http://www.touhouproject.it/forum/viewt ... f=14&t=241
Alcune avvertenze: se questa fict dovesse sembrarvi pesante, sappiate che LO E'. Scrivo a volte in modo pomposo, altre più scorrevole, altre volte ancora più diretto. Non sono certo uno scrittore collaudato, diciamo che adoro ciò che scrivo e COME lo scrivo. U_U
Questa è una fict pesantemente improntata sul fanon-rape, lo scoprirete leggendo già questo prologo. Non vuol dire che i vostri personaggi preferiti saranno completamente travisati, anzi: i loro caratteri rimangono, solo, cambiano le loro "relazioni sentimentali ideali", qualora ve ne fossero.
DISCLAIMER (aggiornato al 15/04/2010): Questa fict ha dei toni piuttosto forti e sarà abbastanza (coreo?)grafica nella rappresentazione della violenza. Ci sono riferimenti al sesso. Visto che ci siamo, considerati gli ultimi scontri in questo forum, vorrei ricordarvi che potreste leggere scene di nudità, come nel caso del prologo, ma nulla di pornografico. Se vi sentite scandalizzati dal leggerle, non proseguite.
In ogni caso, sappiate che i personaggi in questa storia hanno diversi anni in più rispetto a quanto dichiarato nella wikia di Touhou. Concretizzerò questa situazione
Avvertimento n°2 (29/05/2010): visto che qualcuno si è preso la briga di dirmelo, è meglio che precisi anch'io, ora che posso, con la storia ancora giovane - meglio tardi che mai! Questa fanfic sarà ambientata al 100% nell'universo del Touhou Project e seguirà la filosofia della serie quasi alla lettera. Non ci saranno grosse deviazioni in merito, solo qualche nuovo, sparuto personaggio che, però, non danneggerà il significato della storia. Chi lo sa se non saranno anche d'ispirazione per ZUN (XD).
Come ho già detto a più riprese, c'è un grandissimo messaggio dietro quella che vedete come una grande avventura ed è necessario - il compito di scrittore per me è questo - rendere al meglio il carattere di ciascuna protagonista per far sì che il messaggio arrivi chiaro e forte... ma anche spunti di riflessione. Aspiro a scrivere qualcosa di profondo e l'intero cast della serie si presta ottimamente a questo proposito. E' bello, dopo il gioco, scoprire una certa profondità ed una certa forza evolutiva nelle figure che prima divertono...
Si ringraziano marukyuu e The Lunarian per l'ottimo lavoro di betareading. =D
Il primo volume è finito, adesso ci dedicheremo allo svolgimento della storia. Da qui in poi andra sempre e solo peggio, vi avverto!
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CAPITOLO VII
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(parte I)
La testuggine verdognola strascicò la Diva Hakurei fino alla palizzata. Ansimava profondamente in debito d’ossigeno, le rughe erano tanto scavate da sembrare segni sulle ossa già sporgenti. Parve boccheggiare non tanto per la vecchiaia, quanto per il peso che portava sul suo guscio screziato. Povero Genji, pensò Aya, provando una stretta di compassione al cuore quando vide quegli occhi sofferenti. Cosa ti ha fatto?
Reimu indossava un kimono di un tessuto pregiatissimo, bianco sulle maniche e con un rosso steso sul resto di un corpo forzatamente piatto. La Reporter del Fantastico si sentì soffocare. Sapeva che le miko del tempio avevano pratiche religiose che le inducevano ad avere un certo tenore, come fasciarsi il seno con il lino. Nel caso di Reimu, però, quelle pratiche parevano più sigilli sulla sua femminilità.
Come prima cosa, Reimu concesse uno sguardo sul volto di Eirin. – Mi hai chiamato? – La sua voce grave fu come il tuono. – Stavo per andarmene.
– Lo so, Reimu – rispose l’altra. – Aya è tornata in forze ed è qui per poterti dire ciò che ha visto.
