui a fare la guardia... ma non ti annoi?- chiese l'albina, portando le mani dietro di sé per appoggiarsi a terra e alzando il capo per osservare il cielo limpido di quella tranquilla giornata.
La cinesina sembrò perplessa di ricevere una domanda simile e ci pensò su per qualche secondo.
-Mh... no, è il mio lavoro.-
-Non hai giorni di vacanza?-
-...Giorni di vacanza?- la guardia parve spaesata, probabilmente non ne aveva mai avuti e non ci aveva mai pensato. -Mah... direi di no.-
-I tuoi datori di lavoro sono sfruttatori, meriteresti un po' di tempo libero per fare quello che ti piace.- spiegò la maga rosa ridacchiando.
-No, Sakuya-san non è poi... così... ecco...- Meiling parve confusa e l'albina, notando che la guardia era in difficoltà, si affrettò nel cambiare argomento.
-Sai, oggi è il mio compleanno.- le disse, alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
-Oh, auguri.-
-Però... non c'è nessuno con cui possa festeggiarlo.- continuò, fissando tristemente il cielo.
-Mi dispiace... vedrai che qualcuno salterà fuori.- disse lei, portando le braccia dietro la schiena e appoggiandosi al muro.
-Stavo giusto andando al tempio per vedere se c'era qualcuno con cui passare la giornata.- disse l'albina, salendo in groppa alla sua scopa.
-Oh, buon viaggio allora.- le augurò la guardia, portando la mano verso il capo in segno di saluto.
L'albina le sorrise.
-Sei simpatica, sai? Dovremmo parlare più spesso!- disse, annuendo.
-No, no. Io devo lavorare, altrimenti Sakuya-san se la prenderà con me!- si affrettò a rispondere.
Mitsuki ridacchiò e si alzò in volo, diretta al tempio Hakurei. Non faceva molto caldo, una leggera brezzolina spirava anche a quell'altezza e il sole si alternava dietro le nuvole. L'estate era prossima al termine e presto l'autunno avrebbe fatto il suo ingresso.
Quando arrivò al tempio planò all'ingresso e notò che c'era la solita Suika stesa addormentata e mezza ubriaca. Le si avvicinò ridacchiando per poi entrare dentro, cercando la sacerdotessa e l'amica.
Controllò anche nel retro per vedere se si trovassero al deposito ma di Reimu e Mayumi non vi era nessuna traccia.
Tornò all'ingresso ed iniziò a percuotere Suika, pregandola di svegliarsi.
-Ehi, Suika, sveglia! Dov'è Reimu? Dove sono tutti?- chiese Mitsuki, ormai abbastanza preoccupata.
Suika aprì un occhio e sbadigliò sonoramente.
-Aw... tutti...? Reimu? … Bah, che ne so.- si girò e si riaddormentò in pochi secondi, lasciando l'albina stupefatta.
Cosa stava succedendo?
Sapeva che Marisa era uscita presto, poteva essere a causa di qualche problema con degli youkai? Se fosse stata colpa di un incidente allora anche Reimu si sarebbe mossa. Ma cosa centrava Mayumi? Non era forse uscita per giungere al tempio?
Probabilmente era la sua idea iniziale, forse vedendo che non c'era nessuno aveva cambiato programma e si era diretta altrove.
Ma dove?
L'albina afferrò nuovamente la scopa e riprese il volo dirigendosi verso la foresta di Bambù alla ricerca di Reisen e Tewi. Magari potevano saperne qualcosa o avrebbero potuto darle una mano per capire cosa stesse accadendo a Gensokyo e dove erano finiti tutti.
Planò giusto davanti all'Eientei e per poco non investì una povera coniglietta malcapitata. Si scusò senza darle retta e si infiltrò nell'enorme edificio giapponese, cercando le conigliette e la dottoressa.
Trovo Eirin impegnata con un bambino che si era ferito sul braccio: al momento si spaventò, era un taglio bello largo e Mitsuki non era abituata alla vista di tanto sangue, pensò dovesse far davvero male.
Decise di non disturbarla mentre svolgeva il suo lavoro e si allontanò, sedendosi in un angolo e aspettando che completasse la visita.
Quando una coniglietta passò davanti a lei scortando il bambino fasciato e la madre, probabilmente diretti al villaggio, Mitsuki notò che Eirin-sensei era uscita dal laboratorio e si alzò, raggiungendola.
-Eirin-sensei!- la chiamò, attirando la sua attenzione -Reisen e Tewi sono in giro?-
-Oh, Mitsuki-chan- Eirin le sorrise mentre puliva delle provette con un panno. -No, non sono qui oggi, ho dato loro una pausa.- spiegò, ponendo le provette su uno scaffale.
-Non sa dove siano? Sto cercando di capire che fine hanno fatto Reimu e tutti quanti, non riesco a trovare più nessuno.- spiegò l'albina, amareggiata.
-Non ne ho idea, io sono impegnata con le visite per cui non ho tempo di indagare.- spiegò la dottoressa, ponendo altre attrezzature al loro posto, oggetti che Mitsuki non aveva idea di cosa fossero: erano metallici e pieni di fili rossi, bianchi e di altri colori scuri.
-La principessa potrebbe saperne qualcosa?- chiese speranzosa.
-Dubito di no, adesso è di là con Higure e non credo che sappia nulla di questa faccenda.- spiegò ancora, sorridendole.
-...Higure? Chi è?- chiese curiosa la ragazzina.
-Oh, già, dimenticavo. Nessuno di importante, tranquilla.- continuò Eirin, sembrava alquanto frettolosa di chiudere l'argomento.
-Beh... grazie comunque.- annuì l'albina, lasciando la dottoressa al suo lavoro.
Si diresse verso l'ingresso, abbastanza perplessa e domandandosi inoltre chi fosse quella Higure di cui non aveva mai sentito parlare. Si bloccò sull'uscio, ricordandosi di aver incontrato di sfuggita una ragazza dai capelli lilla che non aveva mai visto altrove nonostante sentisse una forte energia provenire da lei. Inoltre si rese conto di averla sempre incrociata e adocchiata all'Eientei, per cui doveva abitare lì.
Scosse il capo, c'era davvero molta gente a Gensokyo, youkai compresi, non poteva di certo conoscere tutti. Afferrò la sua scopa e vi montò su, alzandosi in volo e decidendo la sua prossima meta: la Youkai Mountain.
Se fosse successo qualcosa a Gensokyo i tengu dovevano essere i primi a saperlo, con questo pensiero in testa la maga rosa volò rapidamente verso l'accampamento senza nemmeno dar conto che fosse già pomeriggio e non aveva pranzato. Data la situazione non era il caso di perdere tempo a mettere qualcosa sotto i denti ma quando giunse dai Tengu scoprì ben presto che non sapevano nulla.
Inoltre, come se non se lo aspettasse già, Aya non c'era.
-...questa cosa non mi piace per nulla.- affermò l'albina, preoccupata.
Non aveva idea di dove andare, avrebbe voluto contattare Shizuka ma non sapeva ancora dove fosse il Mayoiga. Voleva parlare con qualcuno, doveva assolutamente trovare una persona che conoscesse per cui giunse senza pensarci al tempio Moriya, fiondandosi dentro come un razzo e chiamandone la sacerdotessa con voce alta. La donna dai capelli verdi apparve sull'uscio, spaesata, chiedendosi probabilmente chi fosse ad urlare in quel modo.
-Finalmente qualcuno! Qualcuno c'è!- l'albina per poco non le si gettava tra le braccia nonostante non sopportasse molto quella sacerdotessa a causa delle dicerie sul suo conto riguardo la sua venuta a Gensokyo e un dialogo avvenuto con Reimu l'anno prima.
Ma non le importava, non in quel momento. Era felice che ci fosse qualcuno che conosceva e che potesse aiutarla, dopotutto era una sacerdotessa.
-Ti prego Sanae, aiutami! Sono spariti tutti, non so cosa fare!- la maga rosa era quasi in lacrime, la donna la scrutò perplessa e notò la disperazione della ragazzina ma si limitò ad annuire.
-Non posso ignorare qualcuno che mi viene a chiedere aiuto in questo stato... dimmi cosa è successo.- disse lei con dolcezza, sedendosi sull'uscio del tempio mentre l'albina la imitava sedendosi accanto a lei.
-Stamattina Marisa era uscita presto... ero andata da Mayumi ma non c'era... Reimu al tempio... o Reisen e Tewi... nemmeno Aya-san... cosa sta succedendo?- si asciugò le lacrime, era scoppiata a piangere a causa del forte stress e del non sapere cosa doveva fare.
-Mh... forse è a causa di qualche youkai... chi altro conosci a cui possiamo chiedere?-
Mitsuki osservò la sacerdotessa e ricordò che era giunta a Gensokyo da appena un anno, probabilmente non conosceva molte persone. Pensò chi altri poteva cercare, ricordò di Nitori la kappa che viveva accanto al fiume della montagna ma quando arrivarono lì non riuscirono a trovare il luogo dove vivevano quegli youkai.
Sanae incoraggiò l'albina nel dire qualche altro nome, la ragazzina si ricordò del Sanzu river e le due si diressero volando verso il confine con il regno dei morti.
La shinigami era appisolata sotto ad un albero e non sembrava voler riprendere il suo lavoro. Le due avventuriere atterrarono accanto a lei, svegliandola.
-Dove sono tutti?- ripeté Komachi, stropicciandosi gli occhi -Non ne ho la minima idea...- tornò quindi a dormire proprio come aveva fatto Suika quella mattina.
Il tramonto era ormai prossimo, Mitsuki non era riuscita a trovare né Mystia né Wriggle poiché non sapeva dove abitassero e non si trovavano in giro per la Forest of Magic o per la foresta di Bambù. Anche il Kourindou era vuoto: Rinnosuke doveva essere uscito poiché sulla porta vi era appeso un cartello con scritto “Chiuso”.
Quando il sole stava svanendo all'orizzonte, l'albina si ricordò della youkai dei fiori e degli abitanti del Netherworld. Data la sua poca voglia di andare a cercare Yuuka poiché ne era ancora spaventata dopo l'ultimo incontro, le due si avventurarono nel Netherworld alla ricerca di Youmu e Yuyuko-san, arrivando alla villa giapponese accanto al maestoso albero youkai.
Ma anche cercando in tutte le stanze non vi erano tracce delle due youkai e Mitsuki si lasciò scivolare all'ingresso, demoralizzata e stanca.
-Non demordere ancora, dobbiamo scoprire cosa sta succedendo!- le disse Sanae, cercando di tirarla su per il braccio -Non vuoi che sia capitato qualcosa alla tua amata, giusto?-
A quelle parole l'albina si issò velocemente, riacquistando un po' della sua fiducia e della sua forza.
-Si... devo salvare Marisa... l'ho detto che l'avrei protetta!-
Ripresero il volo tornando a Gensokyo, Mitsuki si era ricordata di una persona, una persona ancora a cui non aveva fatto visita.
Bussò più e più volte alla porta della casetta in stile occidentale, chiamando la burattinaia ad alta voce.
-Alice! Alice! Apri la porta, per favore! E' un'emergenza!- urlò l'albina. La sacerdotessa osservò le finestre e cercò di vedere se qualcuno fosse in casa.
-Mi sembra tutto buio, forse non c'è nemmeno lei.- affermò, scrollando le spalle.
Mitsuki si appoggiò con le spalle alla porta, sconsolata. Sanae la stava osservando con tristezza e le si avvicinò, asciugando una lacrima che aveva rigato il suo volto e mostrandole un sorriso.
-Non abbatterti, combattiamo fino alla fine!- le disse, carezzandole i capelli. -Non sei sola, ti sto aiutando io. Voglio quanto te che le cose tornino come prima assieme alle persone scomparse.-
-Ma cosa facciamo? Non c'è nessuno, più nessuno! C'è solo... forse Patchouli-san, alla Koumakan... e Eirin-sensei all'Eientei...-
-Andiamoci allora.-
Pochi minuti dopo il tramonto la sera stava giungendo come un mantello di tenebre che avanzava nel cielo, oscurando pian piano il rosso della luce che il sole si era lasciato alle spalle.
Quando l'albina giunse al centro della biblioteca non vi trovò nessuno, cercò Patchouli-san in giro per la villa assieme alla sacerdotessa ma non riuscirono a trovare né lei, né Sakuya-san, né la padrona di casa.
Soltanto uscendo dalla magione si rese conto che anche Meiling non c'era più, come non c'era più nemmeno la dottoressa all'Eientei e i coniglietti si limitarono a scrollare le spalle quando venne loro chiesto dove fossero tutti quanti.
-Torniamo al tempio Moriya, chiederò a Kanako-sama se sa qualcosa.- affermò Sanae. Mitsuki annuì e seguì la sacerdotessa nel cielo serale e stellato, giungendo in poco tempo nell'edificio e cercando in lungo e in largo le due dee che lì risiedevano.
-Non è possibile...- affermò dopo, rendendosi conto che anche loro erano sparite. -E' una tragedia...- disse, osservando l'albina che stava iniziando a perdere fiducia in sé stessa. -... Ma non arrendiamoci, cerca di pensare a qualcun altro, su!-
L'albina non poté pensare ad altri che la gente del villaggio. Chi mai poteva aiutarla laggiù?
Erano ancora tutti lì, contadini e negozianti, madri e padri, bambini e ragazzi. Loro non erano spariti, anzi, vivevano la loro vita serale tranquillamente come qualsiasi altro giorno della settimana.
Mitsuki pensò di rintracciare Keine-sensei che, ovviamente, non era a casa. Gli altri insegnanti dissero loro che era uscita nel primo pomeriggio con delle borse poiché stava organizzando qualcosa, purtroppo però non seppero dire cosa stava combinando e con chi.
Le due avventuriere, stanche e sconsolate, giunsero infine nella casetta situata nel cuore della Forest of Magic, luogo dove Mitsuki viveva con Marisa. L'albina sperava davvero che qualcuno fosse andato a cercarla, che Marisa fosse tornata, che tutto si fosse sistemato.
Le due si sedettero sull'uscio, constatando che la casa era buia e vuota come tutte le altre in quella triste giornata di fine estate.
E pianse nuovamente.
-Perchè sono spariti tutti? Perchè non sono in grado di aiutarli?- disse tra i singhiozzi mentre Sanae la abbracciava e tentava di consolarla, anche lei abbastanza afflitta per la situazione assurda -Oggi era anche il mio compleanno! Volevo fare una bella festa e stare con i miei amici...- disse lei, stringendosi all'unica persona che aveva trovato e che la stava aiutando con tutto il cuore, rendendosi conto che la sua più grande paura era restare da sola.
All'improvviso, Sanae si staccò da lei e la fissò perplessa.
-...Compleanno...? Festa...?- ripeté, pensierosa.
-Si... è il mio compleanno...- chinò lo sguardo, asciugandosi le lacrime.
-...Oh... no...- Si diede una leggera botta in testa e l'albina la fissò sconcertata. -Oh no! Che idiota!-
-Che... succede? Sanae?- la sacerdotessa si alzò rapidamente e trascinò Mitsuki con sé, costringendola a prendere il volo sulla sua scopa mentre lei, stringendole la mano, la trascinava verso est.
-Sanae!!- non riusciva a capire cosa stava succedendo né dove volesse andare, si limitò a seguirla, rincuorata dal fatto che poteva aver avuto un'altra idea su come uscire da quella situazione.
-Me l'avevano detto, me l'ero completamente scordata!- rispose lei ad alta voce -Cioè, sapevo cosa succedeva ma non sapevo quando... non pensavo che tu saresti venuta da me e mi ero preoccupata perchè stavi piangendo...-
L'albina non capì quelle parole ma fu costretta a fermarsi poiché furono quasi investite da qualcosa che volava più veloce di loro. Quando si guardarono attorno per capire cosa stesse accadendo, notarono Aya-san davanti a loro.
-Ecco dov'è! Ti ho cercata dappertutto!- affermò la tengu, avvicinandosi all'albina e afferrandola da dietro. -Vieni anche tu, attaccati al mio braccio.- disse inoltre alla sacerdotessa.
-Eh? … Ma sei sicura che...-
-Fa come ti dico!- esclamò nervosamente la tengu.
Sanae si attaccò al suo braccio sinistro e la tengu partì.
Durò esattamente due secondi, il tempo di udire un frastuono terribile e di cadere in avanti per ritrovarsi quasi faccia a terra, la scopa le sfuggì di mano e cadde accanto a lei.
Era caduta in ginocchio, si issò per controllare se Sanae stesse bene e la vide accanto ad Aya-san con sguardo imbarazzato.
Fu solo pochi secondi dopo che si accorse realmente dove la tengu le aveva portate: era il tempio Hakurei, che si ergeva di fronte a lei.
Restò immobile nel constatare che c'erano tutti, come se fosse una delle solite feste che si svolgevano al tempio: Reisen, Tewi, la dottoressa Eirin con la principessa e la ragazza dai capelli lilla che doveva essere la famosa Higure; Patchouli-san, Meiling, Sakuya-san e Remilia; Nitori, Hina, Momiji e poi ancora le due dee Kanako e Suwako a cui si stava avvicinando Sanae che si inchinò supplichevole e imbarazzata sotto lo sguardo perplesso e severo della dea del cielo; Keine-sensei, Mokou, Alice, Mystia e Wriggle che la salutavano con grinta; Cirno e Daiyousei assieme alle tre fate pestifere che svolazzavano con bicchieri colmi di sakè; Youmu, Yuyuko-san, Yukari-sama, Ran, Chen e Shizuka con Sou-Ten, accanto a loro c'era anche Rinnosuke.
Ed infine Mayumi, Hana, Natsu, Reimu e Marisa al centro, entrambe adirate e con le braccia incrociate.
-Ma dove diavolo eri finita da zé?- chiese la maga nera avvicinandosi all'albina. -Sono passata da casa un sacco di volte ma non c'eri mai! Dov'è che eri?-
-Dove... ero...- Mitsuki si riprese dallo shock in pochi istanti poiché iniziò subito ad urlare arrabbiata. -DOVE ERO FINITA? TU DOVE ERI FINITA!-
Il suono della sua voce rimbombò per tutto il luogo, c'era solo il canto dei grilli a contrastarla.
-Voi dove eravate finite! Vi abbiamo cercato ovunque per tutto il giorno, pensavamo vi fosse successo qualcosa! Ero preoccupatissima, sono scoppiata a piangere!- continuò, gesticolando. -Nemmeno con Sanae siamo riusciti a venirne a capo, pensavamo fosse opera di qualche youkai e che stesse succedendo qualcosa di terribile!-
Lo sguardo della ragazzina era deformato dalla rabbia e dalla disperazione: nonostante le lacrime e il viso rosso continuava ad urlare come impazzita, sentendosi scivolare fuori tutto ciò che aveva provato nelle ultime ore e solo quando finì di urlare restò ansimante, calmandosi.
Marisa, che era rimasta in silenzio e aveva lasciato che l'albina esternasse le sue emozioni, si avvicinò a lei e l'abbracciò.
-Scusa da zé, non volevamo farti preoccupare...- affermò, staccandosi da lei. -...la prossima volta organizziamo meglio, ok?- ridacchiò, ma l'albina non aveva la forza per ridere e rimase afflitta.
Reimu intanto si era avvicinata alle due con una grande torta ricoperta di panna e cioccolato che la maga rosa fissò con perplessità.
-Buon compleanno, Mitsuki.- disse Reimu, infilandoci una candela simbolica e accendendola.
-...Eh? Cosa...?- era troppo spaesata per capire ciò che realmente stava accadendo ma Marisa le andò dietro e la spinse lentamente, avvicinandola al dolce.
-Esprimi un desiderio e soffia.- le sussurrò all'orecchio stringendole i fianchi.
L'albina chinò il capo e quasi non scoppiò a piangere, si passò le mani tra i capelli, spettinati e tornò a fissare quella candela con tristezza e tanta voglia di scappare via per la brutta figura che aveva fatto.
Non poteva piangere, non era più una ragazzina spaventata dal mondo, debole e ingenua. Si asciugò le lacrime e alzò lo sguardo, osservò Reimu negli occhi e poi tutti i presenti, per poi tornare a quella torta e quella candela, si chinò verso di lei.
'Non voglio più essere sola.'
E soffiò.
Reimu iniziò a battere le mani e con lei molti altri, l'applauso durò solo pochi secondi e l'albina si raddrizzò, incrociando le braccia.
-...Però, la prossima volta, vedete di lasciare un'anima pia che debba tenermi impegnata, diamine! Manco una sorpresa decente sapete fare!- fissò Sanae sottecchi e le sorrise senza farsi notare dagli altri, la sacerdotessa notò il suo sguardo e assunse un'espressione perplessa per poi sorriderle anche lei.
Infine, per concludere la sua affermazione, assunse un'espressione offesa, la sua leggendaria espressione offesa-pucciosa.