Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
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- BakaHime
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
grazie *_* sono felice che piaccia molto! A breve metterò la seconda parte del nuovo capitolo ^^
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- BakaHime
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Stage 27 - Gli avvenimenti del tempo scarlatto [ parte II ]
Dal nulla estrasse le carte da gioco che posizionò in orizzontale davanti a lei. Era decisa a combattere con tutte le sue forze nonostante avesse timore di quella donna e nonostante fosse conscia della sua debolezza.
La youkai fissò l'albina che ardeva di forza con sguardo rassegnato, le sue intenzioni erano evidenti, voleva impedire che l'albina avanzasse per non farla finire nei guai. Nonostante la sua forza, Mitsuki aveva già compreso che si trattava di una youkai di quelle buone, altrimenti non avrebbe avuto motivo per dirle di non avanzare mettendola in guardia. Ma alla maga rosa non servivano gli avvertimenti, già era conscia dei suoi limiti e della potenza degli youkai che circolano per Gensokyo e altrove. Inoltre, la youkai che aveva scatenato tutto quel trambusto doveva essere davvero potente, non conosceva nessun incantesimo che fosse in grado di cambiare il tempo a seconda del luogo, o meglio, della persona.
Fissò Iku con sguardo deciso, sperando che la lasciasse passare appena intuita la sua volontà irremovibile, ma la youkai non si lasciò intimorire dallo sguardo e dall'azione dell'albina perciò si preparò a sferrare i suoi fulmini, allontanandosi da lei il giusto che le serviva per poter colpire la maga rosa con alcune tra le sue più potenti scariche elettriche.
L'albina fissò con attenzione i movimenti della youkai cercando di prevedere le sue mosse.
-Sicura di non voler tornare indietro?- chiese Iku con sguardo serio, pronta a lanciare le sue scariche.
-Devo parlare con la celestial a tutti i costi! Lasciami passare, ti prego!- supplicò l'albina, ancora non capiva perchè tentasse in tutti i modi di distoglierla dalle sue intenzioni e non si facesse i fatti suoi.
Iku rilasciò diverse scariche di elettricità che si diressero verso l'obiettivo, cercando di incastrarlo in mezzo per poi colpirlo dai lati.
-Lightning Fish "Thundercloud Fish Swimming Shot"-
L'albina decise di attaccare nello stesso istante, pensando fosse la cosa migliore da fare e lanciò le sue carte disposte in quattro file, cercando di colpire la youkai con almeno una di queste ultime. Ma ovviamente la youkai schivò con estrema facilità le sue spellcard e Mitsu si ritrovò ad essere ripetutamente colpita dalle scariche elettriche per lei impossibili da evitare.
Restò in piedi, barcollando leggermente. Era abituata alle innumerevoli sfide con la sua maestra e ormai non poteva essere ferita gravemente dopo un colpo come quello.
Con sguardo più deciso di prima, usò la stessa tattica e creò quattro file di danmaku che lanciò verso la sua avversaria, la quale schivò con noncuranza e si limitò ad osservarla stranita. Cosa stava pensando? La stava ritenendo ridicola? Stava pensando che fosse inferiore?
Domande che continuavano ad assillare l'albina e più ne veniva assillata più ardeva di rabbia e odio. Sentiva il fuoco bruciare nel suo petto come se qualcosa stesse ribollendo e infiammava tutto il resto del corpo. Non si era nemmeno resa conto di aver ripetuto la stessa mossa più di tre volte, nonostante la youkai continuasse a schivare con sguardo assorto, senza contrattaccare.
Sentì le sue mani tremare, voleva attaccare nuovamente ma l'istinto non prevalse e si bloccò, aspettando che la youkai si decidesse a far qualcosa.
Non dovette aspettare nemmeno un secondo perchè dopo che si era fermata dalla furia istintiva, Iku le aveva lanciato altri fulmini che l'avevano nuovamente colpita. Il colpo arrivò all'improvviso e inaspettato e Mitsuki venne colpita nuovamente, stavolta in modo più grave.
Crollò a terra ma cercò subito di rialzarsi.
-Torna a casa, ragazzina.- chiese la youkai. Era gentile, stavolta il suo sguardo sembrava fissarla con pietà, dopotutto aveva più volte esitato a colpirla. Se avesse voluto, probabilmente, la youkai sarebbe stata capace di portarla alla morte senza che l'albina se ne fosse resa conto.
Quello sguardo intriso di pietà era più letale di uno dei suoi fulmini. Non cercava la compassione, odiava essere compatita da qualcuno. Mitsuki desiderava solo essere al livello delle altre.
Si rialzò, tremante, senza mai distogliere lo sguardo dalla donna.
-Lasciami incontrarla.- chiese ancora.
-Perchè continui ad insistere? Guarda come sei ridotta.- rispose lei, con sguardo perplesso.
-Voglio solo vederla, voglio solo avere l'onore di poter dire che ho visto chi ha fatto tutto questo macello.- spiegò l'albina, con sguardo colmo d'ira. Iku la fissò interdetta, cercando forse di comprendere le sue intenzioni. -Voglio che la gente sappia che io sia arrivata fin qui da sola, che abbia potuto vedere la celestial negli occhi. Non importa se non la affronterò nemmeno, voglio solo vederla e poi me ne tornerò a casa soddisfatta.- concluse.
Iku sospirò, alzò gli occhi verso il cielo e fissò quel punto vuoto per qualche istante.
-...Va bene, va pure.- rispose.
L'albina la fissò incredula per qualche istante, chiedendosi se avesse sentito bene. Stava per chiedere conferma quando Iku parlò nuovamente.
-Ora c'è altro da fare qui...- aggiunse la youkai.
L'albina, che precedentemente non aveva capito, si voltò velocemente verso il punto fissato da Iku e notò che una figura si stava avvicinando.
Capì subito che poteva trattarsi solo di lei.
Prese velocemente la scopa e si rimise in groppa, alzandosi velocemente in volo e raggiungendo una buona altezza, superando quel luogo chiamato "Cancello del Cielo" e dirigendosi rapidamente verso l'Heaven, ormai sempre più vicino.
-E' sicuro che si trovi nell'Heaven...una celestial è qualcosa come un angelo, no?- si chiese, viaggiando velocemente e osservando il paesaggio cambiare forma mentre la sua respirazione diventava sempre più pesante. Era abbastanza difficile respirare ma cercò di non demordere, dopo aver fatto tutta quella strada era finalmente diretta verso l'ultima tappa del suo viaggio ad incontrare la causa di quel caos.
Si trovava ormai in un luogo pieno dei fiori, sembrava quasi un luogo paradisiaco e l'albina ne restò estasiata.
Quasi come se fosse ipnotizzata dall'atmosfera e dal suo paesaggio incantevole, scese nel bel mezzo della distesa fiorita ammirando i monti in lontananza e stendendosi per terra, ridacchiando. Le bianche nuvole passavano soffici accanto a lei, i fiori erano profumati e sembravano inebriarla così tanto che quasi non si addormentava, non vi era alcun rumore, tutto il luogo era silenzioso e pieno di pace.
Era un bellissimo posto, tutto sembrava divenire bianco e chissà se sarebbe potuta restare lì per sempre...
-Ehi, Mitsuki! Svegliati-
Farfugliò, senza realmente muoversi.
-Mitsuki, non farti ammaliare o potresti morire!-
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi distesa sul prato e chiedendosi cosa fosse successo.
Si stropicciò gli occhi e si guardò bene attorno, ricordando della sensazione di pace e calma che aveva provato poco fa e che ancora tentava di addormentarla.
-...ma certo, dopotutto è il paradiso...- affermò l'albina, alzandosi decisa a non farsi incantare più dal luogo. -Grazie Kagami, senza di te mi sarei persa...- bisbigliò la maga rosa a sé stessa, sorridendo.
Se non ci fosse stata lei a riprenderla probabilmente sarebbe morta e la sua anima sarebbe stata trascinata via nel luogo. Non sarebbe dovuta essere una brutta esperienza ma aveva ancora molte cose da fare in vita, non era quello il momento in cui doveva morire.
E poi c'era Marisa, non poteva lasciarla dopo che si erano da poco fidanzate.
Non poteva permettersi distrazioni per cui tornò in sé giusto in tempo per accorgersi della figura che la stava osservando perplessa alle sue spalle.
Urlò spaventata, portandosi una mano al petto e ricomponendosi a velocità record. Fissò la figura: aveva i capelli lunghi blu, un vestito bianco e azzurro e un cappello ornato di pesche.
Doveva trattarsi di lei, non vi erano dubbi.
-...sei tu la celestial che ha creato il caos a Gensokyo?- chiese l'albina, indicandola. La figura restò ancora in silenzio per alcuni istanti per poi avvicinarsi lentamente. Sembrò studiarla con curiosità. -Allora? Sai che non dovresti fare tutto ciò?- chiese ancora, attendendo risposta. Ma la donna ancora non rispose e Mitsuki si innervosì. -Ehi! sai che è buona educazione rispondere?-.
La celestial scosse il capo.
-Oh, si, perdonami. Sono Hinanai Tenshi.- si presentò, stavolta sorridendo energicamente. -Sai... ero troppo annoiata e volevo fare un po' di casino laggiù.- disse, incrociando le braccia. -Voi si che vi divertite!- aggiunse, ridacchiando.
-Eh ma adesso sei nei guai! Sta giusto arrivando quella che a Gensokyo è la più potente, è un po' nervosa...- spiegò l'albina, cercando di apparire più tranquilla possibile, non capiva nemmeno il perchè stesse parlando in quel modo. Sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata Reimu per punire la celestial e che quindi non avrebbe rischiato la vita ma, più che altro, iniziava a pensare di non volersi far vedere da Reimu. Eppure, se non l'avesse vista, nessuno avrebbe saputo che anche lei aveva trovato il colpevole.
-Oh, ben venga! Aspetto solo questo!- disse la celestial, guardandosi intorno emozionata. Mitsu la fissò sbigottita: o era tremendamente sicura di vincere o era una masochista. -Piuttosto tu..- iniziò, avvicinandosi alla maga rosa.
-Io...- ripeté l'albina, alquanto intimorita dalla celestial. Adesso che la vedeva da vicino sembrava davvero potente e stranamente avvertiva un'energia inquietante.
-Tu... finalmente sei arrivata.- disse. Squadrò qualcosa attorno a lei e sorrise ma l'albina non capiva cosa stesse facendo.
-Io?- le chiese.
-Voi- rispose Tenshi.
-Noi chi?- si guardò intorno, perplessa.
-Tu e colei che ti protegge, ovviamente.-
Lo sguardo dell'albina fissò interrogativa quello della celestial, la quale si limitò a sorridere senza un apparente motivo.
Di nuovo quella faccenda della protettrice. Che cosa stava succedendo? Prima Kagami, per la quale ha rischiato tutto pur di farsi dire qualcosa in più che nemmeno la youkai degli specchi sapeva. Adesso una celestial qualunque, colei che aveva scatenato il panico a Gensokyo pur di divertirsi, stava tirando fuori quell'argomento come se nulla fosse.
L'albina iniziò davvero a credere che ci fosse qualcosa sotto, qualcosa di tremendamente assurdo che la riguardasse. Doveva parlare con i suoi genitori e sapere ciò che sapevano loro.
-Chi mi starebbe proteggendo?- le chiese, perplessa e spaventata. Pensò fosse un'ottima occasione per ottenere più informazioni e sperò che la celestial gliele desse senza troppe storie.
In realtà sperò che Tenshi sapesse qualcosa in più di Kagami.
-A quanto ho capito, se è questa ragazzina a starti dietro, tu allora puoi essere...- sembrò rifletterci ma si ammutolì, portando il dito sotto al mento con fare pensieroso. Mitsuki fissò la celestial mentre camminava senza meta davanti a lei, avanti e indietro e con sguardo perplesso.
L'albina era abbastanza nervosa, tremava ed era ansiosa di scoprire qualcosa di più su questa fantomatica protettrice e su tutta la faccenda che le girava attorno. C'era davvero qualcuno, nell'ombra, che la vegliava e la proteggeva? Di chi mai si trattava e per quale motivo lo stava facendo?
Kagami, Yuuka e adesso Tenshi, ma anche il misterioso uomo dei suoi sogni. Cosa stava succedendo?
-Capisco ora...- disse la youkai.
-Cosa capisci? Cos'ho che non va?- chiese l'albina, osservando la celestial e implorandola con lo sguardo di ricevere spiegazioni.
-Nulla, semplicemente non sei... normale.- le rispose, tornando a pensare. L'albina non capì, restò a fissare la celestial mentre camminava senza meta e con sguardo assorto.
Si fermò a due passi da lei, guardandola con un'espressione sconcertata mentre Mitsuki tremava ancora.
-La cosa che mi preoccupa è solo una.- iniziò, continuando a fare la misteriosa -lui ti avrà intercettata, sicuramente cercherà di attirarti a sé, dopotutto non ha mai sbagliato in questi ultimi mille e più anni.- spiegò.
-Lui?- le chiese Mitsuki, cercando di trattenere il suo nervosismo ma in realtà era confusa e non stava capendo nulla.
-L'ultima volta che l'ho affrontato si è dimostrato alquanto resistente. Da sola è impossibile...- sospirò, con lo sguardo perso nel vuoto -però mi ha dato un bel filo da torcere, davvero molto forte...- ricordò, con un sorriso malizioso stampato sulle labbra. Cosa ci trovasse di bello nel fatto che fosse molto forte? Quella donna era davvero masochista?
-Senti, non so perchè tu stia dicendo queste cose, io non le capisco.- disse l'albina che aveva il cervello ormai fuori uso per le troppe informazioni assurde e incomprensibili. -Io sono venuta qui solo per sconfiggerti e dimostrare a tutti che non sono un fallimento!- spiegò, nonostante non fosse sicura delle sue parole anche perchè aveva assicurato ad Iku che voleva solo vederla e non combatterla.
Tenshi la fissò accigliata.
-Sconfiggermi?- le chiese, con una smorfia -Purtroppo non sei abbastanza forte, non adesso. - spiegò -Sarebbe bello, sì, ma sei ancora troppo debole.- sospirò, grattandosi il capo.
Ne era dispiaciuta?
-D'accordo, non ci provo nemmeno allora.- esclamò l'albina, stupendo la celestial che restò a bocca aperta. -La mia vittoria l'ho presa, sono arrivata fin qui e così l'ho messo in "quel posto" alla mia sensei, a Reimu e a tutti gli altri.- disse, pavoneggiandosi. La cosa più importante è l'aver scoperto il colpevole prima di Reimu: se ne sarebbe vantata per il resto dei suoi giorni.
-Sei molto volubile, devo dirtelo.- la celestial ridacchiò tra sé e sé. -Beh, cosa vuoi fare adesso?- le chiese, scrutando le nuvole in basso, in attesa di qualcosa.
-Non vuoi farmi del male? Tipo...uccidermi?- le chiese l'albina, scrutando anche lei prima le nubi, poi lo sguardo di Tenshi.
-No, non ne ho intenzione- disse, alzando lo sguardo e osservando l'albina. -Non uccido la gente random.- spiegò lei. Avevano iniziato a parlare in modo molto confidenziale e ciò non preoccupò minimamente né la maga né la celestial.
-Scusami, sono abituata a tutti quelli che mi vogliono morta.- raccontò, sedendosi sul prato e stendendosi, tornando a godersi il panorama del cielo intenso e cristallino dell'heaven.
-Perchè la gente ti vorrebbe morta? No, anzi, nemmeno te lo chiedo.- la celestial si accomodò accanto all'albina. -Di questi tempi è superfluo chiedere perchè la gente ti vuole morta...-
-Come mai? Cosa succede di questi tempi?- chiese l'albina, osservando la celestial.
-La Terra è alquanto seccata di come vanno le cose.- spiegò.
-La Terra?- si alzò di scatto, sconcertata. -Per Terra, ti riferisci al pianeta?-
Tenshi si voltò verso Mitsuki e sorrise.
-Lo senti?- le chiese.
L'albina si guardò intorno, perplessa.
-Sentire cosa?-
-No.- rispose la celestial. -E' troppo presto, lo so.- aggiunse, stendendosi anche lei ad ammirare il cielo. -Noi non la capiamo.- aggiunse.
-Capite? La Terra, dici?-
-Si, noi non la capiamo.- spiegò la celestial. -Ci vorrebbe qualcuno che le chiedesse cosa dobbiamo fare per farla tornare felice.-
-Ma se non la capite, da cosa lo deduci che la Terra sia triste?-
-Guarda.- disse Tenshi, indicando il cielo. Mitsuki si voltò e osservò l'immenso chiarore di quest'ultimo. Era limpido, non c'erano nuvole ma solo un azzurro terso e un bagliore quasi magico e divino. Le nuvole erano trasparenti che quasi non si potevano vedere e non erano come le intense nubi sotto di loro, quelle che avvolgevano il cielo degli abitanti della Terra.
-Guarda il cielo. Da qui è stupendo perchè siamo nel Bhava-agra, l'anello superiore dell'Heaven dove le anime sono materializzate.- spiegò la celestial -Da qui su, le anime sono incorporee.-
-Dove vivi tu?- chiese l'albina -Dove vivono tutti i celestial?-
Tenshi indicò il cielo, un punto indefinito.
-Oltre gli anelli, dove vivono le anime incorporee, c'è il fulcro dell'Heaven. Lì non possono accedere tutti ma solo i celestial più importanti.- spiegò. -Si tratta di un arcipelago di isole fluttuanti che circondano il continente, o meglio l'isola più grande di tutte. E' la capitale dell'Heaven, Utòpia.-
L'albina immaginò quel luogo così come Tenshi glielo stava descrivendo, un arcipelago di terre volanti dove celestial e anime svolazzavano qua e là per le immense terre.
-E' davvero stupendo... mi piacerebbe andarci, un giorno.- disse l'albina, Tenshi rise. -Ma sai che ho un'amica metà celestial?-
Tenshi si sollevò mettendosi a sedere, voltandosi verso l'albina con un viso stupito.
-Metà celestial, hai detto?- L'albina annuì con il capo, Tenshi si alzò. - Si, ho capito chi è.- disse, pulendosi il vestito.
-La conosci? non me lo aspettavo!- disse l'albina, seguendo la donna.
-Una metà celestial, esiste solo lei. Una creatura unica e rara e probabilmente anche potente considerando il sangue celestial e il sangue vampiresco che le scorre nelle vene.- spiegò Tenshi. Mitsuki ascoltò a bocca aperta. -Per quanto mi dicono pare sia tranquilla, ma ciò che ha fatto è per ora incancellabile, almeno io la penso così.- spiegò.
-Ciò che ha...fatto?- chiese l'albina, curiosa e preoccupata allo stesso tempo.
-Non possiamo permetterle di restare a lungo qui, se mai dovesse venire. Può, dato il suo sangue, ma non per molto.- disse ancora, fissando le nubi che avvolgevano quel luogo paradisiaco.
L'albina scosse il capo.: qualsiasi cosa preoccupasse la celestial non doveva interessarle.
-Sta arrivando, la sento.- affermò Tenshi, fissando tra le nubi. Mitsuki sentì la presenza di qualcuno di sua conoscenza e comprese che si trattava di Reimu, la quale doveva aver battuto Iku.
-Appena arriverà me ne andrò.- spiegò l'albina -resterò il tempo che mi noti, poi sparirò.-
-Come hai detto che ti chiami?- le chiese la celestial, tornando a volgersi verso la maga rosa.
-Non l'ho detto...Kirisame Mitsuki.- disse lei.
-beh...Mitsuki-chan, verrò io a prenderti quando sarà il momento, te lo prometto.- disse Tenshi, sorridendole. Mitsuki la fissò negli occhi e annuì, senza capire a cosa si stesse effettivamente riferendo.
Afferrò la sua scopa e si alzò in volo, prendendo la direzione di Reimu che le stava venendo in contro, ma tenendosi a debita distanza. Sorrise, incrociando lo sguardo perplesso della sacerdotessa, prima di tornare verso il Cancello dei Cielo, dove aveva precedentemente incontrato Iku.
La vide, con le braccia incrociate e alquanto pensierosa. Si fermò poco distante, il giusto per farsi notare e per farle vedere che stesse bene. Le sorrise e la salutò, riprendendo poi la sua strada.
Spalancò e richiuse dietro di sé la porta di casa, ancora alquanto confusa. Aveva appena parlato con una celestial, chi aveva combinato quel pasticcio temporale a Gensokyo ed era anche stata vista da Reimu. Sicuramente questo le avrebbe portato un bel vantaggio con tutti gli altri, non potevano chiamare perdente o fallita una persona che era arrivata fino all'Heaven per incontrare colei che aveva portato scompiglio a Gensokyo. Ma ciò che le premeva di più era sapere della sua protettrice. Chi era costei? Perchè Tenshi sembrava preoccupata? Cosa significavano tutte quelle strane parole che le aveva detto? Avevano forse a che fare con l'uomo misterioso che la chiamava nel sogno?
Mentre era immersa nei suoi pensieri le venne incontro una Marisa infuriata.
-TI AVEVO DETTO DI RESTARE QUI!- le urlò nell'orecchio, facendola sobbalzare. Fissò la maestra con sguardo stupito e ancora confuso. -Dove diavolo eri da zé? Ma lo sai che ero preoccupata? E dov'è la mia cena calda?- sembrava essere molto arrabbiata ma Mitsuki non le fece molto caso.
-Dove sei stata? Rispondimi!- le chiese, prendendole il volto tra le mani e costringendola a guardarla.
-Do... dovevo parlare con una persona...- mentì lei, sapendo che sarebbe stata comunque scoperta ma, almeno per adesso, aveva altri problemi per la testa.
-Chi?- le chiese, ma l'albina non sembrava volesse rispondere. Marisa si avvicinò al suo viso e posò le sue labbra su quelle di Mitsuki, succhiandole dolcemente e leccandole delicatamente.
Quando si staccò la maga rosa la fissò negli occhi con sguardo interrogativo.
-Marisa.... credi che io non sia normale?- le chiese, con occhi luccicanti e una lacrima che le solcava il viso.
La maga nera sorrise.
-Si, non sei normale. - disse lei -Sei Mitsuki.-
L'albina la fissò incredula.
-Dopotutto sei la mia ragazza, non puoi esserlo. Chi si metterebbe mai con me?- aggiunse, ridacchiando.
L'albina abbracciò Marisa, cancellando il freddo del suo cuore e della sua confusione che aveva in sé mentre Marisa la stringeva, riscaldandola del suo amore.
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Tenshi non è masochista ç.ç
Spoiler! :
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Mi piace molto come hai impostato la noia di tenshi... e quell' apparizione inquietante l'adoro... SEMPRE
L'ultima riga è sconsigliata ai diabetici<3
...E REIMU SFIGAAAA'
arrivare dopo Youmu... I'M SOOOOO DISAPPOINTED
L'ultima riga è sconsigliata ai diabetici<3
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
la pin up la metterò più avanti xD
Nella notte una luce, d'improvviso, fioca come una lucciola e pallida come se stesse per spegnersi.
Non voleva tendere la mano, non voleva avvicinarsi, la luce poteva spegnersi ad un tocco o incrinarsi in mille frammenti di cristallo come una lampada abbandonata dal tempo. Eppure non poteva fare a meno di fissarla con l'irresistibile desiderio di afferrarla per portarla al sicuro e proteggere quella piccola fiammella di speranza che invocava pietà, che gridava aiuto, il tutto brillando pallidamente nell'oblio di un mondo oscuro.
Perchè riusciva a comprendere tutto ciò? Come mai sembrava che la luce la stesse disperatamente chiamando?
Sembrava così inerme e ormai vicina alla morte, ma si sforzava di vivere e di brillare con le ultime forze che le restavano, come se non avesse altra scelta per potersi salvare dal suo amaro destino.
Si inginocchiò, restando ad osservarla come una delle più belle manifestazioni naturali. Il suo sorriso, incrinato dalla consapevolezza che prima o poi la luce sarebbe svanita, non poteva che restare stampato sul viso dell'albina. Non si sentiva sola, riconosceva accanto a sé delle presenze magiche, calde e anch'esse curiose, che osservavano la luce così come la stava osservando lei. Non poteva vederle, ma rassicurò la luce con il suo pensiero: non era da sola. Loro erano qui, l'albina fanciulla e le altre presenze.
La luce vacillò, la sua luminosità era incerta, il bagliore schiariva ed essa vacillò preoccupantemente.
La ragazza si issò di colpo dopo aver notato ciò che stava accadendo, inseguì la piccola lucciola che fuggì via tristemente, conscia che il fato si stava tramutando in realtà con più velocità di quanto forse avesse sperato. E si fermò lì, in uno spazio nullo poco distante dal luogo dov'era prima, accasciandosi al suolo stremata.
L'albina si accasciò anche lei, accarezzando la piccola fonte di luce, che contrariamente a come pensava non svanì al tocco. La luce sembrò lentamente rivitalizzarsi, bisbigliando qualcosa con una flebile voce.
-Cosa hai detto? Non riesco a sentirti!- le disse l'albina, accarezzandola, mentre il calore della luce riscaldava le sue dita.
-..oi....u....en..tirmi...- bisbigliò la voce.
-Ti prego, parla a voce più alta!- le implorò la ragazza, mentre la luce, che sembrava essere rinata, tornò a schiarirsi come poco prima.
-E' tr..po...ar..di..- rispose la voce.
-Tardi, forse? Parla, cercherò di capirti!- insistette l'albina.
-..uto...iuto...-
-avanti, puoi riuscirci! abbi fede!- spronò la ragazza.
-.evi..aiuta..mi...- continuò la voce -..o..isogno...i...voi...-
-Hai bisogno...di noi? Noi chi? Dove? Dove sei tu?-
Ma la luce era ormai un piccolo punto luminoso che si estinse del tutto, svanendo in mille frammenti d'oro.
L'albina fissò i frammenti svanire nell'etere, immobile con le braccia aperte come se volesse abbracciarli.
-Ma tu...chi sei?-
Quando aprì gli occhi si ritrovò a piangere come mai prima d'ora. Sentiva il viso bagnato e uno sguardo su di lei. Si voltò e scorse Marisa che la fissava preoccupata.
-...ancora quella voce?- le chiese.
-...no...non era lui...- disse l'albina, sapendo che si riferiva all'uomo dei suoi sogni che le sussurrava cose strane tentando di prenderla. -...stavolta era una donna...dolce...e disperata...-
-Mitsu...non capisco come ma devi aver sviluppato qualche potere particolare.- spiegò la maga nera, aiutandola a mettersi a sedere. -Puoi entrare in contatto con le persone tramite i sogni... e non mi sembra di averti insegnato mai nulla di simile zé.- continuò.
-Cosa ti fa credere che non siano solo sogni assurdi?- disse l’albina, ridacchiando. Ma appena fissò il volto serio di Marisa tornò seria anche lei.
-Non sono semplici sogni, baka. Si capisce benissimo che si tratta di collegamenti onirici.-
-…o-che?-
La maga nera sospirò.
-Onirici, tramite sogni. Entri in contatto con la gente, altre persone, e loro entrano in contatto con te.-
-…Senti, sei troppo seria. E parli troppo complicato.- disse la ragazzina –stai tranquilla che non è nulla di preoccupante!- l'albina si diede alcuni schiaffetti sulle guance per risvegliarsi del tutto dal sogno, dato che ancora pensava alla luce e al suo richiamo.