– Non ne ho più bisogno. La mia mente corre più veloce della vostra, ho già raccolto ciò che mi serve.
– Anche questo lo so, Reimu. Volevo solamente porti un nuovo indizio.
– So già tutto. Il racconto di Imamura è stato preciso fin nei minimi dettagli – disse, – anche quelli che non ha detto o che ha rifiutato. È un vero discolo quando ci si mette, fa il vocione grosso, ma alla fine è un bambinone che non capisce nulla.
La tengu reporter rimase stupita da quelle frasi. Quanto era cresciuto il potere di Reimu?
– Ma ti chiedo – continuò Eirin con una certa pazienza, – di prestarle un po’ d’attenzione comunque. Ha qualcosa che potrebbe tornarti utile, secondo me.
In quella, Reimu portò lo sguardo verso Aya e la tengu fu pervasa da un sentimento strano, attanagliante. Si sentì nuda, spogliata anche dei suoi vestiti e spiata nell’intimo, le difese del suo cuore e della sua mente oltrepassate da una forza invisibile ed intangibile. Provò la netta sensazione che quegli occhi – quegli occhi pieni d’odio e con un sedimento sporco di malinconia – stessero rovistando ogni singolo avvenimento della sua vita come lei faceva con le cartelle del suo archivio fotografico. Vedeva bene quei polpastrelli consultare scrupolosamente i fogli della sua anima, piegati in un angolo e sfogliati velocemente.
Quando sentì il peso di un dito fermarsi pesante su alcune parole, volle piangere.
– Se parli della macchina fotografica – commentò Reimu, tornando ad Eirin, – non credo mi possa tornare utile. Anzi, mi chiedo proprio cosa ci faccia lei qui –. La nuova divinità residente al tempio Hakurei incrociò le braccia e sorrise a mezza bocca. Sapeva già cosa aspettarsi nella prossima frase.
– Tu lo sai – spiegò Eirin, – che lei è stata recuperata da me ed era in fin di vita quando l’ho portata qui. Mi ha raccontato di aver visto chiaramente Youmu Konpaku consegnarle la sua spada…
– Ed ovviamente le hai detto ciò che pensavo.
– Sì, Reimu, è quello che ho fatto.
– E l’hai fatta venire qui comunque.
– Sì, Reimu.
– Perché sai che a me piace sentire quel che mi piace, anche se so che è sbagliato.
– Giustamente.
– Ottimo lavoro! – L’ex miko sorrise ampiamente, soddisfatta. – Sapevo che mi avresti capita al volo! Io e te siamo proprio una cosa sola! – Lo sguardo si fissò nuovamente sulla povera Aya. – Bene… prova dimmi qualcosa che io non so.
Aya era paralizzata dalla paura.
– Su, su, parla! Non credo ci sia nulla di male, no? Su, di’ qualcosa.
Che dire, adesso?
– Beh, ecco… io… io…
– Vuoi che ti aiuti? Non c’è problema. Tu eri vicina al Lago delle Nebbie con Hatate e stavate litigando.
– S-Sì, certo, ma…
– Stavate litigando – ripetè interrompendola, – riguardo un possibile scoop sul BunBunMaru.
– S-Sì, Reimu.
– Lady Hakurei, per favore.
– Sì… sì, lady Hakurei.
– Così va meglio. Ora, tu credevi di avere la foto dell’assassino, lei altrettanto. Vi siete scannate nel cielo e poi siede cadute a terra.
Come fa a sapere questi dettagli? Probabilmente glieli avrà raccontati Cirno.
– Io vedo tutto da qui, sai?
MA MI HA LETTO NEL PENSIERO?
Reimu continuò il suo interrogatorio. – Dopodiché, tu hai visto Youmu. Ti ha detto che mi vuole vedere nei pressi della scalinata dell’Hakugyokurou e di portare questa katana – e dicendo questo, estrasse l’arma da dietro la schiena. – Mi sbaglio?
– No, lady Hakurei.
– Non avevo dubbi. Adesso dimmi, in tutta onestà… secondo te può essere così?
– Beh… non credo, lady Hakurei.
– Ovvio che non sia così. – Reimu sorrise. – Così come tu non hai una foto del vero assassino.
– Il vero assassino…? – Qui Aya cedette.
– Sì, Aya, il vero assassino! – E qui Aya non poté fare a meno di pensare che la stesse schiacciando con la sua ovvia superiorità. – Ti pare che Youmu se ne esca con questi ammutinamenti! È come un samurai, difficilmente si ribellerebbe alla sua padrona.
– Forse avrà avuto qualche motivo per farlo. – La tengu si inserì nel discorso come meglio poteva. – Dopotutto potrebbe essere stata Yuyuko stessa ad ordinarglielo. Ricordi quando lei e Yukari causarono l’incidente del Saigyou Ayakashi?
Reimu lasciò cadere il discorso. Aya si ritenne offesa.
– Senti, lascia perdere tutto e da’ retta a me. Era così evidente che non si trattasse della vera Youmu. È sicuramente un falso. Quando tornerai nel tuo laboratorio a stampare il giornale, scoprirai che hai fatto la foto solamente alla finta Youmu. Hatate avrà avuto l’occasione di fotografare il volto del vero assassino, conoscendo il suo potere, ma sicuramente la foto sarà andata persa perché il telefonino si è rotto nella caduta ed è rotolato via. – La Potenza della Stirpe Hakurei alzò gli occhi, pensante. – E se non erro, è finito a 200 metri da lei.
– Duecento metri…? – Come fa a sapere tutto?
– Un’altra cosa – continuò Reimu. – In realtà non stavi completamente delirando. Per Cirno lo eri, è ovvio, ma sai quanto lei sia stupida. Eirin, poi, si è anche sbagliata nel dirtelo, ovviamente voleva solo spiegarti che la spada era già lì da prima che voi cadeste. Si vede che non avevi recepito tanto bene, vero Eirin?
– Sì, Reimu – annuì la Farmacista Lunare, paziente.
– E non è tutto. Quest’arma ha il potere di emanare la volontà di colui che la porta. È come se avesse registrato un suo messaggio all’interno della spada. Si è attivata non appena ti sei trovata lì vicino.
– Sì, ma questo significa che si parla di un essere preveggente! Sapeva che io sarei caduta lì! Mi ha chiamato per nome!
– Non credo sia una preveggente. Penso più ad una persona che ha visto la vostra battaglia, si è fatta un paio d’idee su dove potevate atterrare ed ha conficcato la spada nel punto preciso.
– Ne sei sicura, Reimu? – insinuò Eirin.
Reimu si voltò con un orgoglio espanso. – Assolutamente sicura. Gli altri sbagliano perché possono sbagliare, io sbaglio perché sono gli altri a farmi sbagliare. Io dico sempre ciò che è giusto, non è colpa mia se sono gli altri a farmi travisare.
Eirin continuò ad assecondarla. Nel mezzo di quella confusione mentale, tra la sensazione di sguardi pesanti e limitazione del pensiero, Aya vide che tra Reimu ed Eirin – e la mente andò quasi subito a Suika – ci sarebbe stato solamente un soliloquio a due voci, dove una parte confermava ciò che l’altra asseriva, il tutto preso per certo e senza possibilità di discutere.
– Bene – disse la Diva, – è ora di congedarsi. Ho perso anche troppo tempo e quella finta Youmu mi starà aspettando.
– Buon viaggio, Reimu –. Eirin si stava già inchinando per salutarla.
– Oh, non serve! Sarò di nuovo qui tra una ventina di minuti. Il tempo di spaccarle la faccia e farle capire chi comanda a Gensokyo.
– Lady Hakurei –. La voce di Aya fu sottile. – Non avete ancora un’idea del nemico, a mio avviso.
– Ah, può darsi. Ma che importa? Una volta risolto questo, basterà poi cercare il capoccia e tutto si risolve. Funziona sempre così, i nemici vengono sempre uno dietro l’altro. Che sia un pesciolino piccolo, poco importa, va abbattuto.
– Ma non sappiamo nemmeno chi sia in realtà! Sono tutte supposizioni!
– E allora? – Reimu si girò verso Aya come un cane bastonato. – L’importante è far capire chi comanda. Io sono stata chiamata in causa, Hieda no Akyuu o meno. Questa tizia entra nel mio mondo e mi costringe a combattere con lei; le farò capire che è meglio non discutere la mia autorità.
Aya scosse la testa, shockata dalla frase. – Stai dicendo che stai andando solo perché sei stata convocata? – Non si accorse che aveva ripreso a darle del tu. – Non t’importa della morte della Storia di Gensokyo? Non ha senso! Non ha senso!
Reimu s’incupì nello sguardo e si voltò con tutto il suo corpo, dando le spalle ad Eirin.
– Ti dico io cosa non ha senso, Aya: la vita degli esseri umani e di gran parte degli youkai di questo posto. Loro fanno proprio il verbo “ricominciare” e ne abusano. Ognuno ha una storia, una ed unica, che vuole essere per forza convincente per gli altri. Non appena cominciano od arrivano a metà di questo discorso si rendono conto degli errori commessi. Incolpano la penna, incolpano le increspature del foglio, incolpano le lettere scritte di fretta, incolpano addirittura lo stile, se mai ce ne fosse uno o se hanno il vezzo di volerne addurre uno come scusa.
“Così anelano il giorno in cui questi errori verranno cancellati dalla loro storia e nel frattempo la nascondono, cominciandone un’altra. E falliscono ancora, perché in tutto questo non tengono in considerazione quel piccolo dettaglio: non è la penna che sbaglia, non è il foglio ad essere increspato, non è la lettera ad essere venuta male. Non è nemmeno il fantomatico stile né la fretta. È la mano a commettere gli errori. E se questa scrive della propria vita, per quanto nuova, non potrà far altro che sbagliare.
Gelo.
– Io esisto per correggere questi errori – proseguì. – Faccio ciò che Shikieiki dovrebbe fare se avesse un potere come il mio. Lei giudica solamente i morti come “bianchi” o “neri” e dà loro la giusta punizione nell’oltrevita. Io sono l’unica che agisce subito! Io giudico e correggo ciò che c’è di sbagliato, ristabilisco l’equilibrio! Io conosco l’ordine di Gensokyo, perché io sono l’Ordine. Non importa come è cominciato, tutto tornerà come prima!
Gelo, ancora più forte. Aya ed Eirin la guardarono, sconclusionate, finché la prima non trovò il coraggio di parlare. – Lady Hakurei – disse, o meglio tentò di dire qualcosa, ma la bocca dovette continuare, come su una rotaia, con un: – siete solo Voi, una ed una sola.
– Esattamente, e non mi curo di te –. L’Ordine si voltò. – Ed ora scusatemi, ma ho una certa urgenza che voi avete ritardato.
Piano piano, Genji si sollevò da terra, fluttuando ad una distanza che fu subito grande. L’ombra massiccia della testuggine coprì Eirin ed Aya. L’aria vorticava dalle pinne dell’animale fantastico, portando fresco nell’aria circostante.
– Quanto a te, Aya, puoi anche andartene – riprese Reimu, dall’alto, – e ricordati del tuo errore con Rinnosuke.
Detto questo, la testuggine volò via placidamente come acqua di fiume. La cupola ebbe un fremito lucido di azzurro ed aprì un varco. Reimu vi passò dentro e sparì non appena il buco si richiuse.
Aya cadde sulle sue ginocchia e pianse.