Nonostante poco volesse crederci e il suo continuo rassicurare Marisa, i suoi sogni continuavano a preoccuparla. In effetti era da un po’ che sentiva la voce strana di quell'uomo che la tormentava eppure non era l’unica a esserne preoccupata. Ogni volta che si svegliava, anche se dopo un riposino, Marisa le chiedeva se avesse di nuovo sentito la voce. Sembrava abbastanza apprensiva e continuava a starle con il fiato sul collo per sapere novità su cosa avveniva nei suoi sogni. Connettersi con altre persone tramite i sogni era un potere incontrollabile ma a volte pericoloso, specialmente se si voleva sfuggire a persone con cui si preferiva non entrare in contatto.
A parte l'uomo, aveva parlato con una donna che sentiva sin da quando era piccola, anche se raramente. La voce calda di quella donna era così dolce e materna che la considerava ormai parte di lei. Aveva spesso sospettato, da quando aveva avuto la conversazione con Tenshi, che la donna fosse la sua protettrice. Ma alla fine non aveva scoperto altro e si era ben guardata dal dirlo a qualcuno, Marisa compresa, per evitare di farla preoccupare ulteriormente.
E adesso era arrivata una lucina che ultimamente le appariva nei sogni chiedendo aiuto. Chi poteva essere e di che aiuto aveva bisogno?
Quella mattina si decise a fare un po’ di spese per rifornirsi di cibo e si avviò alla Youkai Mountain in cerca di piante e funghi. Le due maghe erano abituate a mangiare zuppe e minestre cucinate con alcune specie di piante e alcuni tipi di funghi che erano in grado di dare loro la sostanza di cui avevano bisogno e una più veloce ricarica magica. In effetti, da quando era diventata un’apprendista maga e da quando Marisa aveva iniziato ad insegnarle la magia, aveva imparato molte cose, dalle pozioni all’arte culinaria di cui necessitava una maga. Non aveva idea se anche Mayumi e Patchouli-san mangiassero quella roba, che a differenza dell’aspetto originario era alquanto squisita.
Si avvicinò al fiume con aria perplessa, stava ancora pensando al sogno ed era triste perché Marisa continuava a preoccuparsi per lei senza che potesse rassicurarla in alcun modo. Non le aveva ancora detto nulla riguardo le voci che regolarmente sentiva né le aveva mai detto nulla riguardo l’abilità del sentire la presenza delle persone tramite il battito del loro cuore.
Ultimamente aveva iniziato a comprendere la strana abilità, che avvertì per la prima volta tramite il Melodic Prism, di sentire le emozioni delle persone e si era accorta persino di poter sentire la loro vicinanza tramite il battito del loro stesso cuore. Iniziò a pensare che fosse un’abilità utile poiché poteva avvertire se qualcuno si stava avvicinando, ma la sua abilità funzionava a singhiozzi e non era mai sicura che quando le servisse sul serio potesse funzionare. Inoltre, quella abilità non aveva effetto su persone già morte o su fantasmi, per cui la ritenne inutile per effettuare vari scherzi alla sua odiata vampira.
Difatti si voltò stupita quando qualcuno richiamò la sua attenzione senza che lei se ne fosse accorta.
Si calmò, squadrando la ragazzina dai capelli azzurri che indossava un berretto e uno zaino, riconobbe in lei la kappa amica di Marisa: Kawashiro Nitori.
-Che fai?- le chiese, curiosa.
L’albina, che si era ricordata di lei per cui si tranquillizzò non ritenendola pericolosa, le spiegò le sue intenzioni mattutine.
-Abbiamo la credenza vuota, un po’ di roba serviva.- spiegò, osservandosi la borsa.
-Ah, ok. Pensavo avessi a che fare con il macello che sta succedendo.- spiegò la kappa, osservando le piante che la maga aveva strappato e che intendeva cucinare.
-Macello? Non sarà mica successo qualcosa di nuovo?- chiese l’albina con aria incredula –ma solo pochi giorni fa è finita la faccenda di Tenshi-san, c’è stata anche la festa al Bhava Agra!- alzò gli occhi al cielo, sospirando.
-Ma no, non centra!- disse la kappa, sedendosi su una roccia. L’albina si sedette accanto a lei.
-Che poi ho sentito che Yukari-sama ha distrutto il tempio di Reimu.- disse Mitsuki, pensierosa.
-Mah, non l’ho mica capito cos’è successo.- affermò perplessa la kappa. –ma il macello non so cosa sia, so che c’è caos all’accampamento Tengu e la questione riguarda Aya-san, almeno così mi ha detto Momiji.-
-Ohi ohi frena, mi sono persa, troppe informazioni!- l’albina si issò, pulendosi il didietro. –Un macello tra i tengu e riguarda Aya-san? Quindi non sai cosa è successo?-
-Eh no, volevo andare a vedere in realtà.- disse la kappa, curiosa.
-Vah, sono curiosa anche io, andiamoci assieme!- propose l’albina, ammiccando.
-Sta bene.- rispose la kappa, seguendo l’albina che si era aggrappata alla sua scopa e si stava librando in cielo.
Le due si diressero verso l’accampamento dei tengu, consce che sarebbero state bloccate perché le creature in questione non permettevano ad altri di avvicinarsi però speravano di ricavare informazioni utili e, in effetti, vennero non solo fermate da qualcuno ma per di più si trattava della stessa Aya.
-Oh, Mitsuki-chan e Nitori-chan!- esclamò la tengu appena riconobbe le due intruse. –Cosa succede, perché siete da queste parti?-
-Volevamo sapere cosa ti era successo!- spiegò Mitsuki, avvicinandosi alla reporter. –Nitori dice che sta succedendo un macello.-
-Oddio non me lo ricordare.- disse Aya, portandosi esasperata una mano tra i capelli. –Sono nervosissima stamattina.-
-Cosa è successo?- chiese la kappa.
-E’ scomparsa una foto che ho scattato e sicuramente è stata rubata.- spiegò la tengu.
-Rubata? Assurdo!- esclamò incredula l’albina.
-Suppongo che non ci sono indizi.- chiese Nitori, ottenendo la risposta affermativa dalla reporter.
-Ma dai, chi era il soggetto della foto?- chiese l’albina, sicura. –Sicuramente è stato lui che ha voluto sequestrare la foto che gli hai scattato!- spiegò.
-Eh ma è proprio questo il punto.- iniziò Aya –non era nessuno. La foto ritraeva il cielo.-
-Il cielo?- chiesero le due all’unisono.
-Esattamente. Ho scattato delle foto durante i cambiamenti climatici di giorni fa e ieri ne avevo scattata una al cielo per metterle a confronto, ma quella di ieri è sparita.- spiegò.
-Non è che c’era qualcuno e senza volerlo lo hai ritratto in foto?- chiese Nitori, confusa.
-No, sono sicurissima. Il cielo era limpido e libero.-
Nitori e Mitsuki, improvvisatesi detective, decisero di andare alla ricerca della foto della tengu la quale restò stupita dalla loro collaborazione e chiese alle due di mettersi in contatto con lei appena scoperto qualcosa di nuovo.
Le due ragazzine si diressero senza riflettere nel luogo dove erano state scattate le foto, vicino al Sanzu no Kawa. Quella zona si trovava ai confini di Gensokyo e Mitsuki si chiese come mai Aya aveva scelto un posto come quello per fare le foto al cielo, eppure quando arrivò vicino al fiume rimase estasiata dal panorama spettacolare del prato colmo di higan-bana fioriti tutto attorno, un panorama spettacolare che fu presto rovinato da brividi che iniziarono quasi subito a percorrere il corpo dell’albina.
Si guardò attorno, confusa, ascoltando brusii e voci lamentose che sembravano provenire proprio da quel luogo e non parevano cessare nemmeno quando Nitori parlò.
-Qui c’è la shinigami-san, vero?- chiese.
Decisa a non dar peso alle voci, immaginandosi del perché le sentisse all’improvviso e proprio in quel luogo, si limitò a seguire la kappa atterrando proprio accanto ad una donna dai capelli rossi che vestiva un kimono particolare, la quale aveva una preoccupante falce in mano.
La donna fissò le ragazzine con curiosità.
-Oh, Shinigami-san.- la salutò Nitori, sorridendo. –Siamo qui per una questione importante.-
-Che succede?- chiese la shinigami, sbadigliando. –Comunque chiamami Komachi.- aggiunse, issandosi e grattandosi il capo.
-Si… Komachi-san… vede… la tengu Aya era qui ieri per fare delle foto… al cielo, si… ed è sparita proprio quella foto…- spiegò l’albina, imbarazzata e nervosa per i sussurri che continuava a sentire.
-Oh… si, l’ho vista ieri, ma non ho idea della foto.- disse, tranquillamente. –dubito ci sia qualcuno qui che possa averla presa, come vedete ci siamo solo io e i morti.-
L’albina si fissò attorno inquieta, le voci sembravano essere rivolte a lei ma non seppe con certezza se fosse proprio così.
-Si… li sento.- si limitò a dire. Nitori la fissò perplessa mentre Komachi era curiosa. -…ma parlano sempre?- chiese poi.
-Abbastanza, si. Piuttosto si lamentano.-
-Eh si, lo noto.- disse la ragazzina.
-Li vedi?- chiese ancora, con interesse.
-No, ma li sento.-
-Sei davvero curiosa. Per caso sei la ragazza della maga bianca e nera?- chiese Komachi. L’albina si voltò verso di lei e la squadrò con stupore.
-Si, sono io… Mitsuki. E tu che ne sai di me?- chiese sconcertata.
-Oh, la tua fama ti precede!- esclamò ridacchiando la kappa, Komachi partecipò alla risata e Mitsuki avvampò.
-Comunque non ho idea di chi possa aver rubato, io no di certo. Non c’ero e se c’ero dormiv… lavoravo.-
Le due salutarono a malincuore la shinigami e si confrontarono per cercare la loro prossima meta che si rivelò essere nuovamente la youkai mountain.
-Credo che la cosa migliore sia cercare accanto al luogo del furto.- spiegò Nitori.
Iniziarono ad interrogare gli youkai che abitavano la montagna, scalandola dal basso. La prima vittima fu una ragazzina dai capelli verdi legati sotto il mento che continuava a roteare a destra e a sinistra, rischiando di far venire il mal di testa alle due ragazzine.
-Nah… Hina non è, ne sono sicura.- disse la kappa, tenendosi la testa per paura le potesse cadere dal collo a furia di seguire con lo sguardo i suoi assurdi spostamenti.
-Meglio così, non mi piaceva quella tipa, meglio le sto vicina meglio è.- affermò Mitsuki che aveva un forte mal di testa.
-Perché non ti piace? Che ti ha fatto?- chiese Nitori, confusa.
-Nulla, ha i capelli verdi e io non sopporto il verde, mi inquieta e mi innervosisce.- spiegò.
Le due detective arrivarono in cima alla montagna ma furono prontamente fermate da una donna vestita da sacerdotessa che gli sbarrò la strada.
-Ferme! Dove volete andare passando di qui?- chiese la donna, con aria seria.
-Ehi, un’altra tipa sospetta!- la indicò l’albina.
-Io non sono sospetta, sono la sacerdotessa del tempio Moriya.- spiegò la donna, perplessa.
Le due chinarono lo sguardo e notarono un tempio proprio sotto di loro.
-Oh… un tempio.-
-Ah, giusto, tu sei quella lì, Sanae.- Nitori parve ricordare qualcosa poiché aveva lo sguardo pensieroso ma continuava ad annuire. La maga rosa, invece, ricordò il nome come quello dell’altra sacerdotessa apparsa lo scorso anno assieme al suo tempio e ad alcune dee. Si ricordò inoltre della sua presenza al Reitaisai.
-Già, voi invece siete una kappa e… tu non eri la fidanzata di Marisa-san?- chiese curiosa. -Mi ricordo di te da quell’articolo… oh, anche dal Reitaisai. Che bella la canzone.-
Mitsuki, che si era completamente dimenticata dell’articolo su di lei, si ricordò il motivo per il quale Komachi doveva averla riconosciuta e si sentì stupida per non averci pensato prima.
-Siamo alla ricerca di un ladro di foto.- spiegò Nitori, annuendo. –Sei stata tu?-
-Cosa? Ma siete matte?- chiese Sanae, sconcertata.
-E comunque levati di torno!- le disse l’albina, dato che la sacerdotessa continuava ad ostacolare il passaggio.
-Non potete volare qui!- affermò la donna con serietà.
-C’è la no-fly zone?- chiese la kappa perplessa e Mitsuki si voltò verso di lei incuriosita. -…lascia stare, è una cosa che non puoi sapere.-
La kappa, la maga rosa e la sacerdotessa verde tornarono a fissarsi silenziosamente, nessuna pareva voler iniziare per prima finchè l’albina non intervenne.
-Senti, sei tu che hai rubato quelle foto, no? Ammettilo!- incolpò la sacerdotessa, puntandole il dito. Sanae parve innervosirsi.
-Come puoi dire una cosa simile?! Io non ho fatto nulla, non so manco che foto sia.- spiegò.
-Eh cavolo, dì almeno che l’hai presa te che mi sono seccata di questa storia!- si lamentò l’albina.
-Cosa dici?! Ma perché non ti metti a trovare la vera colpevole anziché incolpare gente random?-
-Ma perché è noioso, non abbiamo alcun indizio!- rispose Mitsuki, sbuffando.
-E lo vieni a cercare da me?- la sacerdotessa sospirò, alzando gli occhi al cielo.
-Senti, tu sei verde e sei antipatica, chi poteva essere se non te?-
-Ehi, che centrano i miei capelli, adesso? E perché ti sto antipatica se neanche ci conosciamo?-
-Io odio il verde e poi boh, hai la faccia che non mi dice nulla.- rispose, annuendo sicura.
-Cos’ha la mia faccia che non va?- chiese la sacerdotessa, toccandosi il volto.
-Ehi, finitela voi due!- intervenne la kappa –piuttosto, qui al tempio ci dovrebbero essere anche delle divinità.- continuò, guardando l’ingresso. Mitsu si voltò anche lei e scese velocemente in picchiata.
-Yeah, ho trovato la colpevole.- affermò, scendendo dalla scopa.
-Ehi stop! Ferma! Non ti avvicinare!- urlò Sanae, che arrabbiata aveva raggiunto le due ragazze e si era posta tra loro e l’ingresso. –Come ti permetti di pensare che a fare un simile atto sia stata Kanako-sama?-
Nitori si buttò al lato sinistro della sacerdotessa cercando di passare e lei la fermò, lasciandosi tuttavia sfuggire la maga rosa dal lato destro, la quale si infilò nel tempio e si ritrovò di fronte una donna dai capelli violacei e dalla tunica tossa seduta all’interno del tempio proprio di fronte l’ingresso.
Si sedette di fronte a lei, la quale la guardò perplessa e spaesata.
-Sanae, cosa succede?- chiese alla sacerdotessa che entrò trafelata, portando le mani sui fianchi con aria arrabbiata.
-Non sono riuscita a bloccarle, scusate Kanako-sama.-
-Siamo qui per fare un interrogatorio.- disse Nitori, sedendosi accanto all’albina.
-Interrogatorio?!- la dea le fissò incredula mentre Sanae cercava di trascinarle fuori.
-Come potete solo pensare che Kanako-sama abbia compiuto un simile atto? Blasfemi!-
-Ehi, senti, se vogliamo escluderla dagli indiziati dobbiamo interrogarla, ok?- spiegò l’albina, spingendo via la donna che cercava di trascinarla via. –La legge è uguale per tutti-
-Quale legge…?- chiese Nitori, sconcertata.
-Ma cosa è successo?- domandò la dea, perplessa e curiosa.
-Qualcuno ha rubato una foto scattata da Aya-san e stiamo cercando il colpevole.- spiegò l’albina, tornata seria mentre Sanae si era accomodata accanto a loro con aria sconfitta.
-E le cerchi qui da me?- chiese ancora.
-Ma che ne so, non ci sono indizi, tutti sono probabili colpevoli fino a prova contraria.- continuò la ragazza.
-Non possiamo escludere nessuno e in nessun caso, a volte il colpevole è qualcuno di cui non si sospetterebbe mai.- spiegò la kappa.
-Beh, io non conosco queste foto e non mi sono mai mossa da qui.- spiegò la dea, sospirando. –Ma… c’è un’altra dea qui in giro, provate a chiedere a lei.- affermò, sorridendo.
-…Kanako-sama?-
Kanako spiegò alle due detective dove poteva essere la dea Suwako, indicando il luogo dove avrebbero potuto trovarla a giocare. Descrisse una foresta a sud del tempio, sulla strada che avevano preso per arrivare in cima ma dato che erano arrivate volando non avevano battuto la strada palmo per palmo.
-Grazie per la collaborazione!- Mitsuki si inchinò, voltandosi e trascinando via Nitori da quel posto.
-Che gentile quella dea.- disse la kappa mentre si avviavano alla foresta che precedeva il tempio.
-Suwako-sama dovrebbe trovarsi da queste parti… chissà dov’è- si chiese l’albina.
Cercarono per circa mezz’ora senza trovare tracce della dea nei paraggi. L’albina prese inaspettatamente la scopa e si mise a cavalcioni, chiedendo a Nitori di seguirla.
-Ce ne andiamo senza interrogarla?- chiese, perplessa.
-Quante probabilità ci sono che una dea ranocchia saltellosa che si vede spesso litigare con Cirno possa essere entrata nell’accampamento dei Tengu e possa aver rubato una foto?-
-…hai ragione.- la kappa annuì, seguendo l’albina in volo. –E ora dove si va?-
-Mh… hai detto che il colpevole è spesso una persona di cui non sospetteresti mai, vero?-
-Si, l’ho detto.-
-Bene, di chi non sospetteremmo mai?-
-… in teoria io sospetto di tutti.-
-…in effetti possono essere stati tutti.- l’albina si sentì demoralizzata. –Ma c’è qualcuno che potrebbe non essere un probabile colpevole?-
-…Lily White?-
-…intendo qualcuno che avrebbe potuto, volendo. Altrimenti dicevo Kaname.-
-Chi è Kaname.-
-Una forlecca, ti basti sapere questo.-
-Beh… i lunarian?-
-Ma se non se ne fregano di ciò che accade fuori la foresta di bambù!-
-Oh, senti, sto sparando a caso, ok?- Nitori parve innervosita. –Non ho idea di chi possa essere il colpevole!-
-Uffi, non arriveremo da nessuna parte! Spara nomi a caso.- si lamentò l’albina.
-Yuuka.-
-Troppo sadica e stronza. Se era stata lei ci sarebbero stati dei morti… sicuramente.-
-Cirno?-
-Troppo stupida, l’avrebbero beccata subito.-
-Le Prismriver?-
-Ma dai, che senso ha?-
-Ma che ne so, mi hai chiesto tu di dire nomi. …Yuyuko?-
-Le foto non sono buone da mangiare.-
-Remilia?-
-Ti pare che una vampira megalomane se ne vada in giro a rubare foto? Però Sakuya potrebbe essere un’indiziata, bloccando il tempo poteva entrare nell’accampamento e prendere la foto.-
-Beh, potrebbe essere stata anche Suika.-
-Suika? Avrebbe schiacciato due o tre tengu…-
-Reimu e Marisa.-
-…Marisa.- ripetè Mitsuki, deviando la scopa e dirigendosi verso la Foresto f Magic.
-No, dai, se la colpevole è proprio la tua ragazza dovresti annegarti in un fiume.-
Le due detective giunsero all’abitazione della maga rosa, la quale spalancò la porta della casetta dove viveva con la maestra/fidanzata e si precipitò in casa cercandola ad alta voce, rivelando tuttavia un silenzio tombale e ricordandosi che nessuno poteva risponderle: Marisa l’aveva avvisata che sarebbe stata via fino alla sera.
-…è fuori, che sfiga!-
-Proviamo da Reimu.- propose la kappa, così le due si fiondarono fuori l’abitazione e si rimisero in volo, dirigendosi rapidamente al tempio ancora distrutto.
Scesero in picchiata e si posarono al suolo, notando solo dopo la presenza di una Yukari immobile davanti al tempio, la quale aveva lo sguardo pensieroso.
-Oh, Yukari-sama.- esclamò l’albina, avvicinandosi alla padrona della sua amica Shizuka. La donna si voltò, stupita di vederla lì.
-Mitsuki, che succede? Vi vedo preoccupate.- disse, osservando i volti delle due ragazzine mentre sventolava il suo raffinato ventaglio. In effetti la giornata era abbastanza afosa e le due detective erano sudate come se fossero appena uscite da una sauna.
-Stiamo cercando il ladro di una foto.- spiegò Nitori.
-…una foto?- chiese sconcertata la youkai.
-Si, cercavo Marisa e Reimu per interrogarle.- spiegò l’albina, mentre Nitori si era allontanata per controllare se la sacerdotessa fosse nei paraggi.
-Pensate possa averla presa una delle due?-
-Suppongo di si, non ci sono indizi. Aya-san dice che è semplicemente sparita.- spiegò l’albina.
In quel momento però, mentre raccontava l’accaduto alla youkai, si immaginò mentalmente la scena: Una foto che spariva poteva significare che qualcuno, avendo fermato il tempo, si fosse infilato nell’abitazione di Aya-san e che possa aver preso la foto senza che nessuno la vedesse poiché il tempo era fermo. D’altro canto, però, poteva anche significare che la foto fosse finita su un accidentale passaggio creato da qualcuno, che quindi l’avrebbe fatta sparire.
Si voltò verso la youkai.
-Voi ne sapete niente, Yukari-sama?-
La youkai sorrise, fissando davanti a sé le rovine del tempio in costruzione per la seconda volta.
-Cosa ti fa pensare che l’abbia presa io? E per quale motivo?-
-In effetti non avrebbe molto senso.- la ragazzina ridacchiò, sbadigliando e stiracchiandosi. –abbiamo interrogato un po’ tutti ma non siamo venute a capo della questione.
-…hai dormito poco?- chiese Yukari, osservando l’albina con il volto stanco.
-Si, ultimamente non dormo molto bene a causa dei sogni.- spiegò. –Stanotte ho sognato una voce lontana che cercava aiuto, riuscivo a sentirla meglio delle altre volte.-
-Una voce, eh. Probabilmente l’hai sentita meglio a causa della frattura.- spiegò la youkai.
-Frattura?- l’albina si voltò perplessa verso la donna, la quale la fissava con un sorriso poco sincero. Le tese la mano e le diede una foto. Una foto di un cielo.
-Eh? Ma questa è…-
-E’ falsa, la vera è stata prontamente occultata.- spiegò la youkai e, prima che Mitsuki potesse fare delle domande, continuò –Non si era accorta di aver fotografato una frattura, per fortuna direi. Sarebbe stato un grande scoop per lei e un terribile allarme per la gente di Gensokyo.-
-…un allarme? Perché?-
-Hai idea di cosa vuol dire quando il cielo di Gensokyo si frantuma?-
-…è mai successo?-
-No, per fortuna. Io e Reimu siamo appena intervenute per evitare che questa novità avesse causato danni irreparabili alla regione.- si voltò nuovamente verso il tempio, con sguardo pensieroso.
-La barriera è in pericolo? Sta crollando?- chiese allarmata l’albina –Cosa ne sarà di Gensokyo? Cosa ne sarà di noi?-
-Calmati, non c’è alcun pericolo. Per fortuna nessuno se n’è accorto e le prove sono state distrutte.-
L’albina fissò la foto: si notava solo un limpido cielo azzurro e non vi erano ulteriori particolari.
-E’ compito mio e della sacerdotessa Hakurei garantire che la barriera resti intatta. Gensokyo è viva finchè noi lo vorremo e finchè noi possiamo.- spiegò. Mitsuki sentì un tuffo al cuore, si rese conto di essere enormemente piccola rispetto a quella realtà. Gensokyo era protetta da una barriera presente solo grazie alla volontà di due persone: la sacerdotessa Hakurei e la youkai dei confini. Cosa sarebbe potuto succedere se una delle due si fosse rifiutata di continuare a tenerla su? E se la barriera fosse stata distrutta?
-Ma perché lo stai dicendo proprio a me?- chiese perplessa e spaventata.
-Perché voglio che tu la smetta di sognare.-
-Cosa?! Cosa centrano i miei sogni con questo!-
Yukari si voltò verso l’albina con aria seria, tirò via il suo ventaglio e la fissò negli occhi. I suoi occhi seri e lucenti spaventarono la maga rosa che si sentì impietrita davanti a quella espressione.
-E’ impossibile chiederti di controllare la tua risonanza onirica, l’unico modo per evitare che accada di nuovo è assumere farmaci che ti rendano incapace di sognare.- spiegò. –La barriera è a rischio finchè tu continui a trasmettere contatti con youkai del Mondo Esterno.-
-…youkai… del Mondo Esterno…?-
La donna aprì un passaggio squarciando l’aria con il suo ventaglio.
-Ascoltami bene, Mitsuki, ti do un’ultima chance.- iniziò, posizionandosi accanto al passaggio e dando le spalle all’albina -O la smetti di sognare o ti butto fuori Gensokyo.-
Entrò nel passaggio e questi si richiuse alle sue spalle, svanendo nel nulla.
Stage 28 - La frattura
Nella notte una luce, d'improvviso, fioca come una lucciola e pallida come se stesse per spegnersi.
Non voleva tendere la mano, non voleva avvicinarsi, la luce poteva spegnersi ad un tocco o incrinarsi in mille frammenti di cristallo come una lampada abbandonata dal tempo. Eppure non poteva fare a meno di fissarla con l'irresistibile desiderio di afferrarla per portarla al sicuro e proteggere quella piccola fiammella di speranza che invocava pietà, che gridava aiuto, il tutto brillando pallidamente nell'oblio di un mondo oscuro.
Perchè riusciva a comprendere tutto ciò? Come mai sembrava che la luce la stesse disperatamente chiamando?
Sembrava così inerme e ormai vicina alla morte, ma si sforzava di vivere e di brillare con le ultime forze che le restavano, come se non avesse altra scelta per potersi salvare dal suo amaro destino.
Si inginocchiò, restando ad osservarla come una delle più belle manifestazioni naturali. Il suo sorriso, incrinato dalla consapevolezza che prima o poi la luce sarebbe svanita, non poteva che restare stampato sul viso dell'albina. Non si sentiva sola, riconosceva accanto a sé delle presenze magiche, calde e anch'esse curiose, che osservavano la luce così come la stava osservando lei. Non poteva vederle, ma rassicurò la luce con il suo pensiero: non era da sola. Loro erano qui, l'albina fanciulla e le altre presenze.
La luce vacillò, la sua luminosità era incerta, il bagliore schiariva ed essa vacillò preoccupantemente.
La ragazza si issò di colpo dopo aver notato ciò che stava accadendo, inseguì la piccola lucciola che fuggì via tristemente, conscia che il fato si stava tramutando in realtà con più velocità di quanto forse avesse sperato. E si fermò lì, in uno spazio nullo poco distante dal luogo dov'era prima, accasciandosi al suolo stremata.
L'albina si accasciò anche lei, accarezzando la piccola fonte di luce, che contrariamente a come pensava non svanì al tocco. La luce sembrò lentamente rivitalizzarsi, bisbigliando qualcosa con una flebile voce.
-Cosa hai detto? Non riesco a sentirti!- le disse l'albina, accarezzandola, mentre il calore della luce riscaldava le sue dita.
-..oi....u....en..tirmi...- bisbigliò la voce.
-Ti prego, parla a voce più alta!- le implorò la ragazza, mentre la luce, che sembrava essere rinata, tornò a schiarirsi come poco prima.
-E' tr..po...ar..di..- rispose la voce.
-Tardi, forse? Parla, cercherò di capirti!- insistette l'albina.
-..uto...iuto...-
-avanti, puoi riuscirci! abbi fede!- spronò la ragazza.
-.evi..aiuta..mi...- continuò la voce -..o..isogno...i...voi...-
-Hai bisogno...di noi? Noi chi? Dove? Dove sei tu?-
Ma la luce era ormai un piccolo punto luminoso che si estinse del tutto, svanendo in mille frammenti d'oro.
L'albina fissò i frammenti svanire nell'etere, immobile con le braccia aperte come se volesse abbracciarli.
-Ma tu...chi sei?-
Quando aprì gli occhi si ritrovò a piangere come mai prima d'ora. Sentiva il viso bagnato e uno sguardo su di lei. Si voltò e scorse Marisa che la fissava preoccupata.
-...ancora quella voce?- le chiese.
-...no...non era lui...- disse l'albina, sapendo che si riferiva all'uomo dei suoi sogni che le sussurrava cose strane tentando di prenderla. -...stavolta era una donna...dolce...e disperata...-
-Mitsu...non capisco come ma devi aver sviluppato qualche potere particolare.- spiegò la maga nera, aiutandola a mettersi a sedere. -Puoi entrare in contatto con le persone tramite i sogni... e non mi sembra di averti insegnato mai nulla di simile zé.- continuò.
-Cosa ti fa credere che non siano solo sogni assurdi?- disse l’albina, ridacchiando. Ma appena fissò il volto serio di Marisa tornò seria anche lei.
-Non sono semplici sogni, baka. Si capisce benissimo che si tratta di collegamenti onirici.-
-…o-che?-
La maga nera sospirò.
-Onirici, tramite sogni. Entri in contatto con la gente, altre persone, e loro entrano in contatto con te.-
-…Senti, sei troppo seria. E parli troppo complicato.- disse la ragazzina –stai tranquilla che non è nulla di preoccupante!- l'albina si diede alcuni schiaffetti sulle guance per risvegliarsi del tutto dal sogno, dato che ancora pensava alla luce e al suo richiamo.
Nonostante poco volesse crederci e il suo continuo rassicurare Marisa, i suoi sogni continuavano a preoccuparla. In effetti era da un po’ che sentiva la voce strana di quell'uomo che la tormentava eppure non era l’unica a esserne preoccupata. Ogni volta che si svegliava, anche se dopo un riposino, Marisa le chiedeva se avesse di nuovo sentito la voce. Sembrava abbastanza apprensiva e continuava a starle con il fiato sul collo per sapere novità su cosa avveniva nei suoi sogni. Connettersi con altre persone tramite i sogni era un potere incontrollabile ma a volte pericoloso, specialmente se si voleva sfuggire a persone con cui si preferiva non entrare in contatto.
A parte l'uomo, aveva parlato con una donna che sentiva sin da quando era piccola, anche se raramente. La voce calda di quella donna era così dolce e materna che la considerava ormai parte di lei. Aveva spesso sospettato, da quando aveva avuto la conversazione con Tenshi, che la donna fosse la sua protettrice. Ma alla fine non aveva scoperto altro e si era ben guardata dal dirlo a qualcuno, Marisa compresa, per evitare di farla preoccupare ulteriormente.
E adesso era arrivata una lucina che ultimamente le appariva nei sogni chiedendo aiuto. Chi poteva essere e di che aiuto aveva bisogno?
Quella mattina si decise a fare un po’ di spese per rifornirsi di cibo e si avviò alla Youkai Mountain in cerca di piante e funghi. Le due maghe erano abituate a mangiare zuppe e minestre cucinate con alcune specie di piante e alcuni tipi di funghi che erano in grado di dare loro la sostanza di cui avevano bisogno e una più veloce ricarica magica. In effetti, da quando era diventata un’apprendista maga e da quando Marisa aveva iniziato ad insegnarle la magia, aveva imparato molte cose, dalle pozioni all’arte culinaria di cui necessitava una maga. Non aveva idea se anche Mayumi e Patchouli-san mangiassero quella roba, che a differenza dell’aspetto originario era alquanto squisita.
Si avvicinò al fiume con aria perplessa, stava ancora pensando al sogno ed era triste perché Marisa continuava a preoccuparsi per lei senza che potesse rassicurarla in alcun modo. Non le aveva ancora detto nulla riguardo le voci che regolarmente sentiva né le aveva mai detto nulla riguardo l’abilità del sentire la presenza delle persone tramite il battito del loro cuore.
Ultimamente aveva iniziato a comprendere la strana abilità, che avvertì per la prima volta tramite il Melodic Prism, di sentire le emozioni delle persone e si era accorta persino di poter sentire la loro vicinanza tramite il battito del loro stesso cuore. Iniziò a pensare che fosse un’abilità utile poiché poteva avvertire se qualcuno si stava avvicinando, ma la sua abilità funzionava a singhiozzi e non era mai sicura che quando le servisse sul serio potesse funzionare. Inoltre, quella abilità non aveva effetto su persone già morte o su fantasmi, per cui la ritenne inutile per effettuare vari scherzi alla sua odiata vampira.
Difatti si voltò stupita quando qualcuno richiamò la sua attenzione senza che lei se ne fosse accorta.
Si calmò, squadrando la ragazzina dai capelli azzurri che indossava un berretto e uno zaino, riconobbe in lei la kappa amica di Marisa: Kawashiro Nitori.
-Che fai?- le chiese, curiosa.
L’albina, che si era ricordata di lei per cui si tranquillizzò non ritenendola pericolosa, le spiegò le sue intenzioni mattutine.
-Abbiamo la credenza vuota, un po’ di roba serviva.- spiegò, osservandosi la borsa.
-Ah, ok. Pensavo avessi a che fare con il macello che sta succedendo.- spiegò la kappa, osservando le piante che la maga aveva strappato e che intendeva cucinare.
-Macello? Non sarà mica successo qualcosa di nuovo?- chiese l’albina con aria incredula –ma solo pochi giorni fa è finita la faccenda di Tenshi-san, c’è stata anche la festa al Bhava Agra!- alzò gli occhi al cielo, sospirando.
-Ma no, non centra!- disse la kappa, sedendosi su una roccia. L’albina si sedette accanto a lei.
-Che poi ho sentito che Yukari-sama ha distrutto il tempio di Reimu.- disse Mitsuki, pensierosa.
-Mah, non l’ho mica capito cos’è successo.- affermò perplessa la kappa. –ma il macello non so cosa sia, so che c’è caos all’accampamento Tengu e la questione riguarda Aya-san, almeno così mi ha detto Momiji.-
-Ohi ohi frena, mi sono persa, troppe informazioni!- l’albina si issò, pulendosi il didietro. –Un macello tra i tengu e riguarda Aya-san? Quindi non sai cosa è successo?-
-Eh no, volevo andare a vedere in realtà.- disse la kappa, curiosa.
-Vah, sono curiosa anche io, andiamoci assieme!- propose l’albina, ammiccando.
-Sta bene.- rispose la kappa, seguendo l’albina che si era aggrappata alla sua scopa e si stava librando in cielo.
Le due si diressero verso l’accampamento dei tengu, consce che sarebbero state bloccate perché le creature in questione non permettevano ad altri di avvicinarsi però speravano di ricavare informazioni utili e, in effetti, vennero non solo fermate da qualcuno ma per di più si trattava della stessa Aya.
-Oh, Mitsuki-chan e Nitori-chan!- esclamò la tengu appena riconobbe le due intruse. –Cosa succede, perché siete da queste parti?-
-Volevamo sapere cosa ti era successo!- spiegò Mitsuki, avvicinandosi alla reporter. –Nitori dice che sta succedendo un macello.-
-Oddio non me lo ricordare.- disse Aya, portandosi esasperata una mano tra i capelli. –Sono nervosissima stamattina.-
-Cosa è successo?- chiese la kappa.
-E’ scomparsa una foto che ho scattato e sicuramente è stata rubata.- spiegò la tengu.
-Rubata? Assurdo!- esclamò incredula l’albina.
-Suppongo che non ci sono indizi.- chiese Nitori, ottenendo la risposta affermativa dalla reporter.
-Ma dai, chi era il soggetto della foto?- chiese l’albina, sicura. –Sicuramente è stato lui che ha voluto sequestrare la foto che gli hai scattato!- spiegò.
-Eh ma è proprio questo il punto.- iniziò Aya –non era nessuno. La foto ritraeva il cielo.-
-Il cielo?- chiesero le due all’unisono.
-Esattamente. Ho scattato delle foto durante i cambiamenti climatici di giorni fa e ieri ne avevo scattata una al cielo per metterle a confronto, ma quella di ieri è sparita.- spiegò.
-Non è che c’era qualcuno e senza volerlo lo hai ritratto in foto?- chiese Nitori, confusa.
-No, sono sicurissima. Il cielo era limpido e libero.-
Nitori e Mitsuki, improvvisatesi detective, decisero di andare alla ricerca della foto della tengu la quale restò stupita dalla loro collaborazione e chiese alle due di mettersi in contatto con lei appena scoperto qualcosa di nuovo.
Le due ragazzine si diressero senza riflettere nel luogo dove erano state scattate le foto, vicino al Sanzu no Kawa. Quella zona si trovava ai confini di Gensokyo e Mitsuki si chiese come mai Aya aveva scelto un posto come quello per fare le foto al cielo, eppure quando arrivò vicino al fiume rimase estasiata dal panorama spettacolare del prato colmo di higan-bana fioriti tutto attorno, un panorama spettacolare che fu presto rovinato da brividi che iniziarono quasi subito a percorrere il corpo dell’albina.
Si guardò attorno, confusa, ascoltando brusii e voci lamentose che sembravano provenire proprio da quel luogo e non parevano cessare nemmeno quando Nitori parlò.
-Qui c’è la shinigami-san, vero?- chiese.
Decisa a non dar peso alle voci, immaginandosi del perché le sentisse all’improvviso e proprio in quel luogo, si limitò a seguire la kappa atterrando proprio accanto ad una donna dai capelli rossi che vestiva un kimono particolare, la quale aveva una preoccupante falce in mano.
La donna fissò le ragazzine con curiosità.
-Oh, Shinigami-san.- la salutò Nitori, sorridendo. –Siamo qui per una questione importante.-
-Che succede?- chiese la shinigami, sbadigliando. –Comunque chiamami Komachi.- aggiunse, issandosi e grattandosi il capo.
-Si… Komachi-san… vede… la tengu Aya era qui ieri per fare delle foto… al cielo, si… ed è sparita proprio quella foto…- spiegò l’albina, imbarazzata e nervosa per i sussurri che continuava a sentire.
-Oh… si, l’ho vista ieri, ma non ho idea della foto.- disse, tranquillamente. –dubito ci sia qualcuno qui che possa averla presa, come vedete ci siamo solo io e i morti.-
L’albina si fissò attorno inquieta, le voci sembravano essere rivolte a lei ma non seppe con certezza se fosse proprio così.
-Si… li sento.- si limitò a dire. Nitori la fissò perplessa mentre Komachi era curiosa. -…ma parlano sempre?- chiese poi.
-Abbastanza, si. Piuttosto si lamentano.-
-Eh si, lo noto.- disse la ragazzina.
-Li vedi?- chiese ancora, con interesse.
-No, ma li sento.-
-Sei davvero curiosa. Per caso sei la ragazza della maga bianca e nera?- chiese Komachi. L’albina si voltò verso di lei e la squadrò con stupore.
-Si, sono io… Mitsuki. E tu che ne sai di me?- chiese sconcertata.
-Oh, la tua fama ti precede!- esclamò ridacchiando la kappa, Komachi partecipò alla risata e Mitsuki avvampò.
-Comunque non ho idea di chi possa aver rubato, io no di certo. Non c’ero e se c’ero dormiv… lavoravo.-
Le due salutarono a malincuore la shinigami e si confrontarono per cercare la loro prossima meta che si rivelò essere nuovamente la youkai mountain.
-Credo che la cosa migliore sia cercare accanto al luogo del furto.- spiegò Nitori.
Iniziarono ad interrogare gli youkai che abitavano la montagna, scalandola dal basso. La prima vittima fu una ragazzina dai capelli verdi legati sotto il mento che continuava a roteare a destra e a sinistra, rischiando di far venire il mal di testa alle due ragazzine.
-Nah… Hina non è, ne sono sicura.- disse la kappa, tenendosi la testa per paura le potesse cadere dal collo a furia di seguire con lo sguardo i suoi assurdi spostamenti.
-Meglio così, non mi piaceva quella tipa, meglio le sto vicina meglio è.- affermò Mitsuki che aveva un forte mal di testa.
-Perché non ti piace? Che ti ha fatto?- chiese Nitori, confusa.
-Nulla, ha i capelli verdi e io non sopporto il verde, mi inquieta e mi innervosisce.- spiegò.
Le due detective arrivarono in cima alla montagna ma furono prontamente fermate da una donna vestita da sacerdotessa che gli sbarrò la strada.
-Ferme! Dove volete andare passando di qui?- chiese la donna, con aria seria.
-Ehi, un’altra tipa sospetta!- la indicò l’albina.
-Io non sono sospetta, sono la sacerdotessa del tempio Moriya.- spiegò la donna, perplessa.
Le due chinarono lo sguardo e notarono un tempio proprio sotto di loro.
-Oh… un tempio.-
-Ah, giusto, tu sei quella lì, Sanae.- Nitori parve ricordare qualcosa poiché aveva lo sguardo pensieroso ma continuava ad annuire. La maga rosa, invece, ricordò il nome come quello dell’altra sacerdotessa apparsa lo scorso anno assieme al suo tempio e ad alcune dee. Si ricordò inoltre della sua presenza al Reitaisai.
-Già, voi invece siete una kappa e… tu non eri la fidanzata di Marisa-san?- chiese curiosa. -Mi ricordo di te da quell’articolo… oh, anche dal Reitaisai. Che bella la canzone.-
Mitsuki, che si era completamente dimenticata dell’articolo su di lei, si ricordò il motivo per il quale Komachi doveva averla riconosciuta e si sentì stupida per non averci pensato prima.
-Siamo alla ricerca di un ladro di foto.- spiegò Nitori, annuendo. –Sei stata tu?-
-Cosa? Ma siete matte?- chiese Sanae, sconcertata.
-E comunque levati di torno!- le disse l’albina, dato che la sacerdotessa continuava ad ostacolare il passaggio.
-Non potete volare qui!- affermò la donna con serietà.
-C’è la no-fly zone?- chiese la kappa perplessa e Mitsuki si voltò verso di lei incuriosita. -…lascia stare, è una cosa che non puoi sapere.-
La kappa, la maga rosa e la sacerdotessa verde tornarono a fissarsi silenziosamente, nessuna pareva voler iniziare per prima finchè l’albina non intervenne.
-Senti, sei tu che hai rubato quelle foto, no? Ammettilo!- incolpò la sacerdotessa, puntandole il dito. Sanae parve innervosirsi.
-Come puoi dire una cosa simile?! Io non ho fatto nulla, non so manco che foto sia.- spiegò.
-Eh cavolo, dì almeno che l’hai presa te che mi sono seccata di questa storia!- si lamentò l’albina.
-Cosa dici?! Ma perché non ti metti a trovare la vera colpevole anziché incolpare gente random?-
-Ma perché è noioso, non abbiamo alcun indizio!- rispose Mitsuki, sbuffando.
-E lo vieni a cercare da me?- la sacerdotessa sospirò, alzando gli occhi al cielo.
-Senti, tu sei verde e sei antipatica, chi poteva essere se non te?-
-Ehi, che centrano i miei capelli, adesso? E perché ti sto antipatica se neanche ci conosciamo?-
-Io odio il verde e poi boh, hai la faccia che non mi dice nulla.- rispose, annuendo sicura.
-Cos’ha la mia faccia che non va?- chiese la sacerdotessa, toccandosi il volto.
-Ehi, finitela voi due!- intervenne la kappa –piuttosto, qui al tempio ci dovrebbero essere anche delle divinità.- continuò, guardando l’ingresso. Mitsu si voltò anche lei e scese velocemente in picchiata.
-Yeah, ho trovato la colpevole.- affermò, scendendo dalla scopa.
-Ehi stop! Ferma! Non ti avvicinare!- urlò Sanae, che arrabbiata aveva raggiunto le due ragazze e si era posta tra loro e l’ingresso. –Come ti permetti di pensare che a fare un simile atto sia stata Kanako-sama?-
Nitori si buttò al lato sinistro della sacerdotessa cercando di passare e lei la fermò, lasciandosi tuttavia sfuggire la maga rosa dal lato destro, la quale si infilò nel tempio e si ritrovò di fronte una donna dai capelli violacei e dalla tunica tossa seduta all’interno del tempio proprio di fronte l’ingresso.
Si sedette di fronte a lei, la quale la guardò perplessa e spaesata.
-Sanae, cosa succede?- chiese alla sacerdotessa che entrò trafelata, portando le mani sui fianchi con aria arrabbiata.
-Non sono riuscita a bloccarle, scusate Kanako-sama.-
-Siamo qui per fare un interrogatorio.- disse Nitori, sedendosi accanto all’albina.
-Interrogatorio?!- la dea le fissò incredula mentre Sanae cercava di trascinarle fuori.
-Come potete solo pensare che Kanako-sama abbia compiuto un simile atto? Blasfemi!-
-Ehi, senti, se vogliamo escluderla dagli indiziati dobbiamo interrogarla, ok?- spiegò l’albina, spingendo via la donna che cercava di trascinarla via. –La legge è uguale per tutti-
-Quale legge…?- chiese Nitori, sconcertata.
-Ma cosa è successo?- domandò la dea, perplessa e curiosa.
-Qualcuno ha rubato una foto scattata da Aya-san e stiamo cercando il colpevole.- spiegò l’albina, tornata seria mentre Sanae si era accomodata accanto a loro con aria sconfitta.
-E le cerchi qui da me?- chiese ancora.
-Ma che ne so, non ci sono indizi, tutti sono probabili colpevoli fino a prova contraria.- continuò la ragazza.
-Non possiamo escludere nessuno e in nessun caso, a volte il colpevole è qualcuno di cui non si sospetterebbe mai.- spiegò la kappa.
-Beh, io non conosco queste foto e non mi sono mai mossa da qui.- spiegò la dea, sospirando. –Ma… c’è un’altra dea qui in giro, provate a chiedere a lei.- affermò, sorridendo.
-…Kanako-sama?-
Kanako spiegò alle due detective dove poteva essere la dea Suwako, indicando il luogo dove avrebbero potuto trovarla a giocare. Descrisse una foresta a sud del tempio, sulla strada che avevano preso per arrivare in cima ma dato che erano arrivate volando non avevano battuto la strada palmo per palmo.
-Grazie per la collaborazione!- Mitsuki si inchinò, voltandosi e trascinando via Nitori da quel posto.
-Che gentile quella dea.- disse la kappa mentre si avviavano alla foresta che precedeva il tempio.
-Suwako-sama dovrebbe trovarsi da queste parti… chissà dov’è- si chiese l’albina.
Cercarono per circa mezz’ora senza trovare tracce della dea nei paraggi. L’albina prese inaspettatamente la scopa e si mise a cavalcioni, chiedendo a Nitori di seguirla.
-Ce ne andiamo senza interrogarla?- chiese, perplessa.
-Quante probabilità ci sono che una dea ranocchia saltellosa che si vede spesso litigare con Cirno possa essere entrata nell’accampamento dei Tengu e possa aver rubato una foto?-
-…hai ragione.- la kappa annuì, seguendo l’albina in volo. –E ora dove si va?-
-Mh… hai detto che il colpevole è spesso una persona di cui non sospetteresti mai, vero?-
-Si, l’ho detto.-
-Bene, di chi non sospetteremmo mai?-
-… in teoria io sospetto di tutti.-
-…in effetti possono essere stati tutti.- l’albina si sentì demoralizzata. –Ma c’è qualcuno che potrebbe non essere un probabile colpevole?-
-…Lily White?-
-…intendo qualcuno che avrebbe potuto, volendo. Altrimenti dicevo Kaname.-
-Chi è Kaname.-
-Una forlecca, ti basti sapere questo.-
-Beh… i lunarian?-
-Ma se non se ne fregano di ciò che accade fuori la foresta di bambù!-
-Oh, senti, sto sparando a caso, ok?- Nitori parve innervosita. –Non ho idea di chi possa essere il colpevole!-
-Uffi, non arriveremo da nessuna parte! Spara nomi a caso.- si lamentò l’albina.
-Yuuka.-
-Troppo sadica e stronza. Se era stata lei ci sarebbero stati dei morti… sicuramente.-
-Cirno?-
-Troppo stupida, l’avrebbero beccata subito.-
-Le Prismriver?-
-Ma dai, che senso ha?-
-Ma che ne so, mi hai chiesto tu di dire nomi. …Yuyuko?-
-Le foto non sono buone da mangiare.-
-Remilia?-
-Ti pare che una vampira megalomane se ne vada in giro a rubare foto? Però Sakuya potrebbe essere un’indiziata, bloccando il tempo poteva entrare nell’accampamento e prendere la foto.-
-Beh, potrebbe essere stata anche Suika.-
-Suika? Avrebbe schiacciato due o tre tengu…-
-Reimu e Marisa.-
-…Marisa.- ripetè Mitsuki, deviando la scopa e dirigendosi verso la Foresto f Magic.
-No, dai, se la colpevole è proprio la tua ragazza dovresti annegarti in un fiume.-
Le due detective giunsero all’abitazione della maga rosa, la quale spalancò la porta della casetta dove viveva con la maestra/fidanzata e si precipitò in casa cercandola ad alta voce, rivelando tuttavia un silenzio tombale e ricordandosi che nessuno poteva risponderle: Marisa l’aveva avvisata che sarebbe stata via fino alla sera.
-…è fuori, che sfiga!-
-Proviamo da Reimu.- propose la kappa, così le due si fiondarono fuori l’abitazione e si rimisero in volo, dirigendosi rapidamente al tempio ancora distrutto.
Scesero in picchiata e si posarono al suolo, notando solo dopo la presenza di una Yukari immobile davanti al tempio, la quale aveva lo sguardo pensieroso.
-Oh, Yukari-sama.- esclamò l’albina, avvicinandosi alla padrona della sua amica Shizuka. La donna si voltò, stupita di vederla lì.
-Mitsuki, che succede? Vi vedo preoccupate.- disse, osservando i volti delle due ragazzine mentre sventolava il suo raffinato ventaglio. In effetti la giornata era abbastanza afosa e le due detective erano sudate come se fossero appena uscite da una sauna.
-Stiamo cercando il ladro di una foto.- spiegò Nitori.
-…una foto?- chiese sconcertata la youkai.
-Si, cercavo Marisa e Reimu per interrogarle.- spiegò l’albina, mentre Nitori si era allontanata per controllare se la sacerdotessa fosse nei paraggi.
-Pensate possa averla presa una delle due?-
-Suppongo di si, non ci sono indizi. Aya-san dice che è semplicemente sparita.- spiegò l’albina.
In quel momento però, mentre raccontava l’accaduto alla youkai, si immaginò mentalmente la scena: Una foto che spariva poteva significare che qualcuno, avendo fermato il tempo, si fosse infilato nell’abitazione di Aya-san e che possa aver preso la foto senza che nessuno la vedesse poiché il tempo era fermo. D’altro canto, però, poteva anche significare che la foto fosse finita su un accidentale passaggio creato da qualcuno, che quindi l’avrebbe fatta sparire.
Si voltò verso la youkai.
-Voi ne sapete niente, Yukari-sama?-
La youkai sorrise, fissando davanti a sé le rovine del tempio in costruzione per la seconda volta.
-Cosa ti fa pensare che l’abbia presa io? E per quale motivo?-
-In effetti non avrebbe molto senso.- la ragazzina ridacchiò, sbadigliando e stiracchiandosi. –abbiamo interrogato un po’ tutti ma non siamo venute a capo della questione.
-…hai dormito poco?- chiese Yukari, osservando l’albina con il volto stanco.
-Si, ultimamente non dormo molto bene a causa dei sogni.- spiegò. –Stanotte ho sognato una voce lontana che cercava aiuto, riuscivo a sentirla meglio delle altre volte.-
-Una voce, eh. Probabilmente l’hai sentita meglio a causa della frattura.- spiegò la youkai.
-Frattura?- l’albina si voltò perplessa verso la donna, la quale la fissava con un sorriso poco sincero. Le tese la mano e le diede una foto. Una foto di un cielo.
-Eh? Ma questa è…-
-E’ falsa, la vera è stata prontamente occultata.- spiegò la youkai e, prima che Mitsuki potesse fare delle domande, continuò –Non si era accorta di aver fotografato una frattura, per fortuna direi. Sarebbe stato un grande scoop per lei e un terribile allarme per la gente di Gensokyo.-
-…un allarme? Perché?-
-Hai idea di cosa vuol dire quando il cielo di Gensokyo si frantuma?-
-…è mai successo?-
-No, per fortuna. Io e Reimu siamo appena intervenute per evitare che questa novità avesse causato danni irreparabili alla regione.- si voltò nuovamente verso il tempio, con sguardo pensieroso.
-La barriera è in pericolo? Sta crollando?- chiese allarmata l’albina –Cosa ne sarà di Gensokyo? Cosa ne sarà di noi?-
-Calmati, non c’è alcun pericolo. Per fortuna nessuno se n’è accorto e le prove sono state distrutte.-
L’albina fissò la foto: si notava solo un limpido cielo azzurro e non vi erano ulteriori particolari.
-E’ compito mio e della sacerdotessa Hakurei garantire che la barriera resti intatta. Gensokyo è viva finchè noi lo vorremo e finchè noi possiamo.- spiegò. Mitsuki sentì un tuffo al cuore, si rese conto di essere enormemente piccola rispetto a quella realtà. Gensokyo era protetta da una barriera presente solo grazie alla volontà di due persone: la sacerdotessa Hakurei e la youkai dei confini. Cosa sarebbe potuto succedere se una delle due si fosse rifiutata di continuare a tenerla su? E se la barriera fosse stata distrutta?
-Ma perché lo stai dicendo proprio a me?- chiese perplessa e spaventata.
-Perché voglio che tu la smetta di sognare.-
-Cosa?! Cosa centrano i miei sogni con questo!-
Yukari si voltò verso l’albina con aria seria, tirò via il suo ventaglio e la fissò negli occhi. I suoi occhi seri e lucenti spaventarono la maga rosa che si sentì impietrita davanti a quella espressione.
-E’ impossibile chiederti di controllare la tua risonanza onirica, l’unico modo per evitare che accada di nuovo è assumere farmaci che ti rendano incapace di sognare.- spiegò. –La barriera è a rischio finchè tu continui a trasmettere contatti con youkai del Mondo Esterno.-
-…youkai… del Mondo Esterno…?-
La donna aprì un passaggio squarciando l’aria con il suo ventaglio.
-Ascoltami bene, Mitsuki, ti do un’ultima chance.- iniziò, posizionandosi accanto al passaggio e dando le spalle all’albina -O la smetti di sognare o ti butto fuori Gensokyo.-
Entrò nel passaggio e questi si richiuse alle sue spalle, svanendo nel nulla.
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Screw the rules, she have green hair D:
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
< AAAH! UNA FOTO! PICCHIALA! PICCHIALA! PICCHIALA! )
In realtà sappiamo bene che il ladro è sempre il maggiordomo
Ma non è sakuya!
è COME SEMPRE colpa sua!
In realtà sappiamo bene che il ladro è sempre il maggiordomo
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Stage 29 - Piccola pausa
Era passato molto tempo ormai da quando stava correndo in quel luogo non ben definito: attorno a lei era tutto completamente nero, non vi era alcun particolare che distinguesse un mattone da un altro o un albero dal pavimento. Non c'era nulla, solo nero.
Si fermò, stremata e ansimante, non poteva correre per tutto il tempo e dato che non c'era nulla la cosa migliore da fare era sedersi a terra e aspettare, aspettare che quel sogno finisse e che si svegliasse.
Non c'erano voci, non c'erano creature strane, non c'erano luci. C'era solo il nulla.
Ma d'altronde era già stupita del fatto che si trovava comunque da qualche parte: era quello il significato del non-sognare? Eppure stava comunque sognando, anche se effettivamente sognava il nulla. Sapeva che non sognare equivaleva ad andare a letto e allo spegnersi completamente, riprendendo conoscenza solo al risveglio. Nessuno l'aveva mai avvisata del fatto che potesse trovarsi in un sogno nel nulla a non fare niente.
Ma forse dipendeva dalle sue strane capacità.
Aprì gli occhi, mettendo a fuoco il soffitto leggermente sfocato e respirando con gran fatica.
-Ti ho svegliata?- chiese Marisa accanto a lei. L'albina si voltò verso la maga nera e notò che aveva in mano un panno bagnato e la sua espressione era preoccupata. Si sforzò di parlare ma non ci riusciva ancora, era spaesata.
La maga le passò il panno bagnato sopra la fronte.
-Non parlare da zé, cerca di riposarti.-
-Che...succede?- riuscì a chiedere l'albina con grande sforzo di volontà. Marisa le sorrise dolcemente.
-Hai la febbre alta, sarà colpa delle medicine di Eirin da zé, forse hai un rigetto o qualcosa di simile...-
L'albina scostò lo sguardo e cercò di ricordare cosa fosse successo. Era già da alcuni giorni che aveva iniziato a prendere i sonniferi di Eirin-sensei e infatti era da alcuni giorni che si sentiva alquanto disorientata ma solo quella mattina le doveva essere salita la febbre. Marisa non sapeva che continuava a sognare, anche se non sognava nulla, nonostante i farmaci somministratele da Eirin-sensei.
-Come ti senti zé? La febbre è ancora molto alta- chiese la maga nera, strizzando il panno umido in una bacinella di legno piena d'acqua, appoggiata accanto al letto.
-...sto già abbastanza meglio.- disse l'albina, sorridendo. In effetti più passava il tempo e più riusciva a sentirsi meno disorientata.
-E' davvero strano, forse è meglio che ti faccia visitare da Eirin- propose la maga nera, osservando l'albina sottecchi.
-Ma no, non è nulla. E' un po' di febbre che mi è salita per via del troppo calore...- si inventò Mitsuki, passandosi la mano sinistra sulla fronte calda. -Vedrai che passa.-
-Se lo dici tu, ma io sono preoccupata zé.- la maga nera prese il secchio e lo spostò verso il muro in modo che non ci si potesse inciampare per sbaglio.
-...che noia, cosa farò tutto il giorno in casa?- si chiese, sapendo di essere una ragazza molto attiva che raramente stava in casa a non far nulla. La prospettiva di una giornata di assoluto ozio non la allettava e Marisa la fissò perplessa.
-mh... forse posso vedere di portarti qualcun altro per compagnia, così ci sarà più movimento da zé.- propose la maga.
L'albina si issò a sedere in mezzo al letto e si voltò verso Marisa, raggiante.
-Faresti questo per me?- chiese, con occhi luccicanti.
La maga si avvicinò a lei, nel tentativo di baciarla.
-Per te questo ed altro.- ma quando stava per unire le sue labbra a quelle dell'albina, venne scostata.
-ehi, attenta! Sono malata!- le disse, allontanandola con la mano. Marisa ci rimase male.
-Ma tranquilla, io non ho questi problemi! Non sono stata mai malata.- spiegò, alzando le spalle. -Beh... se tu mi prometti di stare buona buona qui io esco, trovo qualcuno e ritorno zé.-
-D'accordo.- annuì l'albina, aggiustandosi i capelli in disordine.
-Allora a dopo zé.-
La maga nera uscì di casa, lasciando da sola l'albina la quale si issò dal letto, prese lo specchio dal comodino e chiamò Kagami a tenerle compagnia mentre usciva dalla stanza e si dirigeva al pian terreno.
-Come ti senti, Mitsuki?- le chiese la donna, mentre Mitsuki si sedeva in cucina al tavolo, posizionando lo specchio dinanzi a sé.
-Meglio, ma mi annoio. Marisa è uscita per portarmi qualcuno e fare un po' di baldoria...-
-Allora tornerà con Reimu.- disse la youkai, ridendo delicatamente.
-Nah, ne dubito.- rispose l'albina.
-Di cosa vogliamo parlare?- le chiese Kagami, osservandola negli occhi.
-Voglio sapere qualcosa in più di te.- chiese lei, curiosa.
-Ti ho già detto tutto ciò che mi riguarda.-
-E per quanto riguarda ciò che sai fare? Sei in grado di specchiare le persone e di prendere il loro carattere... ma i desideri?- chiese Mitsuki, perplessa -non ho ancora capito perchè ti metti ad esaudire i desideri come hai fatto con me e Kaname.-
-Mh come posso spiegarti...- iniziò la youkai -dunque, tu e Kaname avete un carattere simile con sfumature diverse, io vi ho copiate entrambe e il vostro desiderio era uno solo: far sparire tutti quanti.-
-E questo cosa comporta? Hai copiato il nostro carattere ma cosa centra realizzare i desideri?-
-Prova a pensarci! Se copio il tuo carattere copio anche i tuoi pensieri e ciò che vuoi in quel momento. Ma c'è una differenza- spiegò lei -Tu vuoi far sparire la gente ma non puoi perchè non sai come fare mentre io si, posso.-
-E poichè puoi, tu... l'hai fatto?-
-Se tu potessi l'avresti fatto, ma non potendo ti sei lasciata andare. Avendoti specchiata io ho provato ciò che provavi tu, volevi e quindi volevo anche io far sparire tutti. Tu non potevi farlo anche volendolo ma io, volendolo perchè copiavo te, ero in grado e quindi ho fatto ciò che volevo... quindi ciò che volevi tu.-
-Ahhh adesso ho capito!- esclamò l'albina, stupita. -Quindi tu puoi fare quello che vuole la gente perchè ne hai il potere e lo vuoi anche tu perchè lo vogliono loro...- disse tentennante. L'albina si stava quasi confondendo mentre cercava di spiegare cosa avesse capito e Kagami rise, annuendo poichè l'albina aveva comunque compreso la spiegazione.
-Esatto, si, ma non è il solo potere che possiedo. - disse la youkai -Io posso anche assumere la forma della persona che specchio.-
-E' vero, sei diventata Marisa!- esclamò la ragazza, ricordando quando Kagami prese le sembianze di Marisa nel negozio degli specchi al villaggio.
-Si chiama trasfigurazione, sono in grado di farlo solo specchiando qualcuno perchè sono la youkai degli specchi.- spiegò. -Nel senso che se non fossi quella che sono potrei trasfigurarmi anche in persone che non conosco o che non esistono.-
-Che potere affascinante!- notò l'albina, muovendo nervosamente i piedi sotto il tavolo con enfasi fanciullesca.
-Prima o poi suppongo ci riuscirai anche tu.- disse inoltre.
-Come sarebbe anche io? Marisa non sa mica farlo, non è un potere così semplice che una maga può imparare!- le rispose l'albina, perplessa. Kagami rise.
-Non sto dicendo che lo apprenderai dai libri, il potere lo avrai da me.- spiegò. -Ti ho detto che in cambio del tuo corpo ti avrei dato i miei poteri.-
-EHHH?! Stai dicendo che io posso trasformarmi?- chiese scioccata la ragazzina che per la sorpresa si era anche alzata di scatto dalla sedia.
-Non adesso, non ancora. Ci vuole ancora un po' di tempo, i miei poteri devono fluire al tuo interno abbastanza da poterti rendere in grado di usare le mie capacità.-
-E' incredibile, non avrei mai pensato che potesse succedermi una cosa simile!- Mitsuki iniziò a saltellare delirando e Kagami tentò di richiamarla a sé, chiedendole di tornare a sedersi per evitare di sbattere contro la credenza.
-Allora... parlami un po' di te.-
-Non ho molto da dire, la mia vita non è così avvincente come la tua... almeno prima di diventare una maga.- spiegò l'albina. -Di avvincente ricordo solo la tragedia dei nove.-
-Cosa sarebbe questa tragedia?-
-Non lo sa nemmeno Marisa, praticamente successe quando avevo all'incirca quattro anni, eravamo un gruppo di dieci bambini che ci avventurammo nella foresta e nove di loro morirono preda di youkai mentre io fui la sola a salvarmi.-
-Fu una fortuna, come ti sei salvata?-
-Non ne ho la minima idea, sembra che mi abbiano trovata nascosta in un cespuglio ma non ricordo nulla.-
Kagami parve essere pensierosa, il suo sguardo era fisso sulla parete dietro l'albina. Mitsuki attendeva pazientemente che le venisse fatta un'ulteriore domanda.
-E' per qualche motivo collegato a questa vicenda che Kaname ti odia?-
L'albina si stupì della domanda e fece fatica a rimettere assieme i pezzi, prima di rispondere.
-No, no, Kaname non la conoscevo nemmeno all'epoca.- spiegò -Lei mi odia per una stupida vicenda che accadde quando avevamo otto anni... o nove... boh.-
Kagami restò attenta e immobile, ascoltando ciò che l'albina le stava raccontando.
-E' qualcosa di stupido e infantile, forse a otto anni si era anche troppo adulti per certe sciocchezze... non so, erano quegli stupidi pensieri da bambini che sono rimasti perchè lei è troppo orgogliosa per fare pace.-
-Praticamente non c'è un vero e proprio perchè del vostro odio?-
-Fondamentalmente no, lei mi odia per invidia e perchè essendo stata viziata si aspettava cose diverse, calcola che poi all'epoca era quasi forzatamente sparita la voce che fossi io la youkai che avesse mangiato gli altri bambini, ma quello fu perchè Keine-sensei si prese cura di quella faccenda.-
-Come potevano pensare che tu fossi una youkai? Non c'erano i tuoi genitori a giustificarlo?-
-I genitori dei bambini morti dovevano pur additare qualcuno e l'unica sopravvissuta era una preda succulenta.- parve pensarci un po', perplessa -Ma io... non sono nemmeno sicura di essere davvero figlia dei miei genitori.-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Li trovai a discutere di qualcuno, una persona che suppongo sia una donna poiché ne parlavano al femminile, che centrava con me nel periodo della mia nascita.- spiegò -E centrava anche con il Melodic Prism che i miei volevano distruggere.-
-Forse questi misteri riguardano la tua protettrice.- pensò la youkai.
-E' probabile, ci avevo già pensato anche io.-
La porta di casa si aprì con velocità e la voce di Marisa risuonò forte nell'abitazione, l'albina salutò frettolosamente la youkai e poggiò lo specchio sul mobile prima che la donna entrasse in cucina, trovando la fidanzata malaticcia seduta al tavolo.
-...ehi, non ti avevo detto di restare nel letto da zé?- chiese, mentre dietro di lei spuntava una Mystia sorridente.
-Avevo fame e... oh Mystia!- Mitsuki le si gettò al collo e iniziarono a saltellare entrambe come prese dall'euforia, tanto che Marisa dovette trascinarle sul divano nel salotto per farle calmare.
-Ah, Mitsu senti ma l'idea del concerto, allora, lo si fa?- chiese la youkai notturna, sedendosi sul divano a gambe incrociate voltata verso l'albina che si sedette nello stesso modo per imitare l'amica.
-Concerto?-
-Ma si, quello che mi dicesti la volta scorsa!-
-Ah, si, il concerto estivo!- ricordò la ragazza mentre Marisa si appoggiava allo schienale del divano, fissando le due con curiosità.
Mitsuki aveva avuto l'idea di fare un concerto proprio dopo il successo del Reitaisai e ne aveva parlato con Mystia qualche giorno dopo, trovandola incredibilmente interessata ed entusiasta.
-Un concerto da zé? Sarebbe fantastico!-
-Partecipiamo solo noi due?- chiese Mystia, pensierosa.
-mh... beh... io chiederei anche a qualcun altro, cioè, se ha successo sarebbe troppo una figata pazzesca!-
-Hana ha una bella voce, possiamo chiederle di partecipare!-
-Hana... è vero! Ma io chiederei anche a Reisen, che ne dici?-
-Reisen sa cantare?- chiese Marisa, perplessa poiché probabilmente si stava immaginando un coniglio cantare.
-E non è tutto, sono sicura che anche Shizuka sa cantare!- pensò l'albina. -Dovrò chiederglielo.-
-Sai che c'è di nuovo zé? Vi aiuto anche io.- la maga si issò dallo schienale dove si trovava appoggiata e si infilò il cappello, pronta ad uscire. -Aspettatemi qui, vado a fare delle commissioni.-
-Esci di nuovo?- non fece in tempo a chiedere poiché la maga era già uscita e aveva chiuso la porta dietro di sé. Era solita a comportarsi in modi così assurdi e sospetti e Mitsuki ci restava sempre stranita. Si voltò verso l'amica e si guardarono perplesse per qualche secondo, prima di decidere di continuare la conversazione.
-Allora andrò io a chiedere a Reisen, tu chiedi ad Hana e a Shizuka appena stai meglio!- esclamò Mystia.
-Le canzoni però... cosa cantiamo?-
-Mah... non ti preoccupare per questo, posso andare da Kourin-san e chiedergli quei giornali sulla musica nel Mondo Esterno.- spiegò la youkai.
-Geniale! Però anche cantando canzoni famose nel Mondo Esterno... come facciamo a sentirle se non abbiamo i cantanti che le cantano per noi?- chiese curiosa.
-E' vero... beh chiederò a Kourin-san come possiamo fare!- disse la youkai, emozionata.
-Poi mancano due cose importanti: il posto e quando.-
-Perchè non farlo al tempio Hakurei?- chiese la youkai.
-No, no, lo escludo. Meglio un posto solo per noi.-
-Allora... sulle colline prima del Giardino del Sole? Ci sono i ciliegi in fiore lì, anche se non è più stagione.-
-Si, un posto dove c'è molto spazio per costruire un palco.-
-Che ne dici di fare a fine estate? Gli ultimi giorni dell'Hazuki, possiamo vedere di farlo capitare con l'arrivo del Nagatsuki!-
-Aww Nagatsuki!- esclamò l'albina, arrossendo. La youkai non capiva come mai quella reazione e l'albina si limitò a scuotere il capo. -Lasciamo stare... dobbiamo chiamare le Prismriver per suonare.-
-Non so se saranno in grado di fare una base difficile, so che nel Mondo Esterno ci sono diversi suoni che vengono riprodotti da altri strumenti che loro potrebbero non avere.-
-E come facciamo? Selezioniamo le canzoni?- chiese preoccupata la maga rosa.
-Tranquilla, chiederò a Kourin-san anche di questo.- spiegò, annuendo -Adesso mancano i vestiti...-
-Chiederò ad Hana, lei ne inventa di carinissimi! Sa disegnare davvero bene.-
-...Hana sa disegnare? Sul serio?- Mystia parve stupita.
-Si, poi ti faccio vedere qualche sua creazione!-
-Va bene... adesso che è tutto stabilito meglio che mi metta all'opera visto che tu stai male devi pensare solo a riposarti.- annuì, trascinando l'albina fuori dal salotto e salendo le scale.
-Ehi ehi ferma, io sto già meglio!-
-Niente scuse, devi starmi bene per questo evento!- disse eccitatissima la youkai, trascinando Mitsuki nella sua vecchia camera.
Dato che si era fermata, l'albina prese il comando e trascinò Mystia in camera di Marisa sotto il suo stupore.
-...adesso dormo qui.- affermò, imbarazzata e guardando il pavimento.
-...ah... certo!- ridacchiò -beh allora mettiti nel letto caldo caldo e riposati.-
La youkai sparì per le scale poco dopo che l'albina si era infilata sotto le coperte. Udì il rumore della porta che sbatteva e poi ci fu silenzio.
-...che noia, ho dimenticato lo specchio in cucina...- si voltò verso un lato, sospirando. -Kagami... non me ne volere ma sono davvero troppo pigra per andarlo a prendere...-
Chiuse gli occhi, sperando che quella sera Marisa preparasse qualcosa di buono da mettere sotto i denti... aveva molta fame.
Quando si ritrovò nel luogo nero capì di essere di nuovo finita nel sogno nullo e sospirò nuovamente, sedendosi.
Si guardò attentamente, stupita e incredula: indossava uno strano vestito rosa con pizzi e merletti bianchi e fiocchetti di un rosa più scuro. In testa aveva un cappello da maga come quello di Marisa ma più particolareggiato e... rosa.
-...e questo da dove salta fuori?- si chiese, perplessa. -...però... è davvero carino!-
Saltellò per il posto facendo svolazzare la gonna e senza curarsi di nulla dato che sapeva di non poter star male nei sogni.
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
O_O
MITSUKI... QUELLA DI DANMAKUFU!!!!
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Ho finito di leggerlo, deal with it XD.
Spoiler! :
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Stage 30 - Alla ricerca del Mayohiga
Il concerto estivo era l'avvenimento più importante per le ragazze, erano già iniziati i preparativi per la costruzione del palco e già giravano delle voci, merito anche della reporter Aya che, spinta dalla curiosità, aveva fatto girare la notizia grazie al suo quotidiano.
L'albina si era ripresa dalla febbre e si sentiva molto energica quella mattina nonostante il caldo torrido che stava invadendo la regione. Nei giorni precedenti avevano contattato la coniglietta lunare Reisen e Mitsuki le aveva anche fatto fare una sorta di audizione per assicurarsi delle sue abilità canore. Anche Hana era stata tirata dentro il progetto ed era più felice che mai: le sue abilità erano talmente magnifiche che a volte Mitsuki si sentiva nettamente inferiore. Anche Mystia, nonostante la sua tipica abilità dovuta alla sua essenza e ai suoi poteri, si sentiva alquanto modesta nei confronti dell'amica. Questo le spinse a provare e riprovare mentre erano impegnate con la costruzione del grande palco. Nitori aiutò con grande passione le altre ragazze, coordinava la costruzione con serietà e precisione poichè il disegno del palco era stato realizzato soprattutto da lei. La tecnologia mancante sarebbe stata colmata dalla magia di Mitsuki e Mayumi, che con qualche incanto di luce e colpi di scena avrebbero reso il tutto ancora più spettacolare e indimenticabile.
Si, indimenticabile: era questo ciò che desideravano tutti. Realizzare qualcosa di stupendo che restasse nella memoria di chi lo andava a vedere.
L'albina già sembrava sognare ad occhi aperti quando un giorno avrebbe ripetuto quel fantastico evento e tutti avrebbero riconosciuto la sua figura, applaudendola e urlando il suo nome.
-Le idol di Gensokyo... - si disse tra sé e sé. -Saremo famose e canteremo per tutti quanti con tutta la nostra passione!-
I lavori procedevano a gonfie vele ma mancava ancora un particolare: Shizuka.
Mitsuki voleva assolutamente che fosse nel gruppo, la sua bellezza e malizia avrebbe attirato molte persone e un idol, da ciò che l'albina aveva studiato su di loro, doveva attrarre e intrattenere. Inoltre, se avesse partecipato al concerto, di sicuro Yukari sarebbe stata presente e la sua presenza avrebbe attirato molti youkai importanti.
Sarebbe stato un successo, anzi, doveva essere un successo.
Per far sì che lo fosse davvero, però, doveva trovare Shizuka e invitarla a partecipare, sperando che accettasse. Il problema era che Shizuka viveva nella dimora di Yukari, il Mayohiga e nessuno sapeva dove fosse situato.
-Cosa hai intenzione di fare per trovarla?- le chiese Reisen, offrendo di darle una mano poichè i suoi poteri psichici sarebbero potuti tornare utili.
-Ti dirò, non ne ho la minima idea.- rispose l'albina, preoccupata. -Credo che mi farò qualche tappa chiedendo in giro se sanno qualcosa.-
-Sicura di non volere il mio aiuto?- chiese ancora la lunare. -Potrei cercare da qualche altra parte, così ci dividiamo i compiti...-
L'albina si voltò verso il piccolo cantiere dove stavano costruendo il palcoscenico per l'esibizione e notò che erano ancora all'inizio dell'opera, nonostante ci lavorassero in molti. Avevano reclutato delle fatine grazie all'aiuto di Daiyosei, alla quale avevano chiesto aiuto per lo spettacolo assicurando loro i posti da spettatori in prima fila.
-...c'è ancora molto da fare qui, meglio che vada solo io.- spiegò l'albina, salutando l'amica che tornò al suo lavoro.
Su una mappa improvvisata su un foglietto di carta tracciò i luoghi più importanti che avrebbe dovuto visitare per cercare informazioni. Con un puntino segnò il luogo da dove stava partendo, ovvero il cantiere dove stavano costruendo il palco. Tracciò una linea decisa che finì nell'Eientei, decise così che sarebbe stata la sua prima tappa e, saltata in groppa alla sua fida scopa, si librò nel blu diretta alla Bamboo Forest.
Planò qualche istante dopo nella villa giapponese situata nel mezzo della foresta e vi entrò senza troppe cerimonie, cercando la dottoressa Eirin che essendo libera da visite e impegni la ricevette all'istante.
-Mayohiga, dici? Non ho idea di dove sia, è davvero difficile trovare quel luogo.- rispose, pensierosa.
-Quindi suppongo che nemmeno la principessa sappia dove si trova.- disse la maghetta e Eirin annuì col capo. -Ti ringrazio, cercherò indizi altrove.-
-Buona fortuna.- disse la dottoressa, salutando l'albina che era già partita per la sua prossima tappa: la Forest of Magic.
-mh..- l'albina planò davanti casa sua, entrando titubante nell'abitazione. -Non so... dubito che Marisa possa saperlo...- disse a sè stessa, fissando la mappa, pensierosa.
-Sapere cosa zé?- chiese una voce proveniente dalla stanza adiacente all'ingresso. La maga nera uscì dal laboratorio con un camice macchiato e con un viso perplesso.
-Dove si trova il Mayohiga, sto cercando di contattare Shizuka ma non ho idea di dove sia...- spiegò l'albina, avvicinandosi all'amata maestra e battendo un po’ sul camice per pulirlo quanto poteva.
-Il Mayohiga dici? Nessuno sa dove sia da zé, è un villaggio illusorio al confine ma ci siam passati durante alcuni eventi tempo fà... non fu facile trovarlo, ma se ti può consolare l'abbiamo solo intravisto-
Tuttavia la cosa non consolò per niente l'albina che si trovava nuovamente punto e daccapo nella sua ricerca disperata. La maga nera le stampò un bacio sulle labbra e la saluto amorevolmente, lasciandola ripartire per la sua avventura.
Mitsuki tracciò nuovamente una linea che terminò tuttavia nell'abitazione di Alice.
-Maledizione, non mi và di vederla... però può darsi che sappia qualcosa...- si rimise in groppa alla scopa e si diresse riluttante verso l'abitazione stile occidentale della burattinaia color arcobaleno.
Bussò alla porta per due volte, prima di controllare nuovamente la mappa per sapere la sua prossima tappa. Tentar non nuoce ma pensò che sicuramente Alice non poteva saperne molto, per cui segnò una freccia che portava al Kourindou.
La porta dell’abitazione si aprì e apparve una Alice seccata.
-Cosa c'è?- chiese con tono sprezzante ma meno colmo di odio di quanto fosse un tempo.
-Cerco il Mayohiga per questioni importanti, tu sai dirmi dove si trovi?- rispose Mitsuki con nonchalance, con una calma che faceva invidia ai migliori attori. Sotto lo stupore dell'albina, la ragazza la invitò ad entrare e la fece sedere nel salotto mentre la bambolaia iniziò a consultare dei libri e degli appunti posti su di uno scaffale.
-Ho qualcosa sul Mayohiga, mi sono informata sul fenomeno.- spiegò, avvicinandosi all'albina e sedendosi di fronte a lei, sfogliando gli appunti e il libro. -A quanto ne so, se vuoi trovarlo devi dirigerti ad un confine, dove si trova la barriera.-
-Un confine?- chiese curiosa l'albina, ancora stupita per la tranquillità e la gentilezza della rivale.
-Sai che Gensokyo è chiusa da tutti i lati, no? C'è la barriera Hakurei che la protegge e non solo, c'è anche il Mayohiga per questo.- spiegò, mostrandole gli appunti e sottolineando con l'indice le sue affermazioni descritte sui fogli. -Per trovare il Mayohiga devi raggiungere il confine ad est, però non è così facile entrarci.- continuò, aprendo adesso un libro e tirandone fuori altri fogli scribacchiati. -Se sei potente puoi intravederlo ma non puoi entrarci, a meno che tu non sia davvero molto potente, abbia particolarità inerenti al ritrovamento di luoghi inaccessibili o sia invitata da Yukari stessa.- spiegò infine, alzandosi e mettendo in ordine con precisione i libri e gli appunti presi. Mitsuki pensò che se Marisa avesse metà della comprensione dell'ordine e della precisione di Alice a quest'ora la casa non sarebbe un caos totale ogni volta che mancava per una giornata intera lasciando la maga nera ai suoi esperimenti.
Si alzò, chinandosi lievemente per ringraziarla e la burattinaia l'accompagnò alla porta.
-Ti rignrazio di avermi aiutata.- le disse, con serenità. -Pensavo mi avresti sbattuto la porta in faccia.- aggiunse, mordendosi un labbro.
-A che scopo? Avevi bisogno di aiuto e potevo dartelo.- rispose, con la freddezza e la calma di sempre.
-Io non avrei aiutato qualcuno che odio.- affermò subito la ragazzina, voltandosi a fissarla negli occhi. La burattinaia non batté ciglio.
-...ma io non ti odio.- rispose.
Mitsuki restò perplessa per qualche istante, prima di parlare nuovamente.
-Ma io sono una tua rivale!-
Alice chinò lo sguardo e guardò la foresta adiacente, senza trasmettere alcuna emozione.
-No, non più. Non c'è più motivo di essere rivali.-
-Non ti piace più?- chiese Mitsuki, incrociando le braccia.
-Cosa conta? Ha scelto te.-
-E non vuoi continuare a combattere per ottenere ciò che vuoi?- Mitsuki era perplessa e la burattinaia tornò a fissare la maga rosa.
-So riconoscere una sconfitta, a differenza tua.-
L'ultima affermazione spiazzò completamente l’albina che rimase a bocca aperta.
-E inoltre non vorrei stare con una persona che in realtà ama un'altra.- il suo tono si era leggermente alterato per cui, scusandosi, chiuse la porta, lasciando l'albina pietrificata fuori la casa. Non avrebbe mai immaginato di sentire quelle parole ma all’improvviso si ricordò di quando era innamorata di Alice e decise di voler fare una pozione d'amore per ottenere il suo cuore. Si accorse che non era amore in quel preciso istante che Alice le aveva dato una lezione di vita: come poteva amare una persona se per averla avrebbe usato la magia per cambiare i suoi sentimenti? Quello non era amore, era possessione. Mitsuki la voleva, la desiderava così tanto che non le sarebbe importato se i suoi sentimenti erano frutto di magia.
Ma con Marisa era diverso, l'amava realmente e per lei non avrebbe creato alcuna pozione né fatto alcun incantesimo per farsi amare davvero. Se Marisa avesse amato qualcun altro sarebbe scappata lontano, dove non poteva vederla e dove poteva dimenticarla.
Capì i sentimenti di Alice e capì perchè aveva rinunciato. Il suo amore per Marisa era puro quanto il suo, se Marisa era felice le stava bene e non si sarebbe intromessa tra le due.
Quando saltò nuovamente in groppa alla scopa era ancora immersa nei suoi pensieri ed era triste nell’immaginare cosa avrebbe fatto nella situazione della burattinaia. Era davvero molto forte per riuscire ad andare avanti nonostante tutto o forse era semplicemente Mitsuki ad essere troppo debole.
Si diresse al Kourindou come aveva deciso prima di entrare da Alice, adesso più sicura di prima poiché Kourin-san poteva darle delle informazioni importanti sul come accedere al Mayohiga. Inoltre, pensò, Yukari-sama faceva spesso visita all’emporio per vendere oggetti trovati in giro nel Mondo Esterno. Fu grazie a lei che Kourin-san aveva nell’emporio un ipod pieno di canzoni, lo stesso che le ragazze avevano preso in prestito per ascoltare le canzoni che avrebbero dovuto cantare. L’ipod in questione era un oggetto minuscolo da cui magicamente si poteva ascoltare della musica provenire dal suo interno tramite dei fili chiamati cuffie. Si potevano sentire molte canzoni provenire dai fili, proprio come se ci fossero stati dei veri cantanti e dei musicisti.
Quando entrò nel negozio non mancò di ringraziare Kourin-san per il prestito, prima di passare alla domanda più importante.
-Il Mayohiga, dici…- rispose l’uomo, aggiustandosi gli occhiali. –e’ davvero difficile giungervi, è un luogo fatto di illusioni…-
-Si, questo lo so, mi è stato già spiegato.- affermò l’albina, grattandosi il capo. –Il problema fondamentale è come arrivarci!-
-Non credo tu possa trovarlo, bisognerebbe avere un invito di Yukari-san.- spiegò lui.
-Ma è questo il problema! Come chiamo Yukari-sama? Esiste qualche cosa tipo… chessò… la telepatia?- chiese la maga, sconcertata –Come faccio a parlarle se lei è nel Mayohiga che non trovo?-
-Beh… potresti vedere se è in giro.- propose l’uomo, cercando di aiutare l’albina.
-Ne dubito, sai che Yukari-sama dorme la maggior parte del tempo, in estate soprattutto!- l’albina si sedette, depressa. Non aveva idee e nessuno la stava aiutando in alcun modo. Fissò la mappa con fare annoiato e segnò la Youkai Mountain come prossima tappa, pensò che forse la dea del tempio sapesse come raggiungere il Mayohiga. Dopotutto era pur sempre una dea, no?
Kourin-san sembrò notare la mappa e dopo alcuni istanti batté le mani con entusiasmo.
-Ma certo! Il tempio!- disse lui, sistemandosi nuovamente gli occhiali con fare soddisfatto.
-Il tempio?- ripeté l’albina, perplessa.
-Yukari fa spesso visita a Reimu, perché non vai lì?-
L’albina tirò su il capo dal bancone e fissò l’uomo con uno sguardo stralunato, chiedendosi come mai non ci avesse pensato prima.
Atterrò al tempio notando che era quasi ultimato poiché era stato ricostruito in seguito alla sua distruzione durante gli avvenimenti temporali di qualche settimana prima. Si diresse all’ingresso e notò l’offertorio con la campanella dove fece la sua prima offerta quando giunse al tempio dopo essere scappata di casa. Quel giorno chiese agli dèi un nuovo destino e Reimu la scoprì, chiedendole perché volesse cambiare la sua vita. Reimu fu la prima persona che incontrò e fu proprio lei a suggerirle di incontrare Marisa per diventare sua apprendista, quando l’albina le aveva raccontato che desiderava apprendere la magia. In effetti sentiva Reimu come una sorella maggiore e le voleva molto bene, grazie a lei si trovava finalmente immersa nella vita che desiderava, lontana dai ricordi del suo passato.
Si sedette all’entrata, ammirando il cielo terso e sventolandosi con la mano per rinfrescarsi un po’: faceva davvero molto caldo lassù sul monte e il sole sembrava più vicino che mai.
La sacerdotessa le spuntò dietro, sedendosi accanto a lei e ponendo nel mezzo una ciotola con dei biscotti.
-O eri tu, o era Marisa.- disse, bevendo del tè dalla sua tazza dopo averne offerta una uguale alla sua ospite.
-Marisa è alle prese con i suoi esperimenti, speriamo non distrugga la casa!- esclamò l’albina, sorseggiando anche lei il tè offertole dalla sacerdotessa Hakurei.
-Altrimenti dovrai ricostruire tutto tu.-
-Già, e io ho altri impegni.-
-Ah proposito, come vanno i preparativi per il concerto?- chiese curiosa Reimu.
-tutto bene, manca solo una persona con cui dovrei parlare, il problema è che non la posso trovare da sola.- spiegò. –Ho bisogno che mi aiuti.-
-Chi è che stai cercando, sentiamo.- disse Reimu, poggiando la tazza vuota accanto a lei.
-Cerco Shizuka… ma non so come trovare il Mayohiga.-
Reimu si grattò il capo, perplessa.
-Non la puoi trovare così, il Mayohiga è un posto abbastanza difficile da raggiungere.-
-Speravo tu mi potessi aiutare, so che Yukari-sama viene molto spesso qui da te…-
-Posso darle un messaggio da parte tua.-
-Allora, se puoi, dille che cerco Shizuka disperatamente.- affermò l’albina, addentando un biscotto.
-Quando la vedrò non mancherò di riferirglielo, tranquilla.-
Il sole batteva davvero forte, dovevano essere le tre del pomeriggio e per questo faceva molto caldo. Non c’era nessuno al tempio, nemmeno la solita oni ubriaca. Le cicale erano talmente rumorose che riuscivano ad infrangere il silenzio della zona circostante.
-E’ da passato ormai un anno e qualcosa di più da quando sei una maga.- affermò Reimu, sorridendo. –Non pensavo ti saresti spinta fino a questo punto, sono sorpresa.-
-Perché sei sorpresa? Non credevi volessi davvero diventare una maga?-
-Più che altro ero convinta che il luogo ti avesse spaventato e che tornata a casa ti saresti ricreduta. Ma non fu così poiché due giorni dopo ti ho ritrovato qui a pregare ancora per cercare gli ultimi libri di magia che non c’erano nella tua soffitta.-
-Ancora mi chiedo cosa ci facessero dei libri di magia nella mia soffitta, assieme al Melodic Prism.-
-Non è inusuale che qualcuno possegga dei libri di magia, siamo a Gensokyo, dopotutto.-
-Si ma… parlo di una soffitta di normali umani, non di youkai.-
-E questo cosa vuol dire? Anche alcuni umani sanno usare la magia, alcuni incantesimi facili.-
-I miei genitori ne sembravano contrariati. Quando ho detto che volevo diventare una maga avevano una faccia…-
-Questo dovresti chiederlo a loro.- le consigliò Reimu, mangiando l’ultimo biscotto della ciotola. –Se vuoi sapere perché odiano la magia o perché non volevano che diventassi una maga… perché non glielo chiedi?-
L’albina non ci aveva mai pensato e in effetti avrebbe dovuto farlo. Aveva paura che se ci fosse andata non le avrebbero nemmeno aperto la porta di casa, magari se ci fosse stata Marisa con lei le cose sarebbero state diverse e loro le avrebbero spiegato tutto sin dal principio.
-Ti ringrazio Reimu, mi aiuti sempre.- disse l’albina, arrossendo. Era felice di aver conosciuto Reimu, con lei si sentiva protetta.
-Sono la sacerdotessa Hakurei, devo aiutare le persone.-
-O è forse dovuto alle offerte che ho fatto in passato?- ridacchiò mentre Reimu si imbronciò. –Se vuoi ho qualcosa qui, te lo offro volentieri.-
-Ma finiscila, non preoccuparti.- rispose la sacerdotessa, spiazzandola.
-Scusa… è che… mi sento in dovere di ringraziarti.-
-Non devi ringraziarmi, devi solo pensare a star bene per la tua fidanzatina e a non farla preoccupare.- spiegò lei, osservandola sottecchi. –Ti ama molto, non l’ho mai vista così prima d’ora.-
-…già… suppongo di sì.-
-Supponi?- Reimu scoppiò a ridere e l’albina arrossì visibilmente. –Comunque sono felice di aiutarti, tra tutti questi youkai, a parte Marisa, un’altra umana nel giro non fa poi così male.-
-… sai, Reimu, stavo iniziando a pensare di non essere umana.- spiegò lei, Reimu la fissò male. –I sogni, le voci… i miei che dicono cose strane su di me…-
-Mitsu, se tu non fossi umana, credimi, saresti molto più umana di certi umani che ci sono in giro.- si alzò, prese la ciotola e le tazze vuote ed entrò nel tempio, lasciando l’albina seduta con sguardo perplesso che restò a riflettere su ciò che aveva appena detto.
-…quindi… anche se non fossi umana voi mi accettereste così come sono?-
La sacerdotessa spuntò nuovamente dall’ingresso e si sedette accanto all’albina.
-Tu sei Mitsuki, non credo conti altro.-
Quasi non pianse di gioia. Senza rendersene conto raccontò del sogno che aveva fatto e di Yukari-sama che le aveva intimato di smettere per il bene di Gensokyo. Cercò accuratamente di non rivelare che stava lentamente tornando a sognare, che il buio attorno a lei era diventato meno scuro e che proprio da quando stava tornando a sognare la sua febbre era passata e stava nuovamente meglio.
-So di questa storia, c’ero anche io con Yukari quando notammo la frattura.-
-E sarebbe colpa mia?- chiese la ragazzina, sconvolta.
-E’ colpa delle tue capacità, suppongo.- l’albina capì che si riferiva ai sogni ma ancora non era in grado di capire perché le stesse succedendo una cosa simile.
-Che capacità ho? E’ a causa di queste che non posso essere umana!- esclamò in lacrime.
Reimu si voltò verso di lei e l’abbracciò, lasciandola stupita e disorientata.
-Calmati, Mitsuki. Tu sei te stessa e nessun altro, ricordalo sempre.- Mitsuki la fissò negli occhi, sembrava molto seria. –Yukari ed io stiamo cercando di evitare che succeda l’irreparabile, perciò fa come ti diciamo e non fare avventatezze, altrimenti potrebbero succedere cose poco piacevoli.-
-Reimu ma… io non capisco.-
-E’ meglio che tu non capisca, tu sei ancora una ragazzina che ha vissuto per anni normalmente in un villaggio, per te è assurdo pensare a queste cose.-
-Io non sono più una ragazzina!- esclamò l’albina –Sono una donna, ho delle strane capacità che nessuno capisce e ho anche dei sogni e dei sentimenti!-
-Sicuramente.- disse la sacerdotessa, staccandosi da lei. –Ma sei ancora molto fragile e fin quando sei qui a Gensokyo io ho il dovere di proteggerti.-
L’albina si asciugò le lacrime, tremando.
-…tu sai qualcosa su di me?-
-Tutto ciò che so, adesso, è che devi vivere la tua vita come hai sempre fatto, senza cercare di fare l’impossibile.- spiegò –Fa come ti diciamo io e Yukari e sia tu che Marisa potrete vivere assieme, felici.-
Sentì quasi l’istinto di dire la verità, di rivelarle che continuava a sognare, ma non ci riuscì. Si morse le labbra, fissando il vuoto.
-Non devi preoccuparti.- disse Reimu, sorridendo. –Finchè rimarrai qui a Gensokyo sarai sotto la mia protezione.-
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
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Ps. ERA ORA (tu sai a che mi riferisco)
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Stage 31 - Risonanza Onirica
Spalancò il grande portone della Voile Library con tanta forza che quasi non cascava a terra.
L'albina si diresse a passo svelto verso il centro dell'enorme biblioteca, lo spiazzale dove solitamente vi si poteva trovare la maga della conoscenza immersa nella lettura dei suoi libri.
Patchouli-san sembrava concentrata su un libro quando alzò il capo e notò la ragazzina avanzare saltellando verso di lei. Mitsuki le si fermò davanti, chinò leggermente il capo e le porse una lettera, attendendo che quest'ultima la prendesse.
Gli occhi violacei della maga scrutarono con curiosità l'esterno della busta, bianco con una piccola scritta che riportava il suo nome: Patchouli Knowledge. Alzò la mano e afferrò la busta, aprendola per visionarne il contenuto.
-E' un invito.- annuì l'albina, sorridendo raggiante. -Dove sono Mayumi e Koakuma? Ho delle lettere anche per loro.- chiese inoltre.
La maga spostò la bocca verso destra con sguardo perplesso prima di indicare all'albina il lato nord della biblioteca. Quest'ultima afferrò il concetto e si mosse verso il lato indicatole della bibliotecaria, cercando le due amiche con lo sguardo.
La demone dai lunghi capelli rossi e la maga con la benda sull'occhio sinistro erano intente a sistemare dei libri con fare indaffarato e con molta concentrazione. A quanto sembrava, non si erano accorte della maga rosa che era giunta dietro le loro figure ma erano ancora prese nella lettura di alcuni titoli, mentre cercavano di sistemarli seguendo un qualche ordine.
-Buh!- l'albina attirò la loro attenzione e Mayumi parve sobbalzare. Anche Koakuma si voltò rapidamente verso l'amica, posando il libro che stava studiando per salutarla.
-Ehi, Mitsu!- disse la demone, sorridendole. -E' da molto!-
Mayumi si gettò letteralmente addosso alla ragazzina, quasi soffocandola. Erano passate diverse settimane, ormai, dall'ultima volta che si erano viste. Ultimamente si incontravano con meno frequenza del solito, un po' per gli impegni di Mayumi nella biblioteca un po' per gli impegni di Mitsuki come “nuova” fidanzata di Marisa.
-Ehilà, ragazze! Vi porto delle cose.- disse l'albina tirando fuori due lettere simili a quella consegnata a Patchouli-san poco prima. Mayumi e Koakuma presero entrambe le lettere che riportavano il loro nome, con curiosità. La maga verde aprì la busta e lesse il contenuto con attenzione per poi sorridere.
-Il concerto! Ma allora è stato stabilito il giorno!- esclamò, entusiasta.
-Che bello, abbiamo gli inviti!- Koakuma si accomodò su una pila di libri a rileggere la lettera che la invitava al primo concerto di Gensokyo.
-Ovviamente li avete, cosa pensate che ci fossimo dimenticati di voi?- ridacchiò l'albina.
-Ma figurati, se ti fossi dimenticata sarei venuta a tirarti le orecchie.- rispose Mayumi, ridacchiando anche lei.
L'albina scrutò curiosa il luogo pieno di libri sparsi per terra che, a differenza delle altre sale ordinate e pulite, sembrava assomigliare ad un campo di battaglia. Era da circa un mese che erano impegnate nell'opera di pulizia anche se non assiduamente, la Voile Library era davvero enorme per cui era impossibile finire il lavoro in pochi giorni. Tuttavia, il più era stato già fatto per cui mancavano solo le ultime sale che si trovavano ancora in una situazione di disordine.
-Ancora molto lavoro da fare, eh?- chiese Mitsuki, prendendo un libro e osservandolo con curiosità -Non ho nulla da fare, oggi. Se volete posso aiutarvi un po'!- chiese infine, sorridendo alle due amiche.
Mayumi sapeva che anche se avesse insistito nel farle lasciar perdere non ci sarebbe riuscita per cui si lasciò scappare un sorrisino e annuì, iniziando a spiegare cosa dovevano fare e come.
Mentre erano immerse nel loro lavoro di ordinamento cronologico di tomi molto antichi, l'albina si ritrovò a pensare al passato e a come potesse essere stato il mondo molti secoli prima. Fissò i libri dalla rilegatura decorata e curiosa e immaginò chi potesse averli scritti. Il suo pensiero si posò sui tomi di magia che aveva trovato in soffitta, ancora incredula sul loro ritrovamento e curiosa di sapere perchè quei libri erano proprio nella soffitta di una famiglia di cui i genitori si erano dimostrati contrari alla stessa.
Le capitò tra le mani un altro curioso volume archeologico che sembrava parlasse dell'antica Grecia. Si chiese come poteva essere quel luogo, come abitavano le persone e quali fossero le loro abitudini.
Fissò Koakuma, sapeva che gli youkai potevano vivere più a lungo degli umani ma dubitava che la demone fosse già nata al tempo dell'antica Grecia, inoltre l'amica proveniva dal Makai, non dalla Terra in sé per sé o da Gensokyo. Ed inoltre, riflettendoci, Gensokyo era stata divisa dal mondo solo un secolo prima, la regione poteva esistere al massimo da circa quattro o cinque secoli, nemmeno lei lo sapeva, però non esisteva di certo al tempo dell'antica Grecia.
Scosse il capo e tentò di rimuovere i suoi pensieri assurdi, Koakuma era arrivata a Gensokyo dal Makai solo qualche anno prima e sapeva che prima di allora non era mai stata fuori la dimensione dov'era nata, adesso distrutta a causa di Reimu, Marisa, Yuuka e la maestra di Marisa.
Un pensiero, però, balenò nella sua mente: Mayumi com'era arrivata a Gensokyo?
Si issò e si fermò ad osservare l'amica, la quale era intenta nello sfogliare un libro per cercare di capire in che anno fosse stato scritto. La maga verde dovette percepire lo sguardo attento dell'amica poiché alzò il capo e la fissò con curiosità.
-Che c'è, Mitsu? Non capisci qualcosa?- chiese lei ma l'amica, dopo qualche secondo di esitazione, scosse il capo con un sorriso.
-No, no. Mi chiedevo solo... come e quando sei arrivata a Gensokyo?- le domandò, poggiando il libro che aveva in mano e ponendolo sullo scaffale dei libri sull'archeologia. -Mi hai detto che sei nata nel Mondo Esterno, ma quando e come sei finita qui?- aggiunse.
Mayumi parve riflettere qualche secondo e poi rispose, non fermandosi però dal suo lavoro e continuando a sfogliare i libri.
-Mi pare che fu circa un paio di mesi prima di conoscerti.-
-Ricordo il nostro primo incontro.- annuì l'albina -Ero venuta a chiedere una pozione d'amore e tu mi hai convinta a non farla.- spiegò lei, ridacchiando. Le era tornato in mente l'episodio del giorno prima, quando aveva affrontato apertamente una discussione con Alice.
-Beh, tu volevi far innamorare di te quella burattinaia e io ti ho avvisata... che amore sarebbe stato se frutto di un incantesimo?-
-Si, ieri mi è capitato di rifletterci. Per Alice non avrei avuto problemi, a quanto pare era solo attrazione... diversamente da quello che provo per Marisa.- spiegò l'albina, passando un paio di libri alla demone davanti a lei.
-Beh, allora ho fatto bene!- ridacchiò, ponendo il libro che aveva in mano accanto ad altri.
-E quindi... dov'eri prima di arrivare qui?- chiese Mitsuki.
-Abitavo in Giappone, ovviamente, mi piace scoprire e fare ricerche su nuove magie e su leggende, avevo letto di Gensokyo in molti libri ed ero curiosa di sapere dove fosse.- spiegò, allontanandosi per prendere alcuni tomi poggiati per terra accanto ad uno scaffale. -Nei libri spiegavano di come Gensokyo fosse un luogo magico, ho letto della grande massa di youkai che abitavano la regione e anche di come la sacerdotessa Hakurei dell'epoca divise il luogo dal resto del mondo per salvaguardare la protezione degli esseri umani.- continuò.
-Eppure tu sei una youkai ma vieni da fuori!- esclamò l'albina, curiosa della storia. Mayumi rise.
-Ma guarda che anche fuori ci sono molti youkai, solo che sono di meno rispetto a quelli concentrati qui a Gensokyo. Diciamo che ne si possono trovare... circa un quattro-cinque youkai a città... forse qualcosa di più... ma all'incirca è così.-
-A città? E che ci fanno nelle città? Gli umani non li riconoscono?-
-Parlo degli youkai come me che hanno un aspetto simile a quello degli umani! Per tutti gli altri... beh, ci sono i luoghi abbandonati, le foreste, i passaggi nascosti e altri luoghi dove gli umani non metterebbero mai piede e se lo mettono... beh, problemi loro.-
-E tu? Cosa facevi prima, dove abitavi?- chiese ancora l'albina, curiosa.
-Io abitavo in una cittadina tranquilla a sud, in un posto chiamato Kagoshima, vivevo assieme a mio padre.- spiegò la youkai -Ho passato gli ultimi vent'anni della mia vita a fare ricerche su ricerche finchè per sbaglio non ho oltrepassato la barriera e mi sono persa qui, a Gensokyo.
Ho vagato un po' in giro, cercavo qualche punto di riferimento e ho scoperto che le mappe approssimative trovate nei libri erano alquanto sbagliate, a meno che il luogo non sia fisicamente cambiato rispetto a com'era prima. Tuttavia può essere che chi le abbia fatte non avesse una cognizione vera e propria del luogo originale.-
-Come sei venuta qui alla Koumakan?- chiese Mitsuki, sempre più curiosa.
-Con calma che te lo spiego. Stavo esplorando il luogo quando arrivai alla riva del Misty Lake, avevo avvertito la presenza di un potente mago e decisi di raggiungere questa isola al centro del lago.-
-Avvertito la presenza di un mago? Puoi fare una cosa simile?-
-Non è poi così difficile, i maghi possono avvertire le presenze di individui magici come loro ma io so distinguere anche gli youkai dagli umani, sempre che questi youkai sappiano usare la magia.-
-Quindi hai percepito Patchouli-san?-
-Esatto, sono giunta qui e mi sono ritrovata davanti Meilin che non voleva farmi passare neanche se glielo chiedevo per favore. Per fortuna Patchouli-sama è uscita, anche lei curiosa per aver percepito l'energia di una maga, e mi ha fatto passare. Abbiamo parlato un po' e ha deciso di tenermi qui come allieva e aiutante poiché io conoscevo molte cose del Mondo Esterno.-
-E' davvero una storia curiosa.- osservò l'albina, ammirando l'amica -piacerebbe anche a me vedere il Mondo Esterno.-
-Beh, è immenso e pieno di cose fantastiche che nemmeno ti immagini... però Gensokyo è più magica, ha qualcosa di incredibile e qui succedono cose che lì fuori non si potrebbero neanche immaginare.-
-Le danmaku battle o qualcosa di simile?- l'albina sghignazzò.
-Anche.- Mayumi rise assieme a lei.
-Ma tuo padre? Hai detto che vivevi con lui, no?-
-Beh, mio padre ormai è abbastanza vecchio, si è rilegato in una casetta su una montagna lontano da tutto e da tutti, come un eremita.- spiegò, sembrava avere gli occhi lucenti. -Di buon cuore mi ha augurato di trovare ciò che cercavo, dopotutto noi maghi passiamo la vita a cercare e a... sperimentare.- d'un tratto la sua espressione s'incupì e sembrò pensierosa e triste.
-E tua madre?- chiese l'albina, osservando lo sguardo stupito che l'amica esibì quando Mitsuki glielo chiese.
-Mia...madre... eh?- si voltò, tornando ai libri -eh... purtroppo è morta quando ero piccola.-
-Mi dispiace...- disse la maga rosa, chinando il capo -Non volevo farti ricordare una cosa tanto triste...-
-No, figurati.- rispose Mayumi -a volte fa bene ricordare certe cose, ti fa pensare a come nel mondo possano esistere cose simili come la morte o la pazzia.-
-La pazzia?- ripeté l'albina ma la maga verde rispose alzando le spalle e continuando nel suo operato. -Ma...ora che ci penso, hai detto di aver passato gli ultimi vent'anni della tua vita a fare ricerche... ma quanti anni hai?- le chiese, curiosa.
Mayumi si chinò per prendere un libro ingiallito e lo posò su uno scaffale adiacente, assieme ad altri libri simili a quello. Chiese all'amica di passargliene uno accanto a lei e Mitsuki eseguì, attendendo la risposta.
-Sai che gli youkai vivono molto più a lungo degli umani, no?-
-Certo che lo so.- rispose l'albina, osservando l'amica che fisicamente sembrava avere la sua stessa età.
-L'infanzia di uno youkai dura molto, per i maghi spesso dura circa settant'anni.- spiegò.
-Ah... questo mi fa ricordare Cirno, lei ne ha sessanta, mi pare...-
-Cirno è una fata, le fate non crescono a meno che non siano di una determinata specie.-
-Stai dicendo che Cirno resterà bambina per sempre?- Mitsuki la fissò sconvolta.
-Sto dicendo che se Cirno fa parte di una normale specie di fata, si, non crescerà più. Altrimenti la vedremo diventare adulta e... saremo alquanto scioccate dalla cosa!- rise, assieme a Mitsuki e a Koakuma che durante tutta la discussione era rimasta in silenzio ad ascoltare. -Comunque io quest'anno compio centosette anni.- rivelò.
-Ossantocielo, centosette? E' molto!-
-Beh, no. E' poco.-
Le due si fissarono per qualche secondo per poi scoppiare a ridere nuovamente, Koakuma compresa.
Non ci furono ulteriori domande e le ragazze tornarono silenziosamente ad immergersi nel loro operato quando tra le mani dell'albina non si ritrovò un libro che, sfogliandolo alla ricerca del tema, trovò un capitolo denominato “I poteri dei sogni”. Lesse qualche riga e sfogliò qualche pagina, presa dal tema, finchè non vi trovò un sottocapitolo che portava il titolo di “La Risonanza Onirica”.
Restò immobilizzata per qualche secondo ricordando le parole di Yukari-sama quando le intimò di non sognare più per il bene di Gensokyo. Non aveva ancora capito come i suoi sogni potessero generare tali fratture né aveva compreso cosa fosse esattamente quello strano potere. La discussione del giorno prima con Reimu l'aveva spiazzata, sembrava che Reimu sapesse qualcosa che lei non poteva immaginare e che la sacerdotessa, assieme alla youkai dei confini, stesse cercando di proteggerla da qualcosa.
-Cos'è questa dannata Risonanza Onirica?- chiese l'albina ad alta voce, frustrata. Sembrava che tutti sapessero qualcosa su di lei tranne lei stessa.
-La Risonanza Onirica?- ripeté perplessa Mayumi. -Credo che Patchouli-sama possa sapere qualcosa, perchè non andiamo a chiederglielo?-
-Davvero?!- l'albina si issò in fretta, tenendo stretto il libro appena trovato e si diresse senza ulteriori complimenti verso il centro della biblioteca dove si trovava la maga della conoscenza immersa nella lettura mentre sorseggiava del tè.
La figura della capo-cameriera Sakuya spiccava dietro di lei, sembrò notare l'albina correre con fare così frettoloso che prelevò di corsa una sedia dall'altra parte del tavolo e la trascinò verso le due, accomodandosi accanto alla maga, la quale la fissò con perplessità.
-Patchouli-san, necessito di un colloquio importante.- disse l'albina.
Sakuya sembrò ridacchiare per la situazione e per la strana richiesta dell'albina, si portò una mano sul volto per coprire la bocca e non mostrare la risatina per poi allontanarsi.
Intanto, Mayumi e Koakuma erano arrivate al salone subito dopo l'albina e si erano sedute accanto a lei.
-Non offro lavoro.- rispose la maga della conoscenza, ironizzando sulla strana richiesta dell'albina.
-No, no, io voglio parlare di una cosa importante!- specificò Mitsuki, mostrando a Patchouli il libro che aveva trovato. Quest'ultima lo fissò con curiosità, prendendolo tra le mani e sfogliando qualche pagina.
-Un libro sui poteri psichici.- affermò. L'albina la scrutò perplessa, notando che nelle pagine sfogliate venivano indicati altri tipi di poteri come la telepatia e la telecinesi, due poteri mentali molto potenti.
-A me... interessava la Risonanza Onirica.-
-Risonanza Onirica... perchè ti interessa?- le chiese curiosa la maga e l'albina le spiegò che Yukari aveva indicato così il suo strano potere di vedere e sentire voci nei sogni. Patchouli alzò un sopracciglio, perplessa.
-...quindi tu possiedi questa rara abilità? E' curioso...-
-Ma io voglio saperne di più!- disse Mitsuki, implorandole di spiegarle qualcosa su questo raro potere che veniva citato in quel libro.
-Mh, vediamo...- la maga della conoscenza sfogliò nuovamente le pagine per tornare a quella indicatale dall'albina. -Si tratta di un potere psichico che si manifesta durante la fase del sonno: in questo ambito, se si è in grado di controllare i propri sogni sapendo di sognare, si viene a creare un Sogno Lucido. Durante il Sogno Lucido chiunque può fare ciò che vuole, desiderare che accada ciò che vuole il tutto solo se è conscio di essere in un sogno e senza quindi tornare ad “addormentarsi” e a lasciarsi trasportare dal sogno stesso.-
Mitsuki ascoltò tutto con interesse, incredula che potesse esistere qualcosa come “decidere cosa sognare”, ma la maga le sollevò tutti i dubbi continuando la spiegazione.
-Chi è in grado di decidere i suoi sogni vivendo un Sogno Lucido viene chiamato Onironauta, anche tra gli esseri umani ci sono persone in grado di farlo, non è magia e non sono abilità particolari.- spiegò, chiudendo il libro. -Le abilità particolari si vengono a manifestare se, come citato da questo libro, si è in grado di fare qualcosa che nessun essere umano può fare a meno che non abbia poteri sovrannaturali, tra questi c'è la Risonanza Onirica.- concluse.
Mayumi e Koakuma si guardarono stralunate e anche Mitsuki sembrava non capire molto da quella spiegazione, così Patchouli continuò.
-Quando due persone, che siano vicini o distanti, entrano in contatto tramite un sogno si viene a formare una Risonanza. Non è detto che entrambi gli individui abbiano questa capacità, basta che uno dei due la possegga per poter viaggiare nel sogno ed entrare in quello di qualcun altro a sua scelta. Non è detto nemmeno che debbano essere solo due gli individui, è possibile che una persona che possegga questa abilità possa far visita a più persone e possa riunirle, ottenendo così che le altre persone formino una risonanza tra di loro e che quindi siano praticamente coscienti nel loro stesso sogno ma solo grazie alle abilità di chi possiede il potere della Risonanza.-
-Mi stai quindi dicendo che chi ha questa strana abilità può andare nei sogni della gente?- chiese l'albina, sempre più scioccata.
-Non solo, possono trovarti anche altre persone tramite incantesimi o altri poteri. Sicuramente non possono creare una Risonanza se non hanno particolari abilità o se non possiedono questo stesso potere ma possono usare incantesimi per cercare delle persone e possono trovarti se tu li fai entrare.-
-Quindi c'è un modo per evitare che qualcuno entri in una persona che ha la Risonanza?-
-Certo ma è comunque difficile da mettere in atto poiché bisogna saper controllare l'abilità...-
L'albina chinò il capo, afflitta. Fino a pochi giorni prima non sapeva nemmeno che sognare strane voci e strane luci fosse un'abilità particolare, figuriamoci se sapeva controllarla. Eppure quello sarebbe stato l'unico modo per continuare a sognare senza che si venissero a formare fratture in giro per Gensokyo e senza dover assumere sonniferi che la facessero star male, anche se nonostante le medicine i sogni stavano nuovamente tornando, probabilmente la sua abilità andava oltre gli infusi preparati da Eirin-sensei.
-Con questa abilità posso entrare in contatto con persone del Mondo Esterno?- chiese l'albina.
-Sicuramente, se la tua abilità è ad un livello già elevato.- Patchouli porse il libro alla maga rosa che lo osservò senza realmente vederlo. -Data la barriera che impedisce a qualsiasi cosa ed energia di entrare, però, con la Risonanza potresti creare dei spiragli perchè l'energia magica, per entrare in contatto con qualcosa separato dalla magia, crea un flusso... e questo flusso potrebbe corrompere la barriera per far si che possa uscire e mettersi in contatto con ciò che c'è al di fuori.-
L'albina comprese le sue parole ma era ancora titubante. Una domanda continuava a bazzicarle per la testa e decise che fosse meglio porla anziché continuare a eluderla.
-Ma questo flusso... deriva dalla mia Risonanza, no? Ma non sono io che ho cercato queste presenze, sono loro che hanno cercato me!- spiegò la maga rosa -Com'è possibile che sia io che abbia corrotto la barriera?-
-Ma non sei tu, a questo punto. Sono loro che hanno fratturato la barriera dall'altra parte per cercare te.-
-E come hanno fatto, hanno la Risonanza anche loro?-
-...ma quando parlo, tu mi ascolti o pensi ad altro?- Patchouli si passò la mano tra i capelli, sospirando. -Ti ho detto che esistono persone che conosco degli incantesimi in grado di cercare altre persone, alcuni funzionano anche attraverso i sogni. Queste evocazioni hanno cercato te in particolare o qualcuno come te... o ancora ti hanno raggiunta per puro caso o per sbaglio. Ad ogni modo tu, con la Risonanza, li hai attirati a te poiché avevi proprio questa abilità e non sei in grado di estraniare le energie... come dicevo poco fa.-
Adesso era tutto più chiaro: la Risonanza di Mitsuki è servita da tramite proprio perchè lei non è ancora in grado di lasciare fuori le persone e quegli individui, con i loro richiami e incantesimi, sono arrivati a lei, che lo volessero o no. Praticamente, se non lo volevano, erano arrivati a Mitsuki a causa dell'abilità... la Risonanza aveva fatto da esca.
I suoi ragionamenti e le spiegazioni di Patchouli le volteggiavano nel cervello come un uragano e la maga rosa cercò un modo di mettere in ordine quei suoi pensieri assurdi.
C'era quindi un modo per sognare e per non intaccare la barriera: per interrompere il flusso doveva evitare che la sua abilità attirasse le evocazioni altrui, per farlo doveva imparare a controllarla per tenere fuori gli intrusi. In questo modo avrebbe preso due piccioni con una fava.
Quando rientrò in casa, ancora confusa dalle spiegazioni e dalla straordinaria capacità che sembrava avere, si ritrovò una donna rossa che indossava vestiti molto seducenti e poco consoni alla tradizione di Gensokyo, seduta sul divano.
-Shizuka!- urlò gioiosa l'albina che si gettò verso l'amica e si fermò poco prima di saltarle al collo, ricordando cos'era successo l'ultima volta che aveva tentato di abbracciarla.
Tuttavia la mezza vampira si alzò e le diede un colpo in testa, facendola cadere a terra.
-Sono due ore che ti aspetto, dove cavolo eri?- le urlò, arrabbiata. -Prima mi fai cercare come una pazza e poi non ti fai manco trovare a casa!- incrociò le braccia, fissando male la maghetta che si era rialzata dolorante e si stava massaggiando il capo.
-Ahi... quindi Reimu ha detto a Yukari-sama che ti stavo cercando?-
-Si, c'è stato un bel passaparola.- affermò la donna, sedendosi sul divano. -Sentiamo, perchè mi cercavi?-
L'albina la fissò perplessa per qualche secondo, prima di ricordare il motivo per cui il giorno precedente la stesse cercando.
-Il concerto!- esclamò, tornando gioiosa come poco prima.
-Ah, si. Ho sentito di quello che state creando. E quindi? Volete che venga a vedervi?-
-In realtà ti volevamo a cantare con noi...- disse lentamente, cercando di attirarla nel giusto modo.
-...con voi? A cantare?- lo sguardo di Shizuka divenne molto perplesso e l'albina parlò nuovamente, prima che fosse troppo tardi.
-Vedi, tu sei molto bella, molto seducente e hai un bello sguardo. Inoltre so che sai cantare e la gente potrebbe essere... attirata da questa tua bellezza e quindi... il concerto potrebbe essere un successo, si.- spiegò l'albina.
Shizuka scoppiò a ridere, alzandosi dal divano e passandosi una mano tra i capelli. Dalla cucina apparve anche la figura di Marisa, che fissò la mezza vampira con un sorrisino.
-Me lo aspettavo da zé.- disse, appoggiandosi allo schienale del divano dove Mitsuki era seduta e la stava guardando male.
-Beh si, sono molto attraente e lo show potrebbe essere un successo con me...- disse, alimentando le speranze della ragazzina che si voltò nuovamente verso di lei con sguardo implorante. -Tuttavia non mi interessano queste sciocchezze, ho ben altro a cui pensare.- concluse con un'aria da snob che faceva invidia a Remilia, anche se quella di Shizuka sembrava essere una recita messa su apposta per umiliare la richiesta della povera albina che chinò lo sguardo, sconfitta.
-Su, su. Sono sicura che voi ragazzine tirerete su uno spettacolo grazioso.- disse poi, con tono ironico.
-Shizuka, ti ho mai detto quanto sei geniale zé?- le disse la maga nera, ridacchiando al comportamento della ragazza la quale sorrise.
-Me lo dicono in molti.-
-Shizuka, ti ho già detto quanto sei crudele?- disse invece Mitsuki, mettendo il broncio con la sua solita faccina offesa ma carina.
-ohohohoh.-
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
"alla ricerca della Shizuka incantata" XD
bel capitolo... ma non so perché ogni volta che in una fanfic o in un Doujin si parla di Koumakan è un po'... pesante (sarà l'influenza della Voile, o l'asma patchouliano)
bel capitolo... ma non so perché ogni volta che in una fanfic o in un Doujin si parla di Koumakan è un po'... pesante (sarà l'influenza della Voile, o l'asma patchouliano)
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Patchouli controlla anche il metallo, deve essere pesante ù.ù
Spoiler! :
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Stage 32 - La Famiglia
Stelle.
Stelle ovunque.
Non avrebbe mai immaginato che l’inferno potesse essere un luogo pieno di stelle colorate che saresti stato capace di vedere solo sotto potenti droghe.
Eppure era lì, in mezzo a stelle di tutte le forme e di tutti i colori, chiedendosi cosa avesse fatto di male nella vita per ritrovarsi a schivare quei demoni assetati della sua pelle che non vedevano l’ora di lacerarla e di ferirla solo per personale soddisfazione di una maga nera che voleva vedere quanto fosse migliorata la sua allieva e fidanzata.
Ed era lì, Marisa, col suo sorrisetto sornione che non badava a spese e aveva già ricoperto la visuale di danmaku assassini pronti a graffiare la povera albina che si trovava tremante aggrappata alla sua scopa come un gattino spaventato.
Da quando era iniziato lo scontro? Cinquanta secondi? Due minuti? Non lo ricordava, la sua mente era bianca come una distesa di neve in pieno inverno e la sua visuale era piena di astri colorati e flash luminosi che avrebbe fatto invidia ai peggiori impasticcati.
Nonostante lo spavento e il fatto che fosse abbastanza spaesata, l’albina si stava destreggiando bene. Erano poche le mosse di fortuna, la sua concentrazione in quella mattina era davvero ottima e riusciva a schivare con agilità le stelline osservando il loro movimento e comprendendo il metodo con cui doveva scansarle senza sforzo.
Marisa sembrò soddisfatta, un sorrisino beffardo lasciò presagire all’albina che il peggio stava per arrivare.
Con una rapidità che non diede a Mitsuki il tempo di capire cosa stesse succedendo, la maga dichiarò la spellcard “Stardust Reverie”.
-Ah, ci siamo!- esclamò, preparandosi alla controffensiva decisa a schivare la spellcard e a spezzarla con i suoi danmaku. Adorava il nome di quella spellcard anche se non poteva dirsi lo stesso per come agiva: da quattro angoli posti attorno alla maga nera fuoriuscivano delle colonne di stelle a spirale che cambiavano direzione per poi muoversi girando come una trottola. Per schivarle doveva avvicinarsi alla maga e porsi tra ogni riga di danmaku, tenendosi pronta a seguire il flusso una volta che le colonne iniziavano a girare attorno.
Se la fortuna era dalla sua parte sarebbe stata salva, seguì i flussi con attenzione e quasi non venne presa da una stella clandestina che non aveva proprio notato. Tuttavia il giro andò bene, tentò di restare il più possibile di fronte la maga in modo da poterla colpire e diminuire il valore della spellcard fino allo spezzarla prima che il tempo della stessa finisse, voleva assolutamente conquistarla senza ricorrere ad atti estremi come l’improvvisata dichiarazione di una delle sue spellcard nel tentativo di spezzare quella avversaria, però così facendo non avrebbe vinto la Stardust Reverie e nonostante si sarebbe potuta salvare dal pericolo sarebbe stato solo in extremis, senza sentirsi realmente orgogliosa delle sue azioni.
-…è come lanciare una bomba contro un qualcuno con un fucile…- disse a sé stessa, tentando di resistere alla folle voglia di salvarsi dichiarando la spellcard che stringeva tra le mani.
I secondi che passavano velocemente sembravano durare un’eternità, ogni piccolo spostamento sarebbe potuto essere l’ultimo e ogni deconcentrazione sarebbe stata fatale. All’improvviso le stelle svanirono, Mitsuki alzò lo sguardo e si guardò intorno, la maga nera sorrise soddisfatta.
-Ben fatto!- affermò -adesso fammi vedere un po’ tu dove puoi arrivare da zé!-
Quella frase era carica di sfida, Mitsuki lesse in Marisa la voglia di combattere con tutte le sue forze e la sua volontà di affrontare l’allieva ad armi pari… eppure sapeva che Mitsuki non era così potente, le sue speranze non erano molto appagate.
Ma la ragazzina non voleva deludere la donna che amava per cui estrasse la sua spellcard e la dichiarò senza timore.
-Diamond "Gate to the Last World"- urlò, attivando la sua nuova spellcard che comprendeva l’uso delle carte col seme di diamante.
Le carte formarono delle linee obliquee che scendevano perpendicolarmente ad una velocità costante, lasciando pochi spazi tra ogni danmaku e l’unica possibilità di schivarli era muoversi a zigzag tra queste, come d’altronde Marisa fece senza problemi, scansandosi ritmicamente tra i danmaku senza problemi e con una calma spaventosa.
-Ancora troppo facile, se si capisce il ritmo sei fregata bakatsuki!- spiegò la maestra, svolazzando tra le carte ed evitandole ad occhi chiusi –Devi fare qualcosa di più complesso, inventa qualcosa oltre queste righe, qualcos’altro a cui il tuo avversario dovrà pensare, così sarà doppiamente impegnato ed è più difficile zé.- le consigliò, mentre la spellcard dell’albina veniva spezzata.
-Aw… non è abbastanza forte allora…- si maledisse per non averci pensato prima, nella sua testolina era convinta che fosse già abbastanza difficile perché il ritmo con cui bisognava spostarsi non era uguale ma forse bastava capire la disposizione ed il gioco era fatto. Marisa aveva ragione, di nuovo.
-Baka, sta a guardare zè. Ora ti insegno io cosa significa tenere doppiamente impegnati!- la maga nera sorrise, tirando fuori una spellcard. L’albina fissò la carta che non riusciva a distinguere da quella distanza, cercando di pensare a quale spell poteva essere. Marisa le sorrise, un sorriso beffardo ma anche tenero. –Da tempo vuoi provarla, non è vero? E’ giunto il momento di vedere quanto sei davvero migliorata da zé.-
No, non poteva essere, non quella.
La maga nera alzò la spellcard e la dichiarò, l’albina ebbe il tempo di spostarsi velocemente a destra per evitare di venir coinvolta dell’enorme fascio di luce che aveva inglobato la zona dove si trovava qualche istante prima di sfuggire alla destra della maga.
-Love Fu “Master Spark!”-
-D’accordo, calma.- Mitsuki si concentrò sul raggio di luce che pareva formarsi dapprima con un opaco filo che la tracciava per poi esplodere in un potente laser. Con la sua rapidità era in grado di guardare dove il filo stava per tracciarla e quindi poteva rapidamente spostarsi poiché il laser tendeva ad impiegare alcuni istanti prima di esplodere con tutta la sua potenza.
Se fosse stato così sarebbe sfuggita alla furia della spellcard più temuta della sua maestra ma purtroppo il pattern non si fermò a quello. Mentre stava abilmente schivando il laser, il suo campo fu riempito di stelle assassine che la puntarono senza pietà. In quell’istante comprese il vero significato di pensare a due cose contemporaneamente e temere per la propria vita, dopotutto era risaputo che se fosse stata colpita dal Master Spark sarebbe deceduta sul colpo.
Tentò di resistere su un solo lato schivando le stelle per poi spostarsi subito dall’altro per evitare l’enorme laser, tuttavia non aveva calcolato che oltre alle stelle che scendevano lentamente e che quindi era ancora in grado di evitare, vi erano altri danmaku killer più veloci che si diressero senza indugi verso l’albina, colpendola senza pietà.
La concentrazione era ormai andata a farsi benedire, non poteva pensare a tre cose contemporaneamente, proprio non le riusciva.
Colpita e ferita dalle maledette stelle venne infine centrata in pieno dal Master Spark che la scaraventò via dalla scopa, contro un albero poco distante da lì per poi volare a terra, schiantandosi al suo.
Era ormai convinta di essere morta eppure il suo corpo risentiva solo del dolore per l’enorme volo. Ormai era abbastanza resistente alla magia, più di un qualsiasi altro essere umano, eppure nemmeno lei poteva resistere ad un Master Spark: per quale motivo era ancora viva?
Marisa smontò dalla sua scopa e le si avvicinò, chinandosi accanto a lei.
-Non sei andata male, anzi. Sono soddisfatta da zé.- affermò, sedendosi accanto alla ragazza ancora distesa per terra che fissava l’erba fresca sulla quale era distesa.
Si voltò, portandosi con il volto verso il cielo e ammirandone l’azzurro intenso.
-…sono stata colpita in pieno ma sono viva…- disse –E’ forse un miracolo?-
Marisa si chinò sopra di lei, sul viso aveva ancora la solita espressione beffarda. Poggiò le sue labbra su quelle dell’albina e poi si staccò lentamente.
-…e tu pensi che abbia usato tutta la mia potenza con te? Ma sei proprio una baka!-
L’albina si issò lentamente, fissando il volto della sua amata con sguardo perplesso. Perché non pensa mai? Era evidente che la sua maestra non avrebbe usato tutta la sua potenza, come avrebbe potuto rischiare di uccidere la sua fidanzata?
Si alzarono dall’erba fresca e si stiracchiarono, era ancora presto per mangiare e la giornata era splendida per una bella passeggiata. Si incamminarono tranquille nella foresta, non curanti dei pericoli sparsi in quel luogo e tenendosi per mano. L’albina era imbarazzata, si tenne stretta alla sua maestra con molta dolcezza mentre la maga le raccontava alcune vecchie imprese compiute durante la caccia agli youkai. Ormai sapevo molto di lei eppure non sapeva ancora nulla sulla sua famiglia, ma essendo a conoscenza del fatto che Marisa scappò di casa per diventare una maga quando era ancora una bambina, pensò che fosse logico che non ne volesse parlare. Nemmeno Mitsu le aveva mai raccontato del suo passato, dell’astio con Kaname, della tragedia dei nove o dei suoi genitori. Non avrebbe avuto motivo per parlare di questi ultimi, dopotutto era stata ripudiata da suo padre.
Mentre ascoltava l’energica voce di Marisa, l’albina parve svegliarsi dai suoi pensieri notando che erano ormai giunte nei pressi del Villaggio Umano.
-Oh, siamo arrivate fin quaggiù?- chiese lei, perplessa.
-Non eravamo molto distanti durante l’allenamento.- affermò Marisa, con sguardo curioso. –Vediamo in giro che succede, ho anche qualche cosa da dover comprare zé.-
-No!- urlò l’albina, staccandosi da Marisa e ponendosi di fronte a lei. La maestra la guardò con molta perplessità. –Vedi… io non posso venire qui… cioè… per me è meglio non venire qui.-
-Perché mai? Tu sei libera di fare quello che vuoi.-
-Non è questo… l’ultima volta che sono stata qui io…-
-So cosa è successo zé.- rispose subito, prendendola per mano e tirandola verso il villaggio contro la sua volontà. –Tranquilla, con me non c’è alcun problema .- spiegò, ridacchiando.
L’albina si sentiva a disagio nel passare davanti le bancarelle e i negozietti sulla strada eppure sembrava che nessuno facesse caso a lei. Ricordò perfettamente che c’era molta gente il giorno del suo matrimonio programmato e che lei aveva mostrato il suo abito rosa alla marina retta ed era fuggita via con la scopa: com’era possibile dimenticarsi di un’albina etero cromatica vestita di rosa che vola su una scopa? Se stavano facendo finta di non vederla, ci stavano riuscendo alla perfezione.
Il fruttivendolo era proprio dinanzi a loro che spiegava quanto fossero buone e gustose quelle pere appena giunte nel suo negozietto, colte dal suo frutteto nella zona sud del villaggio. Mitsuki fissò la merce con curiosità e Marisa si affrettò a comprare qualcosa poiché i prezzi erano abbastanza convenienti.
-Oh, ma tu sei…- l’albina alzò il capo quando sentì l’uomo pronunciare quelle parole. Si spaventò, non immaginando la reazione che potrebbe avere l’anziano nel ricordarsi della ragazzina, eppure il fruttivendolo si limitò a dire –Gran bella messinscena quella del matrimonio! Il buon vecchio Azumaki ha dovuto rispettare i desideri del figlio!-
L’uomo indicò all’albina di avvicinarsi a lui, probabilmente aveva intenzione di dirle qualcosa a bassa voce e lei si accostò con non curanza.
-Ti dirò, conosco quella ragazza ed è una gran bella persona, Azumaki dovrebbe essere felice che suo figlio abbia sposato una brava donna come lei.-
-L’ha sposata?!- ripeté l’albina, confusa.
-Certo! Alcune settimane dopo, lui voleva rinunciare a tutto e il padre avrebbe perso l’erede, perciò ha accettato purché lui continuasse la sua attività.-
-Mi sembra giusto…- si limitò a dire l’albina, osservando Marisa che ricambiava il suo sguardo con il solito sorrisino. –Ma… cosa si dice riguardo me?-
L’uomo annuì col capo, pensieroso.
-Beh, alcuni pensano che tu abbia disonorato la tua famiglia ma sono relativamente pochi, in molti pensano che tu sia stata sotto pressione a causa di tuo padre e abbia deciso di fuggire via… dopotutto non è da tutti volare in quel modo, no no.- spiegò, ridacchiando. –Il fatto che tu possa farlo significa che hai grandi possibilità come maga, che spreco saresti stata in un ristorante. In molti apprezzano il tuo coraggio.-
-L’avrei immaginato da zé.- rispose Marisa porgendo i frutti scelti al fruttivendolo che si affrettò a pesarli.
-Beh, la voce che era vostra allieva si è sparsa in fretta, Marisa-san. Di certo è un onore essere allieva della potente maga che affianca la sacerdotessa nella salvaguardia del paese.- spiegò, passando i frutti alla maga e prendendo i soldi del pagamento.
-Non potrebbe essere altrimenti!- ridacchiò la maga, addentando una delle mele che aveva comprato.
-E poi le cose qui al villaggio stanno lentamente cambiando… ci si sta adottando ad un modo di vivere più moderno rispetto a com’era prima, complici anche le informazioni sulla politica del Mondo Esterno.-
Le due si allontanarono dalla bancarella e proseguirono lungo la strada affollata di persone che facevano compere e di venditori che lavoravano incessantemente. Senza rendersene conto l’albina si ritrovò a casa, ad un incrocio la cui salita a destra portava al ristorante.
Marisa fissò l’enorme insegna già notabile da quella distanza e riconobbe il luogo all’istante. L’albina tentò di trascinarla lontano da quel luogo ma senza che potesse capire cosa stesse succedendo si ritrovò all’ingresso del ristorante.
-Ma-Marisa! Che diavolo fai, andiamo subito via di qui!- le urlò la maga rosa, cercando di sfuggire alla maestra la quale l’aveva già trascinata dentro.
-Smettila zé, mi sono ricordata di non essermi ancora presentata ai tuoi, lascia che ci parli per qualche minuto e poi ce ne andiamo!-
-Te sei matta, mio padre ti farà a pezzi!-
La maga nera si voltò verso l’albina con uno sguardo perplesso che l’albina comprese. Certo, suo padre era pericoloso per la sua severità ma Marisa era una potente maga… eppure il dubbio restò e la sua paura crebbe finchè non si ritrovarono di fronte Sora, la quale si era affacciata all’ingresso chiedendosi chi stesse urlando.
Mitsuki non fiatò e sua madre restò pietrificata nel vederla. Quando il suo sguardo si posò sulla maga accanto a lei parve intuire la situazione.
-…cosa ci fai qui? Sai che tuo padre non…- ma non terminò la frase, le lacrime iniziarono a scorrerle copiose sul viso. Sora le si avvicinò e la strinse a sé con l’amore di una madre. Nemmeno Mitsuki seppe cosa dire se non balbettare qualche parola sconnessa: era sconvolta da quella inaspettata reazione.
-Non sai quanto mi sei mancata, quanto ho pianto per te!- disse la donna, staccandosi e asciugandosi le lacrime. –Oh, bambina mia, ti ho tanto protetta e tu sei fuggita via seguendo il tuo cuore…- accarezzò il viso dell’albina con tenerezza –Spero… che tu sia felice, adesso. Te lo auguro… con tutta me stessa…-
-Mamma…- l’albina si sentì triste. Non voleva far del male a sua madre o a suo padre ma aveva dovuto prendere una scelta per sé stessa. Non era pentita di ciò che era successo. -…il ristorante… il debito…-
-E’ tutto a posto, amore mio, il Signor Kirisame è una persona di buon cuore, non ha mai voluto subito i soldi e non gli importa quando potremo pagare…- spiegò, asciugandosi le lacrime.
-Eh, tipico di mio padre.- intervenne Marisa che fino a quel momento era stata in silenzio ad osservare il ricongiungimento tra madre e figlia.
-Tu… devi essere Marisa-san…- disse la donna, chinandosi lievemente –Sono onorata… ti stai prendendo cura di mia figlia…-
Dalla cucina fece capolino una figura alta e dall’espressione severa, il quale si avvicinò lentamente alla moglie osservando le due giovani sull’uscio. Sora si morse le labbra, Mitsuki tremò e Marisa sorrise.
-Tu…- si limitò a dire l’uomo, con voce profonda e severa.
-Tu sei il padre di Mitsu?- chiese Marisa, avvicinandosi e scrutandolo con curiosità. –Oh, finalmente vi conosco entrambi!-
Tatsuya fissò la donna bionda con circospezione, probabilmente sapeva bene chi era e forse ne aveva anche un po’ paura.
-Kirisame Marisa-san.- disse, osservando la donna. –Quindi mia figlia alloggia da lei.-
-Si, sono la sua maestra ma non solo.- spiegò la maga nera, osservando i due coniugi. Mitsuki si avvicinò alla maga e le strattonò un braccio, lasciando che la curiosità della maestra si spostasse sull’allieva per capire cosa volesse.
-Mari… dobbiamo andare adesso, è quasi ora di pranzo.- disse l’albina con sguardo supplichevole. Marisa sapeva bene che non voleva far succedere ciò che stava per accadere ma decise di non darle retta. Lei faceva quello che voleva, indipendentemente da tutto il resto.
-Oh, ha ragione. La mia fidanzata mi vuole perciò meglio darle retta da zé.-
L’aveva davvero fatto.
Mitsuki pensò di sprofondare, notò sottecchi la madre che portò le mani sulla bocca e il padre che se non fiatò fu solo per miracolo o per rispetto nei confronti della figlia dell’uomo che gli aveva concesso il prestito e che aveva tranquillizzato i due per la compensazione del debito.
Marisa le prese la mano e la tirò via con l’intento di andarsene ma Mitsuki si staccò da lei, lasciandola stupita. Il danno era fatto, ormai non serviva più a nulla fuggire.
Si voltò verso i genitori ancora sconvolti e li fissò con serietà e sicurezza.
-…Io la amo… la amo sul serio.- disse.
Sora portò via le mani dal viso e fissò la figlia con uno sguardo tenero ma triste. L’uomo non mutò espressione, rimase serio come sempre.
-Non mi importa cosa pensino gli altri, io seguo il mio cuore e ora sono davvero felice con la persona che amo davvero.-
Si voltò rapidamente e allungò il braccio per afferrare la mano della maga nera che la stava aspettando sull’uscio e che le sorrise quando osservò il suo viso. Non parlò, si limitò a sorriderle come sempre, ed era quel sorriso che più amava al mondo.
Dopo quell’incontro, Mitsuki pensò di non volersi più nascondere. Aveva ragione Marisa, non doveva aver paura ma doveva sentirsi forte e decise di fare una cosa alla quale non avrebbe mai pensato prima.
Non voleva rivelarlo a Marisa ma farle una sorpresa, per cui si limitò a chiederle dove lavorasse suo padre, dato che era a conoscenza del fatto che avesse una bottega.
La maga nera, intenta a mangiare con appetito il suo pasto caldo, portò via dal volto le sue *hashi e le poggiò sopra la ciotola.
-Ha una negozio antico verso est, dista una ventina di minuti di cammino dal ristorante tuo zé.- spiegò la maga. –Perché vuoi saperlo, baka?-
Mitsuki osservò lo sguardo serio dell’amata e non comprese il motivo per cui si fosse incupita.
-Co…così, per curiosità. Non so nulla sui tuoi genitori…- si affrettò a rispondere, mentendo.
-Lascia stare, mio padre poi sembra buono ma è assurdo, se poi ci sono di mezzo io…- riprese le hashi e ricominciò a mangiare senza voler continuare il discorso.
Dopo quella discussione l’albina non era più convinta di voler davvero mostrarsi al padre di Marisa però decise di non lasciarsi intimorire e di presentarsi nella sua bottega nel pomeriggio, con sguardo serio e sicuro di sé.
L’unico uomo presente nel negozio era abbastanza alto, brizzolato con barba e baffi, portava gli occhiali e indossava un kimono curato. Non sembrava una persona così severa, aveva uno sguardo tranquillo e dolce.
-Buona sera, come posso esserti utile, signorina?- disse esibendo un sorriso. Mitsuki capì che l’uomo non aveva capito chi lei fosse e decise di entrare, avvicinandosi all’uomo e dando un’occhiata in giro: il negozio era pieno di oggetti curiosi, non quanto quelli del Kourindou ma erano libri e cianfrusaglie antiche tenute con cura sugli scaffali.
-Mh…- l’uomo parve scrutare la ragazza con espressione pensierosa ma non fiatò, attese la risposta dell’albina.
-Beh… io … stavo solo curiosando, ecco…-
-C’è qualcosa che ti interessa e che vuoi acquistare?-
-Beh… non… non credo, mi spiace.- si guardò in giro e non notò nulla che attirasse la sua attenzione, sospirando. Non voleva far perdere tempo all’uomo però non c’era davvero nulla alla sua portata economica che le interessasse davvero.
-Se non c’è nulla ti prego di uscire, non gradisco la tua presenza.- si affrettò a dire l’uomo, mutando la sua espressione ma non perdendo la calma.
La maga rosa si voltò verso il proprietario della bottega e capì che l’aveva già riconosciuta. Il lavoro era comunque lavoro, l’uomo si stava comportando gentilmente solo perché Mitsuki poteva essere una potenziale acquirente e non per altri motivi.
-Mi scusi… io non vi ho offeso in alcun modo.- precisò l’albina, non capendo perché l’uomo si stesse scaldando per la sua presenza.
-No ma so delle tue intenzioni con mia figlia e non gradisco averti qui.- ribadì.
Mitsuki la prese come una questione di principio e si avvicinò al bancone in modo che potesse fissarlo bene negli occhi.
-Le mie intenzioni? Non ho intenzione di violentarla, non ho intenzione di rapinarla, non ho intenzione di lasciarla e farla star male, non ho intenzione di ucciderla, se tutto ciò vi può rincuorare.- spiegò l’albina, l’uomo inarcò un sopracciglio. –ho solo intenzione di amarla e di onorarla finché morte non ci separi.- Non seppe dire per quale motivo stava citando una frase letta in un romanzo, sapeva si trattava di un rito religioso matrimoniale e quella frase l’aveva colpita parecchio.
-Sei una donna, che futuro puoi dare a mia figlia?- chiese l’uomo, tenendo il gioco.
-Che importa che sono una donna? Se c’è l’amore non bisognerebbe guardare in faccia a nessuno.-
-Mi stai dicendo che se amo il mio cane devo sposarlo?-
-No, non sto dicendo questo…- l’uomo sembrò soddisfatto dalla risposta dell’albina ma Mitsuki non si fece scoraggiare –Però io la amo e lei ama me… E poi conoscete vostra figlia, a lei non gliene frega nulla di nessuno! Fa solo quello che vuole.- spiegò.
-lo so benissimo ma questo non mi esime dal continuare a pensare che per mia figlia vorrei ben altro.-
-Nemmeno se le posso dare il mondo?- chiese l’albina, non avendo più argomenti.
-Il mondo perché non lo dai ad un uomo che amerai davvero? Per ogni donna c’è un uomo che la ama e che loro devono amare, non c’è futuro tra due donne.-
-Mi spiace.- Mitsuki scosse il capo, voltandosi e raggiungendo l’ingresso. –Mi spiace ma non la penso così.-
-Non tornare.- la intimò l’uomo, stavolta con sguardo severo. –Ama pure mia figlia ma non tentare di avere il mio consenso perché non lo avrai mai.-
Quando rincasò era furiosa con sé stessa per non aver saputo tenergli testa. Scivolò sul divano, lanciò via un cuscino e iniziò ad essere assillata dal pensiero di non essere realmente degna di Marisa.
Alzò il capo e notò che la maga nera era già di fronte a lei con le braccia incrociate e lo sguardo severo.
-…sei andata da lui, vero?- chiese. L’albina sapeva che avrebbe sospettato dopo la strana domanda fatta durante il pranzo per cui si limitò ad annuire.
Seguì uno schiaffo e un forte dolore alla guancia destra, la ragazzina restò a fissare il pavimento con le lacrime agli occhi.
-Non ti permettere di andarci più da zé, ti avevo avvisata!- le urlò –Non ti accetterà mai, devi solo ignorarlo. La nostra felicità non gli riguarda.-
Marisa si chinò e strinse a sé la tremante allieva, la quale abbracciò il corpo caldo della sua amata e restò tra le sue braccia, con la testa sul suo petto ascoltando i battiti del suo cuore e chiedendosi perché, se erano entrambe creature umane dotate di un cuore, non potevano amarsi come tutti gli altri.
*hashi: bacchette giapponesi che servono per mangiare.
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
*heartwarmed*
Kirisame-san è un figo, cioé... è severo, ma me lo vedoo XDXD
peccato non sia conseziente
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Stage 33 - Anna
Le tre Prismriver erano indaffarate nell’imparare a memoria gli spartiti: non erano poi così difficili e tutte e tre si stavano divertendo un mondo. Oltre a loro anche Mystia, Hana e Mitsuki, che andavano avanti e indietro per il palco ormai quasi ultimato, ridevano a crepapelle mentre cercavano di imparare i passi delle canzoni, inventati appositamente da tutte le idol che avrebbero partecipato.
Reisen era china sul foglio dove v’era scritto il testo di una canzone che doveva memorizzare, sembrava abbastanza nervosa però era felice di poter cantare così come le altre.
A seguire le prove c’era anche una curiosa mezza vampira che era passata ad ascoltare le ragazze mentre cantavano e provavano i passi, ridacchiando ogni volta che sbagliavano e dovevano ripetere tutto daccapo.
Dopo aver passato la mattinata a suon di prove, musica e danza, Mystia propose di spargere la voce sull’evento poiché ormai mancava veramente poco e le quattro ragazze partirono in coppia per informare quante più persone e youkai riuscivano ad incontrare.
Hana e Mitsuki formarono una coppia e si diressero al villaggio umano, dove avrebbero potuto trovare molti spettatori tra i curiosi abitanti del posto, lasciando che Mystia e Reisen si occupassero degli youkai sparsi per Gensokyo.
Il villaggio era come al solito affollato e pieno di vita: i mercanti vendevano la loro merce e le persone si rifornivano o passeggiavano per le strade.
Le due ragazze decisero di informare dell’evento con un piccolo comizio. Ammassarono delle casse di legno su cui Hana sarebbe salita per parlare alla gente mentre Mitsuki li invitava ad avvicinarsi.
-Accorrete tutti, c’è una grandiosa novità! Il primo concerto di Gensokyo!- urlò Hana da sopra la cassa. –Venite tutti, sarà un evento divertente e indimenticabile!-
Mitsuki, intanto, saltellava intorno per richiamare l’attenzione, chiedendo a tutti i passanti di avvicinarsi e di ascoltare le parole dell’amica che però risultavano non molto chiare e la gente doveva avvicinarsi parecchio per ascoltare bene.
Purtroppo furono poche le persone che si avvicinavano, più che altro poiché vi era molta agitazione a causa del mercato e le loro voci non riuscirono a sovrastare quelle dei venditori o dei brusii in piazza.
Dopo una decina di minuti spesi nel tentare di urlare l’iniziativa alla gente che passava, le due ragazzine decisero di tentare un approccio più immediato: Si avvicinarono ad ogni persona e gli spiegavano dell’evento invitandolo a parteciparvi.
Questa idea era più immediata ma molto dispendiosa, bisognava informare passante per passante e dopo due ore a parlare e spiegare quasi non avevano più voce.
Si sedettero su una cassa di legno, esauste. Ormai era pomeriggio inoltrato e continuare la loro opera di informazione era impossibile anche perché dopo le prove della mattina erano stanche e distrutte.
-Cosa facciamo?- chiese Hana, perplessa. –Non abbiamo risolto molto…-
-Già…- le rispose l’albina, sbadigliando. –Dopo tutta la nostra fatica… la gente non è parsa così entusiasta a parte qualche ragazzino.-
-Ci snobbano, che ci vuoi fare…- spiegò la ragazza, sventolandosi con la mano per recuperare un po’ di frescura in quell’afa.
Le due ragazzine si rimisero in cammino, perplesse e pensierose, riflettendo su nuovi metodi di abbordaggio.
Mentre passeggiavano per le strade del luogo, però, l’albina si fermò. Il suo sguardo era rivolto ad un’enorme villa giapponese situata in periferia e dall’esterno si poteva constatare quanto fosse grande il complesso: comprendeva diversi ambienti e un enorme giardino con un laghetto e degli alberi fioriti.
-Wow, che bella casa!- esclamò Hana, incredula alla vista di quel posto meraviglioso. –Chissà chi potrebbe vivere in un posto così! Saranno sicuramente molto ricchi.- continuò, emozionata.
-Già…-
L’albina non sembrava volerne parlare e l’amica non capì il perché finchè non notò una targa in legno, appesa al cancello principale, che recitava “Kirisame”.
-Ah, ecco…- annuì. –Beh, lo sapevamo, no? Suo padre gestisce quel negozio così importante e frequentato…- spiegò, giustificando quell’enorme dimora.
L’albina, però, non fece molto caso alla spiegazione di Hana e si limitò a ricordare quanto era accaduto la settimana prima. Non riusciva a togliersi dalla testa lo sguardo di Kirisame-san e la sua determinazione nel non accettare Mitsuki come compagna di sua figlia. La stessa Marisa l’aveva sgridata e le aveva vietato di incontrare nuovamente quell’uomo poiché era inutile tentare di convincerlo. Dopotutto era suo padre e lei lo conosceva molto bene.
Non si era messa il cuore in pace ma decise di rispettare il volere della sua amata, non incontrando nuovamente nessun membro della sua famiglia.
Sospirò e si voltò, decisa a cambiare direzione per non dover passare davanti quel luogo. L’amica capì le sue preoccupazioni poiché era stata messa al corrente della vicenda e la affiancò, decisa anche lei a continuare il lavoro di informazione senza intoppi o problemi di alcun genere.
Le due ragazzine fecero dietro front, dirette nuovamente verso la piazza centrale, quando una voce femminile non costrinse l’albina a voltarsi.
-Mitsuki-chan.- chiamò una donna.
Era una voce calda e dolce ma abbastanza nostalgica, suonò bassa e sottile ma Mitsuki riuscì chiaramente a sentirla.
L’albina si voltò di scatto e inquadrò la donna accanto al cancello della villa. Aveva degli splendidi capelli biondi legati in uno chignon sul capo, gli occhi erano di un azzurro tendente al grigio e indossava un kimono variopinto e molto pregiato.
-Mitsu…- Hana fissò l’albina con aria perplessa e le tirò la maglietta per evitare che si fermasse, l’albina comprese i l gesto dell’amica e la fissò, conscia di ciò che voleva dirle. Tuttavia decise di provarci, dopotutto quella donna l’aveva chiamata e non era buona educazione andarsene senza aver risposto.
-Vai… tranquilla. Ci impiegherò poco.- annuì l’albina e stringendo l’amica in un abbraccio.
-Ma Mitsu, perché…- l’amica non disse altro e si limitò a guardare Mitsuki mentre si dirigeva verso l’abitazione. Chinò il capo con aria triste e si voltò, dirigendosi verso la piazza per continuare il lavoro.
-Mi scusi…- disse la maga rosa avvicinandosi alla signora e salutandola con un breve inchino. –Siamo abbastanza impegnate… desidera?- chiese la ragazzina, cercando di restare impassibile e fredda.
La donna, che era rimasta in silenzio, si avviò verso il giardino e l’albina, seppur riluttante, la seguì.
Il giardino della villa era molto ben curato e il laghetto era popolato da alcuni pesci solitari. L’albero che lo sovrastava era enorme così come la sua ombra, dove entrambe si ripararono per sfuggire al caldo sole pomeridiano.
-Mi dispiace di averti chiamata ma vorrei parlarti.- Mitsuki squadrò i suoi lineamenti: era ovvio che quella donna doveva essere una parente di Marisa ed era molto probabile che fosse sua madre. La somiglianza era incredibile e i suoi occhi le ricordavano la donna amata.
-Non importa, dite pure.- rispose l’albina, risvegliandosi dai suoi pensieri. Era curiosa di sapere cosa avesse di così importarle da dirle.
-Avrai capito che io sono la madre di Marisa, suppongo.- affermò la donna e Mitsuki annuì, cancellando i suoi dubbi. –Il mio nome è Anna.- si presentò.
-Kirisame Anna-san… mi conosce per via di suo marito? Ho avuto una discussione con lui alcuni giorni fa…-
-No, non esattamente.- rispose la donna, pensierosa. –In realtà i miei dubbi sono forti quanto quelli di mio marito però vorrei avere una discussione pacifica con te.- spiegò la donna, sedendosi su una roccia nei pressi del lago e invitando l’albina a fare altrettanto.
-Va bene, se non mi prende a bastonate lo faccio volentieri.- rispose lei, ridacchiando e accomodandosi accanto alla donna, la quale sorrise per la battuta.
-Sai… io per mia figlia ho sempre voluto il meglio.- spiegò, con sguardo nostalgico. –E’ la mia unica figlia e le ho dato tutto ciò che potevo darle, dall’inizio alla fine.-
Mitsuki ascoltò con interesse e senza interrompere la donna. Sembrava molto triste a prescindere dal suo racconto, sospettò che la tristezza derivasse dalla consapevolezza che Marisa amasse lei.
-Nella mia vita non ho mai potuto realizzare i miei sogni poiché costretta da cose più grandi di me… però non è che io abbia fatto qualcosa per favorire i miei desideri.- spiegò –Un po’ la colpa è mia, per questo ho voluto che Marisa facesse ciò che più le importasse nella vita.
E’ sempre stata una bambina pestifera, amava divertirsi ed era libera nonostante le catene che la circondavano… non ci ha messo molto a distruggerle per sfuggire al suo destino, creandone uno nuovo.-
-Il suo destino?- chiese l’albina, perplessa. Quella parola era abbastanza ricorrente nella sua vita poiché anche lei aveva cambiato il suo destino: da cameriera era diventata maga. Sapeva che Marisa aveva cambiato la sua vita scegliendo di diventare una maga ma non si aspettava di sentire la sua storia dalla sua stessa madre.
-Anche tu hai cambiato il tuo destino.- disse la donna, percependo le perplessità della ragazzina –in un certo senso siete molto simili, per questo mia figlia ti ha preso con sé e vi capite con il solo sguardo.-
Mitsuki inarcò un sopracciglio. La donna sapeva davvero molto di lei e del rapporto che avevano entrambe: aveva forse preso informazioni? Era perplessa ma non lo diede a vedere, era ovvio che una madre si informasse sulla figlia anche se la sua non avesse fatto altrettanto.
-Io spero vivamente che non stiate facendo un errore scambiando la grande amicizia per l’amore.- disse Anna.
-Stia tranquilla, non c’è nessun errore.- rispose prontamente l’albina. –Io morirei per sua figlia.-
-Lo supponevo…- Anna sospirò, pensierosa. –Marisa è una ragazzina così forte ma al tempo così fragile… per lei andrebbe un uomo che sapesse realmente capirla e non le tarpasse le ali…-
-Come fanno molti uomini, al giorno d’oggi.- intervenne l’albina, suscitando l’attenzione della donna. –Eppure non c’è alcun bisogno che sia proprio un uomo.-
-Non sono sicura che tu, come donna, possa darle un ottimo futuro.-
-Chi se ne frega del futuro, noi viviamo il presente.-
Anna restò un attimo interdetta dopo l’ultima frase dell’albina. Non si aspettava un’affermazione del genere e rimase perplessa dalla sua reazione indifferente propria anche di Marisa.
-Io e Marisa abbiamo costruito una nostra vita fatta di magia, avventure e divertimento ma anche di amore. Cosa c’è di così sbagliato nel volersi bene?-
-Beh, suppongo sia perché voi siete entrambe donne…-
-Allora concorderà con me se le dico che sono solo regole sociali costituite in passato e che non esistono divieti che impongano di non amare chi si ama… poiché altrimenti si torna ai matrimoni combinati, cosa da cui sono da poco scampata.-
-Si… lo so.- rispose la donna, il cui sguardo era perso nel cielo arancione del tramonto.
-E’ tutto a posto, io darò a Marisa tutto ciò che posso per renderla felice.- spiegò l’albina, alzandosi e pulendosi il vestito. –Può stare sicura che Marisa è in buone mani.-
La donna imitò l’albina e si issò, accompagnandola al cancello.
-…sei davvero così sicura?- le chiese ancora.
-Lei è tutto per me, glielo posso giurare.- l’albina le sorrise, annuendo raggiante. Si sentiva molto bene dopo quella discussione, la donna era scettica ma non contraria come il marito e inoltre avevano parlato del passato di Marisa: era stata una conversazione tranquilla e piacevole.
-…allora promettimi che ti prenderai cura di te stessa e starai attenta.- le disse la donna sull’uscio del cancello. –Accetterò questa unione solo a questa condizione.-
Mitsuki si voltò verso la strada che portava al villaggio e la fissò pensierosa.
-Certo… si. Ma penserò prima a lei e poi a me.-
-Bene… allora preparati perché tutto sta per iniziare e non ci sarà Marisa ad aiutarti.-
La voce della donna sembrava seria e Mitsuki rimase perplessa da quella affermazione poiché non era riuscita a comprenderla. Si voltò verso il cancello, spaesata.
-Non capisco…- le sue parole erano andate al leggero vento che smuoveva le foglie, perse nel sole che stava ormai tramontando.
La donna non era più accanto al cancello che adesso era chiuso e Mitsuki cercò di capire perché se n’era andata senza neanche salutarla.
-E tu cosa ci fai qui?- una voce maschile richiamò la sua attenzione, si trattava di un uomo dall’espressione seria ma non dura, la stessa che aveva ricevuto giorni prima al negozio: il padre di Marisa inarcò un sopracciglio, era stupito di vederla lì. –Se sei qui per cercare nuovamente di convincermi… mi dispiace per la tua fatica ma la mia decisione resta uguale.-
Mitsuki si scostò per lasciar passare l’uomo che si avviò al cancello senza parlare.
-Mi dispiace… io vorrei farle capire quanto grande sia il mio amore.- disse l’albina, fissando il suolo, tremante.
-Non lo metto in dubbio ma questo non cambia il fatto che io non voglio che mia figlia stia con una donna, che questa le possa dare il mondo o meno.- spalancò il cancello con aria nervosa e si voltò a fissare l’albina.
-…eppure Anna-san ha accettato, perché anche lei non può fare un piccolo sforzo?- chiese, tristemente.
-…Anna-san? Cosa stai dicendo?- chiese l’uomo, incredulo.
-Anna-san, si. Sua moglie, la madre di Marisa! Mi ha detto che poteva accettarlo!- continuò l’albina, dimenticando di citare le condizioni poiché non lo riteneva necessario.
L’uomo scosse la testa, adirato.
-Cosa diavolo ti vai ad inventare pur di ottenere il mio consenso, ragazzina? Sei così disperata?- urlò, fissandola con sguardo furioso.
-Ho avuto un colloquio con lei poco fa e mi ha accettata, perché non vuole capire?- chiese nuovamente l’albina, in lacrime.
-…Non ti permetto di dire certe fandonie, ragazzina. Ti ho già detto che se vuoi puoi anche amare mia figlia ma non devi cercare il mio consenso. E’ inutile che te ne esci con certe ridicole affermazioni pur di convincermi!-
-Ridicole affermazioni? Le ho detto la verità, chieda a sua moglie!- insistette la ragazzina, asciugandosi le lacrime.
L’uomo scosse il capo, poggiando la mano sul cancello e tirandolo.
-Basta menzogne, tornatene a casa.- Kirisame-san chiuse il cancello e svanì nell’abitazione.
l’albina restò interdetta per qualche minuto, L’uomo era rincasato con fare innervosito continuando ad insinuare che Mitsuki fosse una povera sprovveduta alla disperata ricerca di una approvazione.
Per quale motivo non riusciva a capirla? Eppure Anna era stata così gentile con lei…
Si voltò, cercando di calmarsi e asciugandosi le lacrime che avevano ricominciato a scorrere copiose sul suo viso. Riuscì ad intravedere qualcuno che stava volando proprio nella sua direzione e scorse Marisa sulla sua scopa… ma non era da sola, l’amica Hana era dietro di lei e sembrava tremare per la paura dell’altezza e della velocità con la quale Marisa atterrò di fronte alla ragazzina.
-…Mitsuki.- disse lei, osservandola davanti alla sua vecchia abitazione.
L’albina scosse il capo, osservando invece Hana che tentava di non guardarla negli occhi e si costringeva a fissare il suolo.
-Hana, l’hai chiamata tu?- chiese l’albina. Marisa incrociò le braccia e Hana annuì.
-…sapevo che sarebbe stato un male se tu fossi restata qui, lo so cosa sta succedendo e ho incrociato Marisa in piazza perché dopo le prove era venuta a cercarti…- scosse il capo e si decise a fissarla negli occhi. –Lo sa che non è colpa tua, siamo passate qui per sbaglio e tu … hai deciso di fermarti, ma se non fossimo passate qui non ci avresti pensato!-
-Si è comunque fermata zè, nonostante le avessi esplicitamente detto di non vedere mio padre.- continuò la maga nera.
-Ma non mi sono fermata, insomma, quella donna mi aveva chiamato era maleducazione andarmene così…- spiegò l’albina –Hana, tu te ne saresti andata senza darle attenzione? Era logico rimanere e chiederle cosa volesse.- concluse, stavolta fu lei ad incrociare le braccia.
-No aspetta, quale donna?- chiese l’amica, fissandosi attorno.
-Come “quale donna”? Quella che era sull’uscio che mi ha chiamata mentre stavamo andando al villaggio.- rispose Mitsuki.
-…Aspetta Mitsu ma cosa stai dicendo? Tu ti sei voltata e hai deciso di restare qui davanti, non ti ha chiamato nessuno!- insistette l’amica, perplessa.
-Hana ma che diavolo vai dicendo? Anche se parlava con una voce flebile non puoi non averla sentita o vista, era proprio qui sull’uscio del cancello e mi aveva chiamata e infatti abbiamo parlato per un po’…- spiegò ad Hana, indicandole il muretto accanto al cancello dove era appesa la targa. –Era quella donna bionda con gli occhi azzurri che assomigliava a Marisa, quella che era accanto al cancello, proprio qui.-
Hana scosse il capo, sembrava ancora più perplessa di prima. Marisa, intanto, ascoltò in silenzio la spiegazione di Mitsuki e la stava osservando con tristezza.
-…ancora le voci?- chiese l’amica, grattandosi il capo –Non capisco… da quando eri piccola… tu… io… ancora senti quelle maledettissime voci?-
-…Hana… non capisco… io l’ho vista… ci ho anche parlato…- spiegò l’albina, afflitta.
-Cosa ti ha detto da zé?- chiese Marisa all’improvviso. Mitsuki si voltò perplessa verso l’amata e cercò di rimettere assieme i tasselli della discussione, spiegandole che la madre le aveva parlato della sua vita e di quella di Marisa, non mancò di rivelare anche la condizione per la quale accettava il loro amore e della frase che disse prima di rincasare.
-Capisco.- ripose la maga nera, tenendo lo sguardo basso.
-Marisa-san… cosa succede?- chiese Hana, stranita.
-…Era senz’altro mia madre.-
-Bene, qualcuno mi crede allora!- l’albina alzò gli occhi al cielo, sospirando.
-Beh, si… è dura a crederti se non dicevi quello che era successo… era da lei parlare così.- spiegò Marisa -E tu non l’hai mai conosciuta quindi c’è una ragione in più a tuo favore da zé.-
-Non capisco, cosa c’è a mio favore?-
-Il fatto che tu l’abbia davvero vista.- annuì Marisa, osservando la fidanzata.
-…è così strano che io l’abbia vista?- chiese ancora. Marisa le si avvicinò e con il pugno bussò sulla fronte dell’albina come se fosse una porta. –Ehiii che fai!!-
-Sei dura di comprendonio, eh?- annuì Marisa –Mia madre è morta quando avevo cinque anni.-
L’albina resto immobile per qualche secondo, prima di scivolare sulle ginocchia, spaventata e tremante. Quella rivelazione era davvero triste, Marisa non avrebbe potuto mentirle per scherzo su una cosa così importante e delicata perciò si rese conto di aver risvegliato in lei vecchi e tristi ricordi senza volerlo. Scoppiò a piangere.
-Ohi, bakatsuki. Smettila, dai.- Marisa le si avvicinò e la abbracciò, tranquillizzandola. –Tu l’hai veramente vista perciò sicuramente è stata lei che ti ha voluta vedere da zé, io ti credo.- le disse, asciugandole le lacrime –Ti ha detto che devi prenderti cura di te stessa e sarebbe stata felice per noi, no? Allora smettila di piangere e stai serena.- annuì, avvicinando il suo volto a quello dell’albina e baciandola dolcemente.
-Marisa…- il cancello era stato violentemente spalancato e l’uomo si era affacciato sulla soglia, probabilmente attirato dalla presenza di alcune persone fuori casa.
La maga nera si staccò da Mitsuki e fissò l’uomo con sguardo indifferente, aiutò l’albina ad alzarsi e la prese per mano.
-Ce ne stiamo andando da zé- disse seria.
-…Mi dispiace, ma io non sono d’accordo.- affermò, incrociando le braccia.
-Lo so, per questo ce ne stiamo andando e non ci rivedrai, zé.- Marisa montò sulla sua scopa e attese che anche Mitsuki montasse sulla sua, aiutando Hana a salire dietro di lei.
-Certo, come vuoi. La vita è tua. Mi dispiace di non poterti dare ciò che vuoi- annuì l’uomo con sguardo serio ma nostalgico.
-Ciò che voglio me lo prendo da me.- Marisa fissò l’albina con un sorrisetto che lei ricordava bene. Ricordò di averle detto quella stessa frase, qualche tempo prima.
Le due maghe si alzarono in volo, Mitsuki restò in silenzio con Hana stretta alle sue spalle mentre Marisa aveva un’espressione tranquilla e indifferente. L’uomo, invece, si voltò verso la villa, scuotendo il capo.
-… mi dispiace davvero, figlia mia. Vi potrei accettare solo nel caso vi sposiate… e sarebbe solo per rassegnazione.- spiegò lui, dirigendosi verso l’ingresso dell’abitazione ed entrandovi.
Il padre di Marisa sparì nell’abitazione e le tre ragazze sparirono nel cielo, accompagnarono Hana a casa e presero appuntamento per le prove dell’indomani. Al concerto mancavano ancora alcuni giorni ma le prove stavano procedendo davvero bene e sia le idol che le musiciste sapevano quasi bene ogni nota e ogni passo, nonostante i continui errori che scatenavano le risate di Shizuka. Era piacevole vederla presente alle prove, anche se sembrava pigliarli in giro.
Le prove si sarebbero tenute, come sempre da alcuni giorni a quella parte, la mattina presto fino ad ora di pranzo e sul pomeriggio, anche se non tutti i pomeriggi poiché avevano anche altri impegni.
A causa delle prove mattutine e del duro lavoro di informatrici a cui si sono affiancati gli eventi pre-serali che avevano contribuito a stancare e stressare di più l’albina, appena arrivata a casa si gettò stremata sul divano, senza energie. Marisa la fissò con dolcezza e si mise accanto a lei, accarezzandole il capo e tranquillizzandola.
-Questa situazione… è assurda.- disse Mitsuki –Tua madre… tuo padre… noi due… non ce la faccio più.-
-Tsuki perché ti fai sti problemi? A me non importa un fico secco di mio padre se vuole accettarci o meno, non possiamo vivere la nostra vita senza fregarci di cosa pensano gli altri?- la maga nera si chinò su di lei, costringendola a voltarsi per farsi guardare negli occhi. –Piantala di farti del male in questo modo, sei masochista zé. Noi due bastiamo, punto.-
L’albina le sorrise, baciandola.
-Lo so, Hoshi… però… mi dà fastidio, cioè, non riesco a non pensarci…- entrambe si fissarono per pochi istanti negli occhi senza parlare. Mitsuki squadrò quelli di Marisa e pensò che assomigliava davvero molto ad Anna. –Ahhh, uffa!- urlò l’albina, issandosi all’improvviso dal divano e spaventando l’amata, che la fissò perplessa. –Tuo padre è proprio una roccia! A sto punto sposiamoci così almeno si rassegna!-
Si gettò verso lo schienale, alzando il capo e osservando il soffitto spoglio. Era pensierosa, stanca, triste e depressa. Non riusciva nemmeno lei a comprendere cosa stesse succedendo ma voleva solo uscirne.
-…ok.- rispose Marisa accanto a lei.
L’albina si voltò perplessa verso la maga nera che la stava fissando a sua volta, con sguardo tranquillo.
-Mh… Come?- chiese, non avendo capito cosa stava cercando di dirle.
-Va bene, ho detto. Sposiamoci da zé.-
NdA: Tsuki significa Luna ed è preso dal nome di Mitsuki (Luna Piena), Hoshi significa stella ed è preso dal simbolo di Marisa, le stelle. (Danmaku e magia astronomica)
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
IT'S A MOTHERFUCKING GHOST!!!!
giuro che per un istante a leggere "Hoshi" mi si è gelato il sangue...
eniuei, molto carino come capitolo
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Re: Touhou Shanikusai: Stars & Hearts Carnival [NEW EDITION]
Stage 34 - Il Matrimonio
La frase appena pronunciata da Marisa lasciò in Mitsuki un profondo senso di confusione e incredulità. L’albina aveva confessato che pur di liberarsi del peso riguardante il rifiuto del padre di Marisa l’avrebbe anche sposata, ma solo dopo che Marisa aveva appena acconsentito si era resa conto di ciò che aveva appena detto.
Sposare… Unione… Matrimonio…
Da qualche mese era sfuggita ad un matrimonio programmato impostole da suo padre e tutto per lasciare che il ragazzo sposasse chi volesse. Però l’aveva fatto anche per lei e per il suo amore.
Mitsuki avrebbe voluto sposare Marisa, sarebbe stata felicissima di diventare sua per sempre e quella era una grande opportunità.
Eppure erano passati solo circa tre o quattro mesi dal loro fidanzamento, non potevano già sposarsi poiché era assurdo pensare ad un matrimonio così, su due piedi. C’era il rischio di un futuro divorzio, che non andassero d’accordo, e se non fossero fatte per stare assieme?
La gioia immensa della prospettiva futura era distrutta dalle probabilità maligne che affliggevano la mente della ragazzina, la quale cercava di restare ancora razionale.
Non poteva pensare ad un matrimonio, non adesso che era così presto.
-Marisa… non scherziamo, dai.- disse l’albina, sorridendo con perplessità.
-Non scherzo, sono serissima.- rispose la maga nera, voltandosi a guardare l’albina.
-…so che lo vuoi fare per togliermi questo stress di dosso ma tranquilla, mi ci vorrà qualche giorno e starò di nuovo bene.- spiegò lei.
-Ma no, va benissimo per me di sposarti da zé.- continuò, accarezzando il viso di Mitsuki che arrossì. –Tanto sei la mia ragazza, se ci sposiamo diventiamo solo sposate.-
Era una logica impeccabile, certo, eppure la semplicità della maga nera non faceva altro che incutere timore all’albina, la sua mente viaggiava nei meandri complessi del subconscio alla ricerca di una valida ragione per il quale sposarla adesso poteva significare felicità e non problemi futuri.
Il problema era che non riusciva a trovare nulla se non ulteriori quesiti e problemi: era davvero così pessimista?
-Marisa… ascolta…- si decise a parlare e a spiegare i suoi pensieri, per cui non esitò ulteriormente –Sposarsi è un grande passo che le coppie compiono solo dopo alcuni anni di convivenza, dopo che ormai sai benissimo come è l’altra persona e sei convinto di volerci condividere la vita…- spiegò la maga rosa, tentando di non guardare Marisa negli occhi per l’imbarazzo –Non possiamo sposarci se siamo state assieme per soli tre mesi… non è una decisione da prendere così alla leggera.-
-Non capisco zé.- rispose lei, appoggiandosi allo schienale del divano e incrociando le braccia dietro la testa –Io ti voglio sposare e voglio che diventi mia, cosa ci può essere di così problematico in questo?-
-Mari, non è la decisione in sé per sé!- ribadì l’albina.
-Tu mi vuoi sposare da zé?-
-Ma certo che voglio!- rispose, anche se spiazzata.
-Allora dov’è il problema?- Marisa la guardò perplessa.
-Il fatto è che adesso potremmo anche amarci, ma in futuro?- fissò l’amata con sguardo serio. Marisa ricambiò lo sguardo e aspettò un po’ prima di parlare.
-Potremmo non amarci più fra trent’anni, quando saremo già sposate. Non dipende mica da questo zé.-
L’albina si voltò dinanzi a sé e scrutò il pavimento con aria pensierosa. Marisa non aveva tutti i torti, sapeva che soprattutto nel Mondo Esterno le coppie tendevano a separarsi sia dopo un anno che dopo dieci anni. Non vi era certo un’età decisa per cui non c’era un reale motivo per aspettare.
-Però aspetta…- intervenne ancora –Qui non sto parlando di amore che va via ma di conoscere il compagno!- spiegò –Cioè, ci conosciamo da poco, e se fra tipo qualche mese salta fuori un lato del mio carattere che non ti piace? Per questo il fidanzamento serve a far conoscere prima bene i due compagni, poi quando passano tipo un paio d’anni i due si conosceranno già molto e possono decidere di sposarsi…-
-Mah, noi viviamo sotto lo stesso tetto da un anno e qualcosa, ti ho vista la mattina sveglia e la sera stanca, quando eri malata, quando piangevi, quando hai sclerato e in tanti altri momenti.- spiegò la maga nera, alzandosi dal divano. –Mi vai bene in qualsiasi caso, amo il tuo modo di essere, il tuo carattere assurdo, i tuoi occhi, le tue espressioni stupide e il tuo corpo zé.-
-…soprattutto il mio corpo.- intervenne l’albina, tossendo. Marisa scoppiò a ridere e scosse il capo.
-Ho detto che amo tutto di te. E tu?-
-…anche io amo tutto di te.- sospirò, aveva vinto di nuovo e sicuramente non c’era più nulla in grado di farle cambiare idea.
-Allora è deciso zé, domani facciamo i preparativi così dopodomani ci sposiamo.- affermò la maga, stiracchiandosi.
-No, aspetta…- l’albina si issò di scatto dal divano e si guardò intorno, spaesata. –Mi stai dicendo che vuoi sposarti subito?!-
-…Dopodomani non è subito, è dopodomani da zé.-
-No, no, intendo… non ci vogliono tipo mesi per preparare un matrimonio? Vuoi sposarti… dopodomani?- Mitsuki era confusa, si grattò il capo e restò incredula quando Marisa annuì alla sua domanda. –Ma Mari… e poi come ci sposiamo, ricorda che siamo femmine!-
-Ci penso io, chiederò a Reimu.- rispose, ammiccando.
-E gli abiti?- chiese ancora, camminando in tondo davanti la maga nera con fare nervoso.
-…mh… a te piacciono quelli stile occidentale, no? Quelli bianchi con la gonna lunga.-
L’albina si fermò, immaginando l’abito che aveva visto su una rivista del Kourindou. Era lungo, bianco, decorato con rose e perline: Le maniche erano a sbuffo e la fotomodella aveva dei lunghi guanti che lasciavano intravedere le dita, sul busto vi era una fantasia di rose adornate da perle ed era decorato fino all’attaccatura della gonna, la quale scendeva ampia proprio come lo stile vittoriano principesco. La donna della rivista indossava un paio di orecchini che sembravano gocce di cristallo e aveva i capelli tirati indietro e decorati da rose e fermaglini bianchi.
Lo ricordava perfettamente, aveva amato subito quell’abito e aveva desiderato ardentemente di indossarlo al suo matrimonio.
-Mi… Mitsuki…-
L’albina si risvegliò dai suoi pensieri e guardò Marisa: la donna era stupita, la stava fissando sconcertata ed era anche arrossita.
-Cosa… cosa c’è?-
-Il fatto che tu… ci sia riuscita così presto mi stupisce e mi rende fiera di te…- disse la maga nera, parlando abbastanza lentamente. –Ma ciò che mi interessa adesso è…- si avvicinò lentamente all’albina con l’espressione di chi vuole saltarti addosso da un momento all’altro. Mitsuki, che non aveva capito nulla, indietreggiò per lo spavento, inciampando e cadendo a terra.
Solo una volta stesa sul pavimento notò di avere indosso un abito diverso dalla sua solita divisa alla marinara: l’abito era bianco, lungo, decorato e sembrava proprio il vestito da sposa che stava immaginando.
Si stupì, chiedendosi come fosse stato possibile che l’abito immaginato era proprio addosso a lei, sapeva che i maghi come Marisa erano in grado di cambiarsi d’abito con la magia ma non era così semplice poiché comprendeva una scomposizione magica delle particelle materiali del suo vestito e una sostituzione con quelle del vestito nuovo. In altre parole non era ancora in grado di farlo perché era una magia avanzata e non era ancora arrivata a studiarla, anche se ne aveva letto le basi.
-Oh beh…- iniziò la maga nera, accanto a lei. -…il matrimonio è dopodomani, quindi stasera dormi ancora qui…- disse. Mitsuki ricordò che gli sposi dovevano dormire separati la notte prima delle nozze e pensò che l’indomani avrebbe dormito lontano da casa, anche se non sapeva da chi. Tuttavia, non c’era tempo per pensare a qualcosa che sarebbe accaduto il giorno seguente dato ciò che stava succedendo in quel momento. Scosse il capo, sospirando, poiché aveva intuito come sarebbe andata a finire quella giornata.
La ragazzina, vestita solo di intimo, si trovava seduta su una sedia ad osservare l’amica dai capelli corvini che andava avanti e indietro con fare nervoso. Era indaffarata a vedere alcune stoffe della madre e a chiedere consigli sull’abito da far indossare all’amica.
-Ma guarda te, proprio all’ultimo momento!- si lamentò Hana, avvicinandosi all’albina con un metro da sarta e prendendone le misure del busto. –Non ti va, mia madre ha il busto più piccolo del tuo…- ritirò il metro e sospirò, sistemando delle stoffe accanto a lei. –Le sarte ci metteranno tutta la giornata ma bisognerà pagarle bene… oh santo cielo, sposarsi in soli due giorni! Marisa-san è completamente fuori di testa!- disse l’amica, sedendosi afflitta accanto all’albina.
-Lo so… sono io quella con cui si sposa, sai?-
-Ma come facciamo? C’è da preparare tutto, gli abiti, la cerimonia, i fiori, gli ospiti…-
-Sicuramente Reimu starà come una pazza, te lo dico io. Ci sposiamo su al tempio perciò ci sarà casino lì per preparare le nozze.-
-La capisco, santo cielo.- Hana scosse il capo, stremata dai pensieri e con un forte mal di testa. –Come facciamo? Cosa indosserà Marisa?-
-Suppongo si faccia fare un abito da qualcuno ma non ho la minima idea di cosa, come, quando e perché.-
-Perfetto. E vuole sposarsi domani?!- alzò gli occhi al cielo, sospirando.
L’albina si alzò e si diresse davanti ad uno specchio appeso nella camera dei genitori di Hana, dove si trovavano per decidere sul da farsi. Fissò la sua figura sottile, ben bilanciata se non fosse per i seni troppo prosperosi e che non coincidevano con le altre forme del suo corpo. Si chiese cosa di lei avesse fatto impazzire Marisa a tal punto da volerla sposare. Se erano quei capelli albini, così assurdi per un’umana del villaggio poiché i suoi genitori avevano i capelli castani. Si chiese se fosse a causa degli occhi di colore diverso, anche loro abbastanza curiosi ma era una cosa già meno improbabile rispetto al suo albinismo uscito fuori da chissà dove: la nonna materna era bionda, si, ma non albina.
-Ieri avevo visto un abito stupendo… cioè, l’avevo visto tempo fa su una rivista ma ieri lo avevo addosso, come per magia…- spiegò all’amica, che ascoltò con poca attenzione poiché era esausta. –Ma dopo ieri sera non l’ho più visto, forse come per magia è scomparso.-
-Eh… mah, puoi fare quello che hai fatto ieri per farlo apparire- disse Hana, sparando la prima cosa che le veniva in mente e senza pensarci su.
-Il punto è che ho solo immaginato di indossarlo e mi è apparso…-
-Boh, immagina di indossarlo allora, vedi che ritorna da dove è andato e ti si rimette su…-
L’albina si voltò perplessa verso l’amica, osservando il suo sguardo vuoto e pensieroso. Era molto in pensiero per lei, non sapeva cosa fare per aiutarla ed erano ore che cercavano una soluzione per scampare a quella confusione generata da Marisa.
Si voltò nuovamente verso lo specchio e chiuse gli occhi, pensando all’abito della sera prima. Lo adorava perché era chiaro e decorato, i petali delle rose bianche erano pieni di veli con cristalli incastonati e perline pendenti, le scarpe erano delle ballerine bianche con dei laccetti laterali e altre perline. Adorava quello stile così principesco, indossare quell’abito equivaleva a sentirsi una bella principessa nel giorno più bello della sua vita. Forse era un po’ troppo ingombrante e sfarzoso ma aveva visto abiti veramente più carichi e decorati, sicuramente erano quelli gli abiti che potevano essere più sfarzosi.
Si auto convinse che l’abito visto sulla rivista non era per niente indecente e sospirò, desiderando di poterlo indossare davvero per la cerimonia. Dopotutto la sera prima Marisa era quasi impazzita a vederla vestita in quel modo, l’albina non se lo aspettava e rimase incredula alla scenata fatta dalla moglie. Se Marisa era davvero pazza di lei, quell’abito aveva contribuito a risvegliare i suoi bollenti spiriti.
E dovette calmare i suoi quando immaginò Marisa vestita con un abito bianco simile al suo, per cui scosse il capo e tornò ad immaginare l’abito bianco della sera prima.
Fu quando Hana la chiamò stupita che capì ciò che era successo: aprì gli occhi e osservò la sua sagoma sullo specchio, notando che era nuovamente avvolta dall’abito immaginato, con i capelli già raccolti e il trucco perfetto.
-Bene… però nella tradizione non si poteva vedere l’abito della sposa prima del matrimonio… è un problema?- disse l’albina, mordendosi le labbra. Non riusciva a muoversi per paura di sporcare quel meraviglioso vestito e Hana le si avvicinò lentamente, perplessa.
-Lascia stare… ma come fai a fare una cosa simile? Che magia è?-
Sapeva che l’amica non aveva sentito molto dalla conversazione precedente per cui le disse nuovamente che non aveva idea di come fosse potuto accadere.
E fissò lo specchio, perplessa.
-…Kagami… cosa hai fatto?- chiese allo specchio, comprendendo all’improvviso la sola che poteva esserci dietro tutto quello. L’immagine riflessa di Mitsuki sfocò e apparve una donna azzurra dagli occhi di cristallo, l’espressione apatica ma con un lieve sorriso a spezzarla.
-Co… Che? Chi è quella?- Hana si spaventò, cercando di tirare via Mitsuki per un braccio ma l’amica la tranquillizzò.
-Mitsuki… io non ho fatto proprio nulla.- disse la youkai, con la solita voce flebile e fredda.
-Ma guardami! Da dove spunta questo? Non sei tu che parlavi di trasfigurazione?-
-Io posso trasfigurarmi in chi specchio, non posso cambiare aspetto a seconda dell’immaginazione.-
-Ma allora cosa è successo? L’ho fatto io?- si chiese, osservandosi.
-Ti ho detto che presto o tardi avresti iniziato a manifestare le mie capacità, ma tu non sei una youkai degli specchi perciò non hai delle restrizioni come me.-
Mitsuki la fissò con curiosità, si strinse le mani e sentì il delicato tocco dei guanti sotto i palmi.
-Sto iniziando ad apprendere questo potere? Marisa non sembrava così impressionata… cioè, lei crede che sia perché abbia appreso la trasfigurazione normale che sa usare anche lei…-
-Non mi sembri sembri molto felice, Mitsuki.- la youkai si rattristò.
-No… cioè, si. Perché… non è un’abilità che ho appreso io ma è qualcosa che sai fare tu e che hai passato a me.-
-Non capisco questo tuo ragionamento ma ti rispetto.-
-No, fermi, cosa succede?- Hana sembrò innervosirsi e squadrò l’amica con sguardo serio. Mitsuki sapeva che era rimasta all’oscuro di tutto poiché l’unica a sapere di Kagami e del patto era Mayumi. Avrebbe dovuto dirle tutto, tanto valeva rivelarsi in quel momento.
La figura di Kagami svanì dalla superficie riflettente e l’albina raccontò del libro, di come Kagami aveva usato i suoi poteri nel villaggio, di Kaname e del loro combattimento, del suo confinamento e del patto.
Hana scosse il capo, incredula di fronte a tutte quelle spiegazioni assurde. Sembrava non voler accettare la storia ma Mitsuki continuò a spiegare la situazione, di quanto Kagami l’avesse aiutata e di quanto lei stava aiutando la youkai.
-…va bene… ma tu sei troppo buona, Mitsu.- disse, sedendosi per riprendersi dal racconto carismatico e scioccante della ragazza. –Ma Marisa lo sa?-
L’albina si sedette accanto ad Hana, aggiustandosi la lunga gonna e osservando il suolo.
-Mitsuki… Marisa-san lo sa di tutto questo?- insistette la ragazza.
-No Hana… come vuoi che lo sappia? Non lo sa nessuno oltre Mayumi e te.- spiegò l’albina, poggiando i gomiti sulle ginocchia e passandosi le mani sul viso.
-Devi dirglielo, assolutamente!- Hana sembrava arrabbiata e Mitsuki non riusciva a capire il perché di tutta quella agitazione.
-No che non devo, non sia mai! Non può capire, è una cosa delicata…-
-Mitsu ma stai scherzando?! Tu stai per sposarti con lei, non puoi mica mentirle in questo modo?-
-Io non le sto mica mentendo!- l’albina si voltò verso l’amica, stavolta innervosita anche lei.
-Certo che le stai mentendo! Le stai nascondendo una cosa importantissima!- aggiunse, alzandosi e mettendosi di fronte a lei. –Mitsu, la stai sposando con l’imbroglio! Marisa-san ha il diritto di sapere che la sua futura moglie ha fatto una cosa simile, non stiamo parlando solo di te, tu hai dentro il tuo corpo una youkai!- continuò, furiosa. –Santo cielo, tesoro mio, Marisa-san sta sposando una ragazza che ha nel corpo una youkai e non lo sa nemmeno! Ma come puoi soltanto pensare di fare una cosa così importante senza averle detto la verità su di te?-
Mitsuki ebbe un fremito, un brivido di paura che le percorse la schiena. Cosa sarebbe potuto succedere se Marisa avesse scoperto di Kagami? In quel momento aveva davvero paura di perderla per cui si decise a non dire nulla per preservare il loro rapporto costruito così faticosamente.
-No… non posso, Hana. Sarebbe una tragedia… tanto Kagami è solo dentro di me, non viene fuori in altri modi, non sto nascondendo nulla di sbagliato!-
Si alzò e lasciò la camera, decisa a restare della sua opinione nonostante le lamentele dell’amica.
Quella notte non aveva quasi dormito, si sentiva spaventata e confusa per tutto ciò che stava accadendo. Intorno a lei c’erano tante persone ma non le vedeva realmente, passavano e parlavano tra di loro come fantasmi. Riuscì a riconoscere solo Natsu quando le si avvicinò, abbracciandola.
-Quanto stai bene!- esclamò, osservandola già pronta e con indosso l’abito che aveva creato con la trasfigurazione.
L’albina non aveva risposto, era troppo spaventata e agitata, non aveva ancora compreso cosa stava accadendo e lasciò che fu Hana ad occuparsi di tutto. Si chiese come aveva fatto a vivere senza il suo aiuto, quella ragazza dava sempre dei buoni consigli e sapeva mettere a posto le situazioni più complesse. C’era anche la maga verde Mayumi che bazzicava attorno a lei ma non le aveva rivolto la parola poiché sapeva che Mitsuki non avrebbe risposto. Erano in grado di capirla, erano tutte delle vere amiche.
Tuttavia, Hana, era ancora abbastanza arrabbiata per la decisione di Mitsuki e quando parlava lo faceva con voce dura e seria. Era ancora convinta che se il matrimonio si doveva basare sulla lealtà e sulla sincerità, Mitsuki avrebbe dovuto rivelare a Marisa di Kagami.
L’albina osservò l’abitazione dell’amica con il cuore palpitante. Ogni angolo di quel luogo le ricordava la sua infanzia, quando lei e Hana giocavano assieme da bambine. Erano spensierate e non si dovevano preoccupare di nulla di ciò che le circondava. Avevano qualche problema con Kaname, sicuramente, ma erano solo delle bambine, delle normali bambine.
Adesso era lì, in quella stessa casa dove una volta giocava da piccola, vestita da sposa con un abito lungo e sontuoso ricreato tramite la magia di una youkai che viveva nel suo cuore, pronta a sposare la donna che amava con cui stava solo da tre mesi e con la paura del futuro che le avrebbe aspettate. Ricordò per un attimo le parole di Anna che la incoraggiava su ciò che sarebbe presto accaduto perché non ci sarebbe stata Marisa con lei. Per quale motivo non avrebbe potuto chiedere il suo aiuto? Forse Marisa l’avrebbe lasciata?
Era il giorno del suo matrimonio, a pochi giorni prima del primo concerto di Gensokyo, a qualche settimana prima del suo compleanno e il suo stato d’animo era un miscuglio di emozioni assurde e incredibili: dall’agitazione alla paura, dall’ira alla gioia.
Natsu la trascinò verso un carrettino che avrebbero scortato Mayumi e Reisen attraverso la foresta fin sopra il monte Hakurei. Non si era accorta della presenza di Reisen, si guardò intorno e vide Hana seduta alla sua destra e Natsu che aiutava la maga e la coniglietta con i buoi che spingevano il carretto.
Cercò di fare mente locale e di capire cosa stava accadendo prima di ritrovarsi immersa nel vuoto assoluto della sua mente.
-Questo… carretto?- chiese, con voce flebile.
-Non possiamo farti camminare fino al tempio, stupida!- disse Hana, con voce dura ma leggermente scherzosa. Forse si era messa il cuore in pace e stava vivendo anche lei quel momento indimenticabile per l’amica.
Restò quieta ad osservare il paesaggio che scorreva lentamente davanti ai suoi occhi. Gli alberi in fiore e il canto degli uccellini. Era estate e la natura sembrava fosse più sveglia del solito, il cielo era azzurro e terso ma qualche nuvola grigiastra sembrava presagire un veloce acquazzone nel pomeriggio.
Non si rese conto di quanto tempo passò che già si era ritrovata in piedi davanti alla scalinata che la separavano dal tempio. Poteva notare il Torii poco distante da lì, si voltò e osservò il carretto fermo, accanto a lei c’era solo Hana che le teneva la mano per non farla inciampare.
-Ma… dove sono tutte?- chiese l’albina, confusa. Erano tutte lì, pochi istanti prima, ma adesso erano scomparse nel nulla.
-Mitsu, tranquilla. Sei confusa, agitata e impaurita, non hai visto che sono già salite e hanno raggiunto gli altri.- spiegò l’amica, sorridendole. –Adesso saliamo e raggiungiamo Reimu-san e Marisa-san che ti stanno aspettando per la cerimonia.-
Aiutò l’albina a salire le scale lentamente per evitare che inciampasse nel lungo vestito, salendo pian piano verso il tempio dove tutti erano in loro attesa